93. Sismografo
Bologna, 1873
autore sconosciuto
legno e ottone con bussola e contatti elettrici
diametro della base 16,5 cm, altezza 26 cm
[Inv. MdS-177]

L'inventario redatto nel 1873 da Alessandro Palagi riporta al n. 65 un Meteorografo automato-elettrico e al n. 66 un Sismografo automato-elettrico, annotando che "Trovansi in costruzione". L'inventario successivo, redatto nel 1907, ricorda ancora questi strumenti (ai numeri 46 e 47), ma li dichiara entrambi inservibili.
Lo strumento in esame si può, quasi sicuramente, collegare al suddetto Sismografo automato-elettrico.
Da alcuni anni, infatti, alle osservazioni meteorologiche che venivano condotte nella Specola si affiancavano osservazioni sismiche, anche se condotte con minore regolarità e con semplici strumenti, come sismoscopi, di cui si crede di ritrovare traccia nella parte rimastaci di un altro strumento, non segnalato negli inventari, costituito da un semplice piccolo catino forato al centro e retto da una specie di tripode su base di legno, anch'essa forata al centro. I fori potevano servire per far passare un filo in grado di chiudere un circuito elettrico toccando il bordo del catino al sopraggiungere di onde sismiche [Inv. MdS-187].
La presenza di un sismografo in costruzione nel 1873 può in qualche modo essere collegata alla figura del conte bolognese Antonio Galeazzo Malvasia (1819-1884). Questi (come ricorda D. Mariotti in G. Ferrari op. cit.), proprio nel 1872-73 e proprio nel suo palazzo sito nella stessa strada della Specola, aveva impiantato un osservatorio sismico, istituendo anche una rete locale di informatori e raccogliendo notizie relative a terremoti nelle antiche effemeridi e gazzette bolognesi. Non è escluso, quindi, che l'astronomo addetto alle osservazioni meteorologiche fosse in contatto con Malvasia, anche se non ne è rimasta traccia nelle carte d'archivio.
Dello strumento rimane solo l'apparato sensore, costituito da quattro pesi, sostenuti da cavalierini, in grado di chiudere un contatto elettrico alla presenza di una scossa nella direzione di oscillazione. Una bussola posta al centro dello strumento permetteva di orientarlo onde poter rivelare la direzione della scossa registrata. E' andato completamente perso, invece, l'apparato registratore.

D. Mariotti (1991), p. 98.
G. Ferrari (1991).