8 - Nicolò Copernico in Italia e a Bologna.

Nicolò Copernico (1473-1543), fortemente influenzato dallo zio materno, vescovo di Varmia, nell'autunno del 1496 si mise in viaggio per proseguire in Italia gli studi superiori iniziati all'Università di Cracovia. La decisione di studiare Diritto canonico, per seguire le orme dello zio e riuscire ad ottenere quel canonicato che gli avrebbe permesso la tranquillità economica, gli impose la scelta di recarsi presso uno dei più famosi centri di studi legali dell'epoca, l'Università di Bologna, dove lo zio aveva studiato e insegnato Diritto per due anni. Il 6 gennaio 1497 Copernico si iscrisse, quindi, alla matricola del collegio di nazionalità tedesca, pagando nove grossetti: "...Dominus Nicolaus Kopperlingk de Thorn grossetos novem", si legge nei registri degli Annales Clarissimae Nationis Germanorum.

L'ambiente culturale astronomico italiano e bolognese della fine del XV secolo riveste, quindi, particolare interesse per il lungo soggiorno effettuato da Copernico proprio in quegli anni. Naturalmente questo è sempre stato considerato un evento di particolare importanza e ha attratto l'attenzione degli studiosi, i quali, in generale, sono concordi nell'affermare che, dopo i lavori di Marsilio Ficino, di Pico della Mirandola e di altri umanisti loro contemporanei, un qualche tipo di eliocentrismo, anche se filosofico e teologico più che geometrico, era assai diffuso nell'ambiente dotto italiano. Non sono invece concordi nel valutare le possibili influenze di questo su Copernico, più che altro perché egli avrebbe potuto già venire a contatto con idee relativamente analoghe durante il suo soggiorno a Cracovia, a causa della diffusione del pensiero di Nicolò Cusano nell'Europa centrale (42).

Sarebbe naturalmente importante possedere più notizie attorno al ferrarese Domenico Maria Novara (1454-1504), che lesse Astronomia a Bologna dal 1483 al 1504 e con il quale Copernico fu strettamente associato durante il suo soggiorno bolognese dal 1496 al 1500 (43), ma la documentazione che possediamo circa Novara è così scarsa che la sua personalità scientifica resta largamente sconosciuta (44). Secondo Kuhn (45) sarebbero esistiti stretti legami fra Domenico Maria Novara ed i neoplatonici fiorentini, che, fra l'altro, tradussero Proclo ed altri autori della sua scuola. Le critiche di Novara al sistema tolemaico avrebbero quindi origine da argomentazioni neoplatoniche e, in particolare, dalla considerazione che un meccanismo così pesante e complesso non potesse essere l'effettiva spiegazione dell'ordine osservato nella natura. Anche se le questioni cosmologiche avessero lasciato indifferente Copernico, le critiche si sommano, comunque, a difficoltà più tecniche accumulatesi nel sistema ed evidenziate anche dagli studi sulla riforma del calendario: l'ordine effettivo dei pianeti, l'esistenza della trepidazione, la variazione di luminosità dei pianeti e soprattutto della Luna. Copernico non è l'unico a conoscenza di questi problemi, né è l'unico che tenta di trovare una soluzione. Ricordiamo il ferrarese Celio Calcagnini (1479-1541) - autore nel 1541 dell'opera Quod Coelum stet et Terra moveatur, in cui sostiene il moto di rotazione della Terra - il veronese Girolamo Fracastoro (c.1478-1553) - che nella sua Homocentricorum sive de stellis liber unus del 1538 tenta di riprendere il sistema delle sfere omocentriche di Eudosso (IV sec. a.C.) - e il cosentino Giovan Battista Amico (1512-1538), un autore, quest'ultimo, cresciuto nel clima culturale padovano, che pure deve avere avuto qualche influsso sul pensiero di Copernico (46).

