28. Cannocchiale da 10,5 piedi di G. Campani
Roma, c. 1700
Giuseppe Campani (Spoleto 1636 - Roma 1715)
tubo allungabile in legno ricoperto di carta stampata e di pelle [Inv. MdS-82] lunghezza da 435 a 474 cm, diametro 9,5 cm
lente obiettivo [Inv. MdS-27]: lunghezza focale 410 cm, diametro 7,5 cm
oculare raddizzatore [Inv. MdS-35]: diametro 4,7

Si trova citato nell'Instrumentum donationis del 1712 come: "Telescopium optimae notae, perspicillis duobus convexis, tubo e bractea ferrea, pedum Bonon. X & semis, a Campano elaboratum. Est illi Tubus alter chartaceus productilis, vagina coriacea custoditus. In hoc tria ocularia perspicilla, loculamentis suis inserta, asservantur, quae eidem Telescopii objectivo conveniunt, & terrestribus Corporibus inspiciendis inserviunt." Mancano il tubo di latta, le tre lenti oculari ed il montaggio dell'obiettivo, restando sul tubo allungabile solo un anello di legno filettato, che doveva ricevere il montaggio dell'obiettivo stesso. Manca altresì un montaggio più tardo consistente in un tubo quadro di legno [scheda 31].
La lente obiettiva superstite è in vetro leggermente giallo-verdastro, con rare bolle, bordo molato, diametro 7,5 cm, spessore al bordo 0,4 cm, focale 410 cm, pari a 10,7 piedi bolognesi. Porta la scritta Giuseppe Campani in Roma.
Rimane anche il tubo di cartone (privo di lenti) di un oculare raddrizzatore a tre lenti, detto, dal nome dell'artefice, Campanina (vedi Daumas, op. cit.). Questo tipo di treno raddrizzatore, pur essendo formato di lenti tutte dello stesso vetro, per la particolare scelta delle loro focali, agiva senza peggiorare il cromatismo dell'immagine direttamente formata dall'obiettivo. Parte della fama di Campani fu dovuta all'invenzione di questo sistema ottico: all'oculare di Huygens, composto da due lenti convergenti piano-convesse, era associato il sistema d'inversione dell'immagine ideato da Campani, costituito da due lenti convergenti di uguale distanza focale.
Il tubo, allungabile a sei tiraggi, è lungo, chiuso, 134 cm, ha il diametro esterno di 9,5 cm ed è rivestito di pelle nera con ornamenti dorati. I tubi interni sono costituiti di un sottile foglio di legno, rivestito all'esterno di carta stampata con ornamenti geometrici colorati in azzurro e all'interno di carta di recupero già usata per scrivere. Una volta aperto e portato sui segni che mostrano l'introduzione dei vari cannelli, può essere regolato da 435 cm a 474 cm, incluso il cannello oculare. Quest'ultimo è lungo 41,7 cm e manca dell'anello cui applicare l'occhio. Il suo diametro è 4,8 cm ed è formato da quattro parti avvitate tra loro, tali da permettere l'inserzione di tre lenti di diametri, rispettivamente, 3,9, 4,3 e 3,8 cm, poste a 11,7, 23,5 e 40,3 cm dall'occhio.
Il cannocchiale fu usato fin dal 1702 con il tubo di latta, come attesta una lettera di Manfredi al generale Marsili, in data 4 luglio di quell'anno. E' menzionato, inoltre, in una precedente lettera di Manfredi a Marsili, in data 10 gennaio 1702, tra gli strumenti consegnati a Manfredi dal fratello del generale, conte Filippo. Il tubo allungabile appare molto usato, quindi il cannocchiale deve risalire ad una data notevolmente anteriore a quest'ultima, sebbene Ceschi, nell'inventario del 1843, indichi la data 1700 per l'obiettivo.
Risulta dalle Schedae Mathematicae di Vittorio Francesco Stancari (Bologna 1713, p. 87) che il cannocchiale fu usato per la prima volta da Manfredi e Stancari il 4 gennaio 1702.

E' stato restaurato nel 1993 da N. Scianna (Forlì)

E. Baiada, A. Braccesi (1983), p. 84.
M. Daumas (1953), p. 88.
M.L. Righini Bonelli (1981).