50. Specchio a tasselli di G. Horn-d'Arturo
Bologna, 1935-1952
Guido Horn-d'Arturo (Trieste 1879 - Bologna 1967)
61 specchi esagonali in vetro alluminato
diametro del cerchio inscritto all'esagono 19,8 cm
lunghezza focale 1041 cm, diametro totale 180 cm
[Inv. MdS-148]

La difficoltà di costruire specchi di grandi dimensioni consiste essenzialmente nel fatto che lo spessore dello specchio deve esse-re proporzionato al diametro. Infatti, se il disco è troppo sottile, il vetro si flette e non conserva la figura conferitagli dalla levigazione. Questo era un ostacolo insuperabile negli anni in cui fu concepito lo specchio a tasselli, mentre l'attuale tecnologia consente la realizzazione di specchi di oltre 4 metri di diametro, monolitici.
Da qui l'idea di Horn-d'Arturo - direttore dell'Osservatorio Astronomico Universitario di Bologna dal 1920 al 1954, con brevi interruzioni - di costruire uno specchio composto da piccoli specchi esagonali con i fuochi convergenti nello stesso piano focale, in modo da ottenere un'immagine stellare integrale sommando i contributi di ciascuno specchio. Il potere risolutivo di uno specchio esagonale piccolo è minore di quello di uno specchio unico di diametro uguale alla larghezza totale dello specchio composito, ma è anche vero che nella fotografia astronomica, così come nella fotometria fotoelettrica e in spettroscopia, ciò che determina la bontà dell'osservazione non è il diametro dello specchio bensì l'immagine di "seeing", ossia le dimensioni di una immagine stellare alterata dalla turbolenza atmosferica.

Lo specchio è composto da 61 tasselli esagonali, di diametro totale 180 cm e costituisce l'obiettivo del telescopio zenitale collocato al primo piano della torre della Specola; giaceva orizzontalmente a 50 cm dal pavimento e riceveva luce da un'apertura circolare, praticata nel pavimento della terrazza posta al penultimo piano, sotto alla cupola in cui si trovava il circolo meridiano di Ertel & Sohn [scheda 22]. Per ovviare alla immobilità dello specchio si utilizzava un portalastre mobile, in grado di seguire il percorso di un astro durante il passaggio zenitale. Quando il seeing era buono, con pose di poco meno di sette minuti si raggiungeva la diciottesima magnitudine, utilizzando i materiali fotografici dell'epoca, generalmente lastre Cappelli ultrasensibili, prodotte dalla ditta Ferrania in dimensioni 9x12 e 9x24 cm.
La costruzione dello strumento avvenne lentamente e in stadi successivi. Dai 10 piccoli tasselli trapezoidali del 1935, forniti dalla Filotecnica Salmoiraghi e aventi una superficie riflettente di poco più di 10 decimetri quadrati, si passò ai 19 tasselli esagonali, lavorati dal tecnico della Specola Aldo Galazzi, con una superficie riflettente di circa 4 decimetri quadrati. Questo prototipo, che venne montato nel 1950 al centro dell'attuale "Sala della torretta", utilizzando per l'osservazione l'apertura zenitale già esistente nella volta, aveva un'area approssimativamente circolare di un metro di diametro.
Nel 1952 si giunse, infine al compimento dello strumento con 61 tasselli.
I tasselli hanno una supeficie levigata con curvatura sferica, di raggio - uguale per tutti - pari a 20,82 m e una distanza focale di 10,41 m e sono posti su di una lastra di marmo che funge indirettamente da sostegno ed è traforata nei punti ove passano i tre pioli a vite, su cui posa ciascun tassello. Il congegno portavite, munito di slitte per gli spostamenti laterali, è solidale col marmo e, agendo dal piccolo locale sottostante allo specchio, si può determinare a piacere qualsivoglia piccolo spostamento dei pioli e con essi dei tasselli, sia lateralmente, sia verticalmente.
L'apertura è stata chiusa negli anni '80 e negli stessi anni è stato distrutto il piano di marmo che reggeva il prototipo dello strumento.
Alla fine degli anni '80 sono stati recuperati tutti gli specchi, rialluminati, montati nella loro vecchia sede e ricoperti con un piano di cristallo. Le oltre diecimila lastre, ottenute con questo telescopio, sono state imballate in apposite casse e riposte nel vano, sottostante allo specchio, che veniva utilizzato per effettuare la regolazione degli specchi.

R. Berry (1988), pp. 42-47.
G. Horn-d'Arturo (1932-1955).
L. Jacchia (1978), pp. 100-102.