Conoscere l'evoluzione del pensiero dell'astronomo di Torun sarebbe, quindi, prezioso per la storia del pensiero umano, ma, purtroppo, le notizie dirette sulla genesi della rivoluzione copernicana sono praticamente inesistenti e, quindi, la possibile rilevanza dei diversi elementi è oggetto di congetture. Vari autori mettono l'accento sui problemi irrisolti del modello precedente, sugli spunti eliocentrici già presenti nei classici, sul contrasto tra gli astronomi "philosophi", legati all'universo aristotelico e gli astronomi "mathematici", che nel calcolo di tavole ed effemeridi usavano il modello tolemaico. La diffusione del copernicanesimo è una storia altrettanto interessante ed altrettanto mal documentata, a Bologna come nel resto d'Europa. Il libro di Copernico è un testo molto tecnico, utilizzabile solo da specialisti e, almeno parzialmente, anche senza condividerne l'idea di fondo, così che l'utilizzo di tecniche di calcolo copernicane o il loro insegnamento non necessariamente implicavano convinzioni eliocentriche. Ma la vicenda esce dalla cerchia ristretta degli astronomi professionisti e le sue idee vengono appoggiate o contestate, in funzione di una quantità di interessi diversi. Valga per tutti l'esempio di Giordano Bruno (1548-1600). Del resto non mancavano obiezioni serie al sistema copernicano, anche da un punto di vista moderno, risolte solo con la sostituzione della fisica galileiana a quella aristotelica.

Ritornando al soggiorno bolognese di Copernico, questi abitò, come ospite pagante, nella casa di Novara - posta probabilmente in via San Giuseppe, a metà di via Galliera - passando ben presto dalla posizione di allievo a quella di assistente e aiutante nelle osservazioni. Oltre alla tecnica osservativa in cui Novara era particolarmente esperto, Copernico assorbì quasi sicuramente anche alcuni aspetti del pensiero del maestro-amico, riportandone uno stimolo a porre in discussione l'autorità, anche quella del grande Tolomeo. L'astronomo alessandrino era ampiamente criticato da Novara riguardo proprio ad un presunto spostamento dell'asse di rotazione terrestre, che Novara stesso aveva introdotto per giustificare le differenze delle latitudini di alcune città mediterranee misurate a quei tempi, rispetto a quelle riportate da Tolomeo. Questo attacco di Novara alla assoluta immobilità della Terra dovette lasciare un segno in Copernico, stimolandolo ad un approfondimento delle dottrine tolemaiche e degli studi scientifici degli antichi greci, gran parte dei quali all'epoca non ancora tradotti; si dedicò, quindi, allo studio dei classici, sotto la guida del locale insegnante di greco, Antonio Urceo Codro (1446-1500), per conto del quale tradusse alcune epistole, poi pubblicate a Cracovia. Non si può escludere che sia capitato a Copernico, durante questi studi greci, di tradurre l'Arenario di Archimede (287-212 a.C.), opera in cui viene descritta l'idea di un sistema eliocentrico del mondo avanzata da Aristarco di Samo (310?-250? a.C.) nel III secolo a.C.. Nel contempo egli proseguiva i suoi studi astronomici assieme a Novara, la cui fama di buon osservatore (47) è sostanziata dalla testimonianza dello stesso Copernico, il quale, parlando nel De revolutionibus orbium coelestium del problema della parallasse lunare, riporta le osservazioni effettuate a Bologna assieme a Novara di una occultazione lunare di Aldebaran del 9 marzo 1497 e di una congiunzione di Saturno con la Luna del 4 marzo 1500 (48). Il problema della parallasse lunare può d'altra parte essere ritenuto di fondamentale importanza nel ricostruire l'itinerario che doveva portare Copernico alla sua riscrittura dell'astronomia degli antichi.

E' noto che gli artifizi usati da Tolomeo per descrivere le irregolarità del movimento della Luna implicavano una variazione grandissima della sua distanza dalla Terra. Alle quadrature (cioè durante i quarti di Luna) tale distanza avrebbe dovuto infatti ridursi a metà, rispetto a quella alla quale la Luna si trova quando è nuova o piena. Questo fatto avrebbe implicato una corrispondente variazione del diametro apparente dell'astro, cosa che non avviene, come era già noto agli antichi, e che era stata nuovamente sottolineata da Regiomontano (recte Johann Müller, 1436-1475) in un suo scritto uscito nel 1496 (49). Non è quindi da escludere che sia Copernico che Novara cercassero, in una misura diretta della parallasse lunare, degli elementi per risolvere il problema. Che Novara fosse interessato al problema del moto lunare risulta d'altra parte dalla sua epigrafe, nella quale era scritto di lui "qui variam norat Lunam Phoebique meatus" (50). Parole stranamente assonanti con quelle usate nel 1509 da Lorenzo Corvino, professore di Cracovia e cancelliere municipale di Torun, nell'elogio da lui premesso ad una traduzione dal greco di liriche di Teofilatto Simocatta, storico bizantino del VII secolo, che costituisce la prima opera a stampa di Copernico e che suonano "Qui celerem lunae cursum alternosque meatus / Fratris: cum profugis tractat et astra glebis / Mirandum omnipotentis opus: rerumque latentes / causas: scit miris querere principijs." (51). E' noto che Copernico risolse il problema riorganizzando in modo diverso la macchina che Tolomeo aveva inventato, in un certo senso anticipando nel metodo ciò che più tardi fece per la macchina dei pianeti.

