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BIBLIOGRAFIA |
Dopo aver frequentato le scuole presso il convento dei Gesuiti a S.Lucia, si
dedicò dapprima agli studi filosofici, poi a quelli giuridici, laureandosi
nel 1692 in utroque iure.
Appena sedicenne diede vita, nella sua casa, a periodiche riunioni cui
partecipavano, insieme ai fratelli - Emilio (che entrerà novizio dai Gesuiti),
Eraclito e Gabriele (matematici) e alle sorelle Maddalena e Teresa - gli amici
di una lunga consuetudine, come Giovanni e Vittorio Stancari, Francesco Maria
Zanotti, Matteo Bazzani, Pier Jacopo Martelli ed altri che presto seguirono,
tra i quali Giovan Battista Morgagni. Da questi incontri, nei quali si
discuteva di filosofia e di problemi matematici, di letteratura e di storia,
nacque un'accademia che, dal motto virgiliano "Mens Agitat" fu detta degli
"Inquieti". L'accademia, che ebbe per impresa la terra, circondata dal sole, la
luna e le stelle, avvolta da un serpente che si addenta la coda come simbolo
dell'eterno divenire, sarà in seguito assorbita dall'Istituto marsiliano
delle Scienze.
Eustachio, intanto, si dedicava alle discipline che più sentiva affini ai suoi
interessi: matematica e idraulica, dove ebbe come maestro Domenico Guglielmini,
geometria e sopratutto astronomia.
Alle stesse discipline si applicarono, anch'essi con risulati eccellenti, i
fratelli Eraclito e Gabriele: il primo - oltre che medico - fu lettore di
geometria, il secondo tenne la cattedra di matematica, e tutti, comprese le due
sorelle, parteciparono, con vari apporti, alle ricerche ed agli scritti di
Eustachio.
L'incontro con Luigi Ferdinando Marsili, uomo di studi eminentemente
scientifici,
e quello con l'Arcadia - nella sua emanazione bolognese della Colonia Renia -
rappresentano due momenti importanti, sia pure per motivi e con valenze ben
diversi, nella vita del Manfredi.
Al rapporto con il Marsili si deve un più deciso e approfondito impegno nelle
ricerche scientifiche, specie in campo astronomico; l'ingresso in Arcadia, con
lo pseudonimo di Aci Delpusiano, determinò l'abbandono degli stilemi poetici
del barocchetto e l'adesione ai canoni poetici propugnati dagli Arcadi.
Nel frattempo Manfredi nel 1699 fu nominato lettore di matematica,
nel 1704 ricevette l'incarico di Sopraintendente alle acque del territorio
bolognese (incarico che alla sua morte fu affidato al fratello Gabriele) e,
sempre in quell'anno, ottenne la carica di Prorettore del Collegio Montalto;
continuava inoltre lo studio dell'astronomia, iniziato insieme a Vittorio
Stancari eseguendo osservazioni dalla Specola di casa Marsili, che lo
studioso già comandante delle armate imperiali aveva attrezzato con i
più
moderni strumenti fatti venire anche da Londra, Parigi e dalla Germania.
Nel 1711 Eustachio fu nominato dal Senato astronomo dell'appena fondato Istituto
Marsiliano delle scienze e l'anno seguente su suo progetto ebbe inizio la
costruzione della Torre che avrebbe ospitato l'Osservatorio astronomico, oggi
sede del Dipartimento di Astronomia.
Pur impegnato in questi molteplici uffici il Manfredi non tralasciava
l'attività poetica: ne sono testimonianza non solo i numerosi
componimenti d'occasione per monacazioni, gonfalonierati e lauree, ma soprattutto quelle
liriche più intimamente ispirate, anche se legate ad avvenimenti esterni, come
la canzone Donna negli occhi vostri scritta per la monacazione di Giulia
Caterina Vandi da lui amata.
Nella Torre della Specola egli poté effettuare, con un semicerchio murale di
quattro piedi di raggio, le osservazioni giornaliere delle posizioni di stelle
lucide in varie latitudini eclitticali, giungendo alla delineazione esatta
dell'apparente orbita ellittica; giunse purtroppo alla pubblicazione del suo
De annuis inerrantium stellarum aberrationibus nello stesso anno 1729 in cui
l'inglese Bradley dava la corretta spiegazione del fenomeno. Manfredi
dubitò
sempre di tale spiegazione, così come ritenne non verificate le ipotesi della
velocità finita della luce e del moto di rivoluzione della Terra.
Iniziò nel 1715 la serie delle Effemeridi bolognesi che furono continuate, dai
suoi successori, fino al 1844; osservò assiduamente tutti i fenomeni celesti,
quali ecclissi, occultazioni, transiti dei pianeti inferiori sul disco solare,
comete. Curò inoltre la pubblicazione dell'opera postuma dell'amico fraterno
Stancari (Schedae Mathematicae et observationes astronomicae. Bologna, 1713) e
di Francesco Bianchini (Astronomicae ac geographicae observationes.
Verona, 1737).
La profondità e la vastità della sua produzione gli procurarono il lusinghiero
riconoscimento della nomina a membro della Reale Accademia delle Scienze di
Parigi nel 1726 e della Royal Society di Londra nel 1729; inoltre già dal 1702
era stato aggregato all'Accademia della Crusca.