Il nome completo di questo strumento, che serviva a misurare l'ora, è
orologio solare equinoziale universale.
E' costituito da un anello esterno - detto "del meridiano" - che porta una
sospensione circolare per regolarlo sulla latitudine del luogo, da un anello
interno - detto "delle ore" - imperniato, nella posizione delle 12 ore, ad
angolo retto col primo e diviso in 24 ore, e da una barra centrale,
incernierata sull'anello esterno. La barra presenta una fessura con una scala
di declinazione, i mesi incisi su un lato e i segni dello zodiaco sull'altro.
Ruotando opportunamente lo strumento, un raggio luminoso, proiettato
attraverso il piccolo foro presente sul cursore che si trova nella fessura
della barra - organo che va regolato a seconda dell'altezza del Sole
sull'equatore, che varia di mese in mese - viene a cadere sulla scala delle
ore, indicando così l'ora locale.
I modelli più grandi di questi anelli potevano indicare l'ora con la
precisione del minuto e furono per lungo tempo l'unico mezzo per controllare
il funzionamento di un orologio, senza far ricorso ad un osservatorio
astronomico.
Il nome di Nicolas Bion, Ingegnere del Re per gli strumenti matematici, è tra
i più noti dei suoi tempi, anche se non fu autore di alcuna innovazione
tecnica importante - come ricorda Daumas (op. cit.) - e di lui restano pochi
oggetti. Possiedeva, tuttavia, un mestiere molto accurato e, soprattutto,
eccellenti tecniche esecutive. Pubblicò alcune opere di descrizione e uso di
vari strumenti astronomici e matematici, molto diffuse alla sua epoca e
ripetutamente rieditate dai figli alla sua morte.
Nel Traité de la construction et des principaux usages des instrumens de
mathématique del 1709, Bion riporta l'illustrazione e descrive accuratamente
la costruzione e l'uso di quello che lui chiama Anneau ou Cadran Astronomique
universel, strumento identico a quello in nostro possesso (op. cit.).
J.A. Bennett (1987), p. 80.
N. Bion (1709), p. 377 e tavola 32 della IV edizione.
M. Daumas (1953), p.109.
F. Farinelli: (1979), p. 190.
A.J. Turner ed. (1990), pp. 105, 121, 139.
G. L'E. Turner (1991), p. 130.