1. Introduzione: descrizione quantitativa e qualitativa dell’archivio

Una guida ipertestuale all’archivio storico della Specola di Bologna.

Laura Peperoni; Marina Zuccoli

Dipartimento di Discipline Economico Aziendali e Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna


Si ringrazia la redazione di Archivi & Computer per l'autorizzazione alla messa in rete dell'articolo.  

 

 

 

1. Introduzione

L’attuale Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna è l’erede dell’attività della Specola dell’Istituto delle Scienze, la branca astronomica dell’Istituto fondato nel 1711 per volontà del conte Luigi Ferdinando Marsili. Già al tempo del primo direttore dell’osservatorio, Eustachio Manfredi (1674-1739), si ebbero, grazie alle cure ed all’autocoscienza archivistica del matematico Vittorio Francesco Stancari, una selezione, ordinamento e conservazione di documenti, che costituiscono il nucleo originario dell’attuale archivio storico del Dipartimento di Astronomia. Con la sua operazione, Stancari definì il momento d’inizio dell’attività scientifica della Specola, collocandolo alle prime mosse del gruppo di astronomi i quali, riunitisi nell’Academia degli Inquieti fondata da Manfredi stesso, già negli ultimi decenni del XVII secolo cercavano un luogo ed un’istituzione dove praticare le loro ricerche. Così i documenti più antichi dell’archivio del Dipartimento risalgono al 1679, anticipando di circa 40 anni l’attività istituzionale della Specola dell’Istituto delle Scienze.

L’archivio si spinge fino al 1958, raccogliendo solo carte d’argomento scientifico per tutto il XVIII secolo, mentre i documenti amministrativi settecenteschi sono conservati presso il locale Archivio di Stato, nella serie dell’Assunteria di Istituto, e nel fondo Canterzani della Biblioteca Universitaria di Bologna (1). Dal primo Ottocento ai documenti scientifici si affiancano quelli amministrativi, con il copialettere e la corrispondenza dei direttori.

Una descrizione fisica dell’archivio lo vede ripartito in due tipologie: le 65 scatole (cm 30 x 39 x 10) in legno ricoperto di mezza pelle e carta decorata, contenenti documenti, ed i 190 registri rilegati.

I registri costituiscono le tre serie dell’archivio, ovvero le Osservazioni meteorologiche, le Osservazioni astronomiche e le Osservazioni effettuate con lo specchio a tasselli. All’interno dei documenti contenuti nelle buste non si sono identificate delle vere e proprie serie ma, rispettandone l’ordinamento, impartito a suo tempo dal prof. Guido Horn d’Arturo (1879-1967), solo gruppi di buste affini per argomento: la corrispondenza degli astronomi, gli studi sul calendario, gli studi sulle effemeridi, i documenti che trattano di meteorologia. Il riordino di Horn si deve ad una personalità culturale di prim’ordine, ad un intellettuale mitteleuropeo, ebreo e poliglotta, che intrattenne rapporti con Umberto Saba e Giorgio Morandi, unendo alla professione di astronomo la passione del bibliofilo. A Guido Horn infatti risale non solo la prima individuazione del nucleo strumentale del futuro Museo di Astronomia di Bologna, ma anche l’accrescimento, catalogazione e classificazione della biblioteca. In quest’ultimo compito non gli sfuggì la necessità di dotarsi di strumenti teorico-tecnici, quali i manuali di bibliografia di Ottino e di Fumagalli ed il notissimo repertorio di Brunet, presenti ancor oggi in biblioteca (2).

 

2. Il panorama dell’automazione: i modelli di riferimento.

 

Proprio la peculiarità delle buste e del loro ordinamento, effettuato tanto in base a criteri cronologici che a considerazioni sul loro soggetto (per tacere alcuni casi di prevalenza dell’elemento fisico, allorché documenti di grandi dimensioni, come sono tipicamente i disegni, non sono stati da Horn attribuiti ad alcuna busta, ma collocati al di fuori), ha suggerito di affrettarne il censimento e di affrontare una inventariazione automatizzata.

E’ parso infatti che lasciare intatta la fisionomia dell’archivio, affiancandogli un efficace strumento di ricerca, fosse una soluzione oggi praticabile a costi non esagerati e che potesse risultare soddisfacente, sia sotto il profilo squisitamente archivistico che sotto quello dell’efficienza nei confronti dell’utente.

Per quanto riguarda il censimento dei documenti, lavoro incominciato già nel 1991 da M. Zuccoli ( 3) e più volte interrotto per il prevalere di altri impegni professionali, dal 1996 si è affrontato l’archivio con forze incrementate e rinnovata lena: alle Autrici di questo articolo si sono aggiunte la dott.ssa Fiorella Foscarini, archivista, e la dott.ssa Elisa Zironi la quale, in veste di studentessa part-time, ha collaborato allo spoglio di alcune buste di corrispondenza.

Un primo tentativo prototipale di messa in rete dell’archivio risale alla fine del 199 4, rendendo disponibili all’interno del sito Web del Dipartimento di Astronomia una breve descrizione del fondo e l’elenco dei titoli delle singole scatole secondo l’ordinamento Horn. L’esigenza, dettata dalla peculiarità dell’ordinamento, di renderne disponibile quanto prima una guida automatizzata ha quindi determinato una forte interconnessione tra le scelte adottate nel censimento dei documenti ed il progetto di sito Web che si andava progressivamente delineando.

Si è intrapresa l’analisi dei prodotti informatici disponibili per la descrizione archivistica automatizzata, concentrandosi nello specifico su GADA (4), l’applicativo del programma CDS/ISIS per gli archivi, e sul programma adottato presso l’archivio storico dell'Osservatorio Astronomico di Brera (5).

Dal punto di vista descrittivo, la complessa articolazione del record di GADA e, contestualmente, lo stringente ricorso al linguaggio artificiale e alle norme o agli standard che esso impone sono parsi inadatti all’archivio storico della Specola, quantitativamente esiguo ma dotato di sorprendenti potenzialità affidate al rispetto del linguaggio documentario. Di GADA si è comunque accolta l’istanza di uniformità e controllo, pur nella salvaguardia delle varianti significative, dei nomi di persona, di luoghi, strumenti e fenomeni, soprattutto in vista di una efficace indicizzazione ai fini del recupero dell'informazione. Tale istanza è infatti alla base del progetto "authority file", più avanti illustrato nel dettaglio. Il primo archivio astronomico italiano che è stato oggetto di riordino ed inventariazione, poi anche di automatizzazione, è stato quello dell’Osservatorio Astronomico di Brera, in Milano.

La soluzione milanese, pur interessante in quanto la sua adozione da parte di altri Osservatori avrebbe potuto prefigurare una sorta di catalogo unico degli archivi astronomici italiani, è tuttavia inficiata da problemi connessi all’hardware e software utilizzati, ora non più aggiornati. Per ciò che concerne l’interfaccia di rete, particolarmente interessante è sembrata la struttura del sito Web dell’archivio storico di Brera, all’interno del quale è possibile seguire due percorsi complementari. L’utente può infatti scegliere tra la ricerca per stringa all’interno della base dati archivistica e la consultazione sequenziale dell’inventario dell’archivio. Tale soluzione, che rivisita brillantemente gli strumenti ormai tradizionali dell’IR nel rispetto della specificità dell’istituzione archivistica, privata del suo senso storico e valore profondo se scissa in una miriade di record descrittivi, costituisce indubbiamente il modello di riferimento dell’esperienza bolognese.

Per completezza d’informazione, si dà conto di un’ulteriore proposta di automazione proveniente dall’ambito astronomico, avanzata da Donatella Randazzo(6) dell’Osservatorio Astronomico di Palermo; Randazzo auspicava che la scelta degli Osservatori Astronomici italiani convergesse sul software ISIS, per informatizzare i loro archivi storici. Una tale scelta avrebbe consentito un’interfaccia comune di interrogazione, analogamente a quanto previsto per il catalogo distribuito delle biblioteche astronomiche, denominato CUBAI, che sovrappone ai singoli cataloghi di biblioteca, redatti in un formato comune, un’interfaccia WAIS.

La proposta palermitana, rimasta allo stadio di idea, non si è mai evoluta in un progetto che potesse guidare chi scrive nelle scelte d’automazione, sebbene l’ipotesi di aderire ad un progetto nazionale astronomico sarebbe stata di notevole interesse.

