Ex libris stellarum L'ex libris: segno di proprietà e simbolo dell'uomo 


(Remo Palmirani)

Strano destino quello dell'ex-libris! Nonostante abbia una storia ricca e importante di oltre cinque secoli, alla quale hanno concorso anche artisti, bibliofili e collezionisti di primissimo piano, per molti esso rappresenta un oggetto completamente sconosciuto, o almeno mal interpretato. Eppure, della sua forma più primitiva, o "archetipa", costituita da un nome e cognome apposto a penna o a matita sulla seconda di copertina di un libro, credo che da sempre tutti ne facciano uso fin dai primi anni sui banchi di scuola.

Ex libris, cioè "dai libri di", per indicare la proprietà di un determinato libro, e difenderlo così da tutti coloro che indebitamente se ne volessero appropriare. Ma questa lettura, alla quale ancora oggi perfino certi "specialisti" si rifanno, è così riduttiva da non permettere di capire quello che è il motivo più intimo dell'utilizzo dell'ex-libris.

Il desiderio primo del lettore è quello di trarre piacere e conoscenza intellettuale da ciò che sta leggendo, mettendosi in comunicazione con l'autore, in un rapporto di dipendenza e di filiazione che non può avere sempre la stessa intensità o la medesima consapevolezza.

Quando tutto ciò si verifica, ecco che allora l'ex libris diventa il simbolo ed il suggello di questa intesa fra l'autore ed il lettore. E' forse per tale motivo che alcuni preferiscono apporre il proprio ex libris non al momento dell'acquisto, ma a lettura ultimata, e non su tutti i libri, ma esclusivamente su quelli che ritengono meritevoli di attenzione.

Comunque sia, l'ex libris più antico pare essere quello del religioso bavarese Hans Knabensberg, apparso in Germania intorno al 1470, mentre il primo ex libris datato è quello che Albrecht Dürer (1471-1528) eseguì nel 1516 per Gerolamo Ebner. In seguito, nell'arco di qualche decennio, l'ex libris si diffonde in quasitutti i paesi europei, rimanendo però sempre appannaggio di nobili e di alti prelati. Questo perché, nonostante la scoperta della stampa a caratteri mobili da parte di Giovanni Gutemberg (1400-1468) abbia considerevolmente ridotto i tempi di realizzazione, il libro resta sempre un bene molto costoso, alla portata di pochi privilegiati.

I primi ex libris italiani, per Bernardo Clesio, principe-vescovo di Trento, e per Gerolamo Veratti, teologo francescano di Ferrara, sono entrambi databili intorno al 1530, e sono xilografici e araldici.

Salvo rare eccezioni, gli ex libris rimangono araldici, quindi abbastanza monotononi, e comunque senza un particolare pregio artistico, fino alla seconda metà del XVIII secolo. Con la Rivoluzione francese molte cose cambiano, ed anche l'ex libris assume un aspetto più consono alla nuova visione dell'uomo e della società. Stemmi e motti di famiglia lasciano il campo a figurazioni di maggiore inventiva, in cui il trinomio rivoluzionario si accompagna spesso ad immagini che illustrino la professione dell'intestatario.

L'ex libris continua ad avere più o meno queste caratteristiche fino agli ultimi decenni del XIX secolo, quando in tutta Europa si verifica un eccezionale rinnovamento dell'ex libris, dovuto alla nascita di un collezionismo certo elitario e non numericamente importante, ma raffinato ed esigente. I collezionisti si rivolgono ai maggiori incisori e grafici del tempo, da Beardsley a Mucha, da Orlik a Sartorio, da De Carolis a De Riquer, così che appaiono innumerevoli fogli che (già da allora) non si incollano sui libri, ma che vengono scambiati.

I primi anni del nostro secolo vedono così un fiorire di iniziative di eccezionale livