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Il battito delle Cefeidi
Claudio Elidoro

Poiché i dati indicano che una Cefeide pulsa ritmicamente, proviamo a ragionare su questa oscillazione periodica partendo dalla formulazione delle oscillazioni di un pendolo, dunque dalla relazione

            P = 2p Ö l/g

Ovviamente sarà ora necessario sostituire alla lunghezza l del pendolo il raggio R della stella e all'accelerazione di gravità g l'accelerazione di gravità della stella che, indicando con M la sua massa e con G la costante di gravitazione universale, sarà GM / R2.

Otteniamo in tal modo

            P = 2p Ö R3/GM e dunque P µ R3/2.

Poiché la luminosità L di una stella – oltre a dipendere ovviamente dalla temperatura (legge di Stefan-Boltzmann) – dipende anche dalla sua superficie ed è dunque proporzionale a R2, possiamo scrivere che P µ L3/4.

Ma noi sappiamo anche che L µ 2,5–m, in cui m è la magnitudine e il segno negativo deriva dalla scala scelta per misurare le magnitudini stellari. Questo comporta che

            P µ 2,5–(3/4)m

e dunque, introducendo due costanti k1 e k2 per non impantanarci nei conti (vista anche la natura qualitativa del ragionamento che stiamo seguendo), possiamo scrivere che

            log10 P = – k1 · m + k2.

Da questa, tenendo conto del legame tra m e Mv e della necessaria calibrazione per mettere in linea la scala della distanza, possiamo giungere alla tipica relazione P-L delle Cefeidi, vale a dire

            Mv = – a · log10 Pb.

Proviamo ora, giusto per vedere la relazione P-L all'opera, a calcolare la distanza di ζ Geminorum (per gli arabi Mekbuda, la zampa del leone), una stella appartenente al gruppo delle Cefeidi classiche. Le osservazioni della sua luminosità, alla portata anche di osservazioni amatoriali, ci indicano che in un periodo di 10,15 giorni la magnitudine oscilla tra un massimo di 3,62 e un minimo di 4,18. Questo comporta che la sua magnitudine media apparente mv valga 3,90.

Applicando la relazione P-L a questa Cefeide (utilizziamo i parametri suggeriti da Michael Feast e Robin Catchpole, mnras, 1997), otteniamo che:

            Mv = – 2,81 log10 (10,15) – 1,43 = – 4,26.

Tenendo presente che la relazione che lega tra loro magnitudine apparente (m) e magnitudine assoluta (M) al variare della distanza (d) espressa in parsec – si veda a tal proposito la «Spigolatura» pubblicata nel giugno 2003 – è data da

            Mv = mv + 5 – 5 log10 (d),

possiamo ottenere l'espressione della distanza come

            d = 10 (mvMv + 5)/5.

Facendo dunque i conti, otteniamo che

            d = 10 (3,90 + 4,26 + 5)/5 = 102,63 = 426 pc.

La consultazione online della banca dati astronomici Simbad ci permette di recuperare la parallasse di ζ Geminorum misurata dal satellite Hipparcos, pari a 2,79 milliarcsec (± 0,81). Secondo la misura di parallasse, dunque, la stella dista tra 278 e 505 pc, un intervallo entro il quale il valore da noi calcolato si adatta alla perfezione.

Dedichiamo un ultimo accenno alla problematica calibrazione della relazione P-L e lo facciamo semplicemente presentando un grafico (Fig. 4) che mostra il variare dei due parametri della relazione (pendenza e punto zero) da quelli impiegati nel 1912 (Hertzsprung) fino a quelli del 1997 (Feast e Catchpole).

 

Fig. 4. Andamento dei parametri della relazione P-L proposti da vari astronomi nel corso degli anni. Anche se il grafico si estende fino al 2000, non si creda che l'argomento sia definitivamente risolto. In uno studio del 2009, per esempio, Zhang Hong e Zhu Zi correggono i valori di Feast e Catchpole dopo la revisione dei dati di Hipparcos. Piccoli aggiustamenti, comunque, e non drastici interventi come quello di Baade nel 1952.

 


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