 

3. La nostra scelta

 

Il sito Web dell’archivio storico della Specola di Bologna risiede sul server dell’Osservatorio Astronomico, ed è consultabile all'URL http://www.bo.astro.it/~biblio/Archives/copertina.htm> in versione italiana e inglese, ad eccezione della guida, disponibile solo in italiano. Giova rammentare a questo proposito che la scelta dell’interfaccia grafica del Web non risponde a criteri meramente estetici, ma si fonda sulla considerazione che il ruolo dell’interfaccia stessa include, oltre ai vantaggi dell’ipertesto, la facilitazione di servizi accessori, quali la posta elettronica, la stampa e la memorizzazione di schermate o documenti, che vengono integrate completamente nella operatività della postazione di lavoro dell’utente.

Passando alla illustrazione del sito, aprono la home-page le informazioni di servizio, scorrendo le quali è possibile inviare direttamente la richiesta di microfilmatura dei documenti mediante un apposito modulo elettronico. Oltre alle informazioni relative al documento, al richiedente è fatto obbligo di dichiarare l’uso a solo scopo di studio della copia richiesta, in accordo con le vigenti norme sul copyright. Nel momento in cui si renderanno disponibili in rete riproduzioni iconografiche di alcuni documenti dell'archivio ottenute mediante scansione, sarà possibile effettuarne il download da rete e trasferire da un server ftp l’informazione testuale (per i dettagli si rinvia al paragrafo `Prospettive future').
Le informazioni di servizio sono seguite dall’introduzione storica, che ripercorre la vita istituzionale e scientifica della Specola dai decenni immediatamente precedenti la sua fondazione agli anni 1950 del nostro secolo ed è corredata dalla cronotassi dei direttori succedutisi, a partire da Eustachio Manfredi (16 74-1739) fino a Leonida Rosino (1915-1997).

Il nucleo centrale del sito è costituito dall’inventario automatizzato dell’archivio. La base dati, redatta in html(7), è costituita da file omogenei e strutturalmente uniformi. Essi contengono la descrizione dei fascicoli presenti in ogni singola scatola o l’elenco dei registri delle serie di osservazioni, talvolta preceduti da brevi introduzioni che illustrano le tipologie principali del materiale descritto, la provenienza, la copertura cronologica ed eventuali interventi di chi ha condotto l’inventariazione.

Alla base della scelta del linguaggio html per la costruzione della base dati vi sono due ordini di considerazioni. In primo luogo, trattandosi del linguaggio nativo dei documenti Web, i file con esso confezionati vengono visualizzati direttamente dall’interfaccia grafica sia nella consultazione sequenziale della guida che nella fase di recupero dell’informazione nella ricerca per stringa, senza ulteriori interventi sul formato di rappresentazione. In secondo luogo, il successo e la continua diffusione di Internet e dell’interfaccia Web costituiscono una garanzia della manutenzione e aggiornamento dei sistemi hardware e software ad essi correlati, almeno nel futuro immediato. Nel contempo, la decisione di rendere disponibili descrizioni a livello analitico, anziché trattare solo informazioni di livello alto quali le serie, è motivata sia dalla dimensione quantitativa del fondo, sia dall’evoluzione determinata dal diffondersi della rete nei criteri di valutazione delle banche e basi di dati, secondo i quali il costo del collegamento viene compensato da un elevato recupero di informazione di buona qualità.

Per quanto riguarda i criteri descrittivi adottati, essi variano in relazione alle modalità operative del censimento, di cui si è dato conto nell'introduzione, e alle tipologie dei documenti. Tra queste, le più ricorrenti allo stato attuale del censimento sono: i registri delle serie di osservazioni, sommariamente descritti nelle rispettive introduzioni ma individualmente identificati solo attraverso l'arco cronologico di copertura; la corrispondenza, per la quale si danno data e luogo di partenza del documento, nome in forma accettata dei corrispondenti, descrizione fisica ed oggetto (solo per quella otto-novecentesca); il materiale amministrativo-contabile, per lo più suddiviso in fascicoli, dei quali si danno gli estremi cronologici, il titolo nell’ordinamento Horn e la consistenza documentaria.