Forse sarebbe troppo supporre che le osservazioni bolognesi del 1497 fossero direttamente rivolte alla verifica della teoria copernicana della Luna, così come esposta nel De Revolutionibus o nel Commentariolus (breve manoscritto che riporta la prima stesura delle idee copernicane), dove pure viene dato ad essa il giusto rilievo, ma certo le osservazioni bolognesi mostrano che già a quei tempi il problema del moto della Luna preoccupava Copernico. Questi si trattenne a Bologna solo quattro anni e, terminati gli studi il 6 settembre del 1500, si recò a Roma in occasione dell'anno giubilare proclamato da papa Alessandro VI (1421-1503). Altri tre anni si trattenne in Italia Copernico, studiando medicina a Padova e conseguendo finalmente il dottorato in diritto canonico a Ferrara nel 1503, prima di tornare presso lo zio vescovo in Polonia ad attendere al suo canonicato di Varnia, ottenuto il 20 ottobre 1497, e ai suoi studi astronomici, sicuramente portando con sé la ricca esperienza scientifica e umanistica che aveva vissuto nel nostro paese.


 
  1. - E. Garin: 1975, Copernico ed il pensiero del rinascimento italiano, Acc. Naz. Lincei, Quaderno 216, p. 13.
  2. - L. Sighinolfi: 1920, Domenico Maria Novara e Niccolò Copernico allo studio di Bologna, in Studi e Memorie per la Storia dell'Università di Bologna, 5, p. 232.
  3. - C.Colavita: 1994, Domenico Maria Novara: I "Pronostici" e le influenze su Nicolò Copernico, tesi di laurea in astronomia, A.A. 1993/94, Università di Bologna (contiene i Pronostici di D.M.Novara).
    F.Bònoli, C.Colavita, C.Mataix: 1995, L'ambiente culturale bolognese del Quattrocento attraverso Domenico Maria Novara e la sua influenza in Copernico, in Atti del Convegno Gli Osservatori Astronomici a le Istituzioni Astronomiche in Italia, Società Astronomica Italiana, in stampa.
    E. Rosen: 1965, Copernicus and his relation to italian science, Acc. Naz. Lincei, Quaderno 216, p. 27.
  4. - C.Mataix:1995, Copernico, entre el Racionalismo y el Hermetismo, in Atti del Convegno Gli Osservatori Astronomici a le Istituzioni Astronomiche in Italia, Società Astronomica Italiana, in stampa.
    Th.S. Kuhn: 1972, La rivoluzione copernicana, Einaudi.
  5. - M. di Bono: 1990, Le sfere omocentriche di Giovan Battista Amico nell'astronomia del Cinquecento, Genova.
  6. - B. Baldi: 1707, Cronica de matematici, Urbino, p.101.
  7. - N. Copernicus: 1543, De revolutionibus orbium coelestium, IV, cap. 27.
  8. - B. Bilinski: 1975, Alcune considerazioni su Niccolò Copernico e Domenico Maria Novara, Acc. Polacca Scienze, Biblioteca e centro studi di Roma, Conferenze, 67.
  9. - L. Sighinolfi: op. cit., p.215.
    "colui che indagava la mobile Luna e il moto di Febo [Sole]"
  10. - Simocatta Teofilatto: 1509, Theophilacti scolastici Simocati epistole morales: rurales et amatorie interpretatione latina, Cracovia.
    "Colui che indaga il veloce corso della Luna e gli alterni moti del fratello [Sole] e gli astri con le terre fuggitive sa trovare con mirabili principi l'opera meravigliosa di Dio e le cause nascoste delle cose."