La base dati è consultabile sequenzialmente e mediante ricerca per stringa. La consultazione sequenziale avviene mediante la guida ipertestuale, la cui architettura a frame risponde all’esigenza di rendere graficamente evidenti, integrandole, tipologie diverse di struttura informativa: quella istituzionale, quella autoritativa, quella storico-cronologica e quella per argomenti. Strutturalmente, la pagina Web si suddivide in due cornici, di cui una fissa sulla sinistra dello schermo, contenente la descrizione sommaria del fondo, ossia l’elenco delle serie e i titoli delle scatole secondo l’ordinamento Horn, e una sulla destra, dedicata alla visualizzazione del documento selezionato. Operativamente, ciascuna voce dell’elenco rappresenta un nodo dell’ipertesto, attivando il quale viene visualizzato il documento collegato, conservandone la contestualizzazione nell’ambito del complesso archivistico. L’apparente rigidità dei frame si trasforma così in valore aggiunto implicito nella visualizzazione di informazione strutturata, soprattutto nel caso di consultazione-navigazione da parte di utenti non esperti dal punto di vista archivistico.

Complementare alla consultazione sequenziale è la ricerca per stringa. Non essendo l’utenza archivistica attivata o attivabile dalla rete ancora ben definita, si è tentato di adeguare le caratteristiche del programma di IR alle esigenze informative espresse dagli utenti "virtuali" che hanno visitato il sito dal settembre 1994 ad oggi e dagli utenti locali8().

La ricerca è condotta mediante il programma WWWWAIS.C (versione 2.5) scaricabile dalla rete, la cui installazione sul server di astronomia, mantenimento e gestione sono a cura di Marco Lolli, tecnico informatico dell’Osservatorio Astronomico. Si tratta di un programma ANSI C che agisce come gateway tra altri programmi in grado di creare cataloghi indicizzati di file, come freeWAIS (Wide-Area Information Servers) o SWISH (Simple Web Indexing System for Humans), e un browser Web forms-capable. Il modulo per inoltrare la ricerca deve essere compilato seguendo le indicazioni dell’authority file e le istruzioni visualizzabili attivando l'apposito help: i search tips suggeriscono di utilizzare le stringhe "and" e "or" per i corrispondenti operatori booleani e l’asterisco (*) come carattere di mascheramento. Allo stato attuale il programma non riconosce l’uso dell'operatore "but not", dei concetti di adiacenza e di arco cronologico (quest’ultimo operativamente sostituibile da una combinazione sistematica di stringhe di date "mascherate"). Il risultato è costituito da record, presentati in ordine decrescente di pertinenza, comprendenti il nome del file html all’interno del quale ricorre la stringa, la pertinenza del contenuto del singolo file rispetto alla esigenza informativa espressa nella query, valutata dall’IR sulla base della semplice ricorrenza della stringa stessa, la dimensione e il formato del file recuperato, indispensabili per eventuali operazioni di download e/o stampa.

Selezionando il nome del file, viene visualizzata l’intera busta o serie di osservazioni che contengono le descrizioni catalografiche in cui ricorre la stringa ricercata, vanificando in tal modo le implicazioni negative di un asettico record management mediante la costante riproposizione, ogni qual volta sia possibile, di tracce della complessiva fisionomia dell'istituzione archivistica.

 

4. Prospettive future

 

Si è presa in considerazione l’eventualità, una volta ultimati censimento ed immissione in rete delle descrizioni, di rendere disponibili i documenti integralmente, scannerizzandoli; ciò, in un archivio di ridotte dimensioni quale è il nostro, sarebbe senz’altro realizzabile in tempi e con costi ragionevoli. L’eccessiva acriticità di una tale scelta, che pone l’utente a diretto contatto con il documento, senza alcuna intermediazione archivistica, ha però fatto accantonare l’idea.

I progetti ad oggi attivati sull’archivio, dei quali è già presente e consultabile il disegno attraverso uno specimen, sono tre: la galleria dei direttori, il collegamento dal documento archivistico al documento a stampa ed allo strumento del Museo della Specola, l’authority file.

 

4.1

La creazione di una "galleria dei direttori", esplodendone la cronotassi già disponibile, prevede per ognuno la messa in rete del ritratto e della scheda biobibliografica controllata e quanto più possibile completa, allo scopo di costituire un agevole e, nello stesso tempo, autorevole strumento di reference. Si è infatti pensato che, soprattutto nel caso di personaggi di scarsa notorietà, il ruolo del sito bolognese potesse essere di particolare utilità nel fornire informazioni non facilmente reperibili altrove e nel fornirle proprio all’interno dell’archivio, che dei direttori conserva la documentazione.

La questione dell’apparato iconografico a corredo dell’ipertesto, indispensabile nella logica sostanzialmente visiva imposta da Internet, ma a rischio di risultare puramente ornamentale all’interno di un discorso archivistico, è stata interpretata sempre a fini informativi. Non si è cercato, né si pensa per il futuro, di fornire immagini solo in quanto esteticamente attraenti, bensì che siano significative, scannerizzando per esempio alcune pagine di osservazioni astronomiche, di osservazioni meteorologiche, alcune lettere ed alcuni manoscritti, nel tentativo di presentare un campione delle varie tipologie documentarie presenti in archivio. Il campione offerto dovrebbe, tra l’altro, consentire all’utente remoto una valutazione sulla conformazione dei documenti, sulla loro leggibilità e qualità grafica, ai fini di decidere se venire di persona in archivio o chiedere la microfilmatura dei documenti.

 

4.2

L’idea di collegare alcuni documenti d’archivio alla loro edizione a stampa ed agli strumenti che sono in essi menzionati scaturisce dall’adiacenza, all’archivio stesso, della biblioteca e del museo, i quali costituiscono nel loro insieme una combinazione unica di testimonianze dell’astronomia bolognese dal XVIII al XX secolo. Dal controllo di strumenti bibliografici si è riscontrato come, nel Settecento, dei fenomeni osservati (si veda la serie Osservazioni astronomiche) venisse dato in breve tempo alle stampe un resoconto veloce; si tratta di pubblicazioni che oggi definiremmo letteratura grigia, della consistenza di un paio di carte, in lingua italiana, anonime, talvolte prive di data di stampa, recanti in genere la tabella dei dati ed il disegno del fenomeno. Dopo qualche anno, se ne pubblicava un resoconto "togato", più esteso, sovente in latino, inserito negli atti di un’accademia scientifica.

Si è pertanto pensato ad un collegamento tra il dato archivistico e le sue versioni a stampa, corredate, se presenti nella biblioteca del Dipartimento di Astronomia, dalla loro collocazione; si è poi creato un link ulteriore con la pagina del Museo della Specola (anch’esso catalogato interamente in rete, disponibile all’ URL <http://www.bo.astro.it/dip/Museum/index. html>) relativa agli strumenti, citati nel documento in quanto utilizzati per l’osservazione. Infine si è aggiunta la bibliografia specifica, ove presente, riferita al fenomeno occorso in quella certa data ed all’osservazione fattane a Bologna.

Questa operazione, attraverso una capillare analisi dell’archivio, della biblioteca e del museo, mira a ristabilire l’unità del circolo, formato da documenti, libri e reperti come fonti per la ricerca storica; essa propone all’utente un insieme integrato di informazioni, che permette una visione di sintesi del’attività e della ricerca astronomica della Specola bolognese in un dato periodo. Il progetto è inoltre rivolto a far luce su quelle, che la biblioteconomia definisce "pubblicazioni minori", cioè su quelle pubblicazioni di poche pagine che spesso sono carenti di note tipografiche e di indicazioni di responsabilità: il confronto col documento d’archivio può fornire elementi utili ad identificarne la datazione e l’autore.

 

4.3

La creazione di un authority file si è venuta affermando come una necessità a mano a mano che procedevano l’automazione dell’inventario e la messa a punto del programma di ricerca per stringa. Difatti le diverse grafie dei nomi di persona e di luogo (Marsigli/Marsili, Lojano/Loiano) e la sinonimia che, pur ridottissima entro il lessico scientifico, pure si affaccia talvolta nelle sue stratificazioni cronologiche (telescopio/cannocchiale, stelle/astri), hanno imposto la scelta di una forma accettata cui la forma non accettata rimandasse costantemente.

Una prospettiva di sviluppo possibile per l’authority file, che per ora chi scrive non ha preso in considerazione, potrebbe essere il passaggio delle voci ad un elenco strutturato come un thesaurus, qualora si decidesse di affrontare l’operazione, di marca più biblioteconomica che archivistica, di attribuire voci di soggetto ai record immessi.

 

Per ora, comunque, il completamento del censimento e della relativa immissione in rete costituiscono l’obiettivo primario, per fornire agli utenti una base ricca e chiara su cui effettuare ricerche; se poi si riusciranno a realizzare (auspicabilmente in tempi accettabili) anche i progetti esposti in quest’ultimo paragrafo, crediamo che l’archivio della Specola risulterà una testimonianza storica e scientifica veramente degna di quell’Istituto delle Scienze cui idealmente appartiene.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

S.L. Hensen Archivi, manoscritti e documenti. San Miniato, ARCHILAB, 1996.

R.Cerri Manuale per la gestione automatizzata delle descrizioni archivistiche. Applicazione del programma CDS/ISIS. Versione 0.0. Firenze, Regione Toscana - Comune di San Miniato, 1992

R. Cerri L’archivista e il protocollista elettronici nella civiltà della rete. In Archivi & Computer, (1) 1996, pp. 7-36. Continua con: R. Cerri Risorse archivistiche in rete. In Archivi & Computer, (2) 1996, pp. 155-181.

WWWAIS.C (version 2.5) <http://www.eit.com/software/wwwais/wwais.html>

M. Zuccoli L’archivio della Specola di Bologna. In: Gli archivi universitari ed accademici (cit.), pp. 103-108.

 

 

 


  (1) E. Fregni Un'eredità negata. L'archivio dell' Istituto delle Scienze di Bologna e la sua dispersione in età napoleonica. In: Università di Bologna, Archivio storico Gli archivi universitari ed accademici per la storia della scienza e della tecnologia. Bologna, CUSL, 1994, pp.37-45; E.Fregni L'archivio dell'Istituto delle Scienze di Bologna: storia di una dispersione. In: Gli archivi per la storia della scienza e della tecnica. Atti del convegno internazionale di studi, Desenzano sul Garda, 4-8 giugno 1991. Roma, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, 1995, pp. 461-474.
  (2) G.Ottino Bibliografia. Milano, Hoepli, 1892; G. Fumagalli Bibliografia Milano, Hoepli, 1916; J.C.Brunet Manuel du libraire et de l'amateur de livres. Paris, Leblanc, 1810.
  (3) Si ringraziano la dott.ssa Euride Fregni della Soprintendenza Archivistica della Regione Emilia Romagna, la dott.ssa Agnese Mandrino dell'Osservatorio Astronomico di Brera e il dott. Angelo Cavallo, già bibliotecario dell'Osservatorio Astronomico di Bologna, per l'assistenza ed i preziosi consigli forniti.
  (4) Si ringrazia il dott. Roberto Cerri dell'Archivio storico comunale di San Miniato per aver messo gentilmente a disposizione delle autrici il software GADA.
  (5) http://mahler/brera.mi.astro.it/img/port2.conf?377,76.
  (6) D. Randazzo Valorizzazione degli archivi storici degli OO.AA.: progetto di inserimento nel catalogo condiviso. Relazione presentata al convegno CUBAI: un catalogo distribuito per l'astronomia. Monte Porzio Catone, 22-23 giugno 1995. Le autrici hanno inoltre enuto presente l'esistenza di alcuni progetti "verticali" relativi alla creazione di archivi unici o, più frequentemente, di comuni interfaccia d'interrogazione per archivi disciplinarmente affini. Siamo infatti consapevoli che, accanto ad una doverosa obiettività della presentazione archivistica, si debba tener conto delle contiguità disciplinari. Ringraziamo il dott. Michele Santoro per averci segnalato il progetto Archivio storico degli economisti italiani, relativo al censimento ed alla descrizione delle carte personali degli economisti italiani dal XV secolo ai giorni nostri (cfr. A.Roncaglia Per un archivio storico degli economisti italiani in Rivista di storia economica, 2 (1997), pp.271-276.
  (7) HTML Quick Reference V.1.2
http://sdcc10ucsd.edu/~mlwilson/htmlref.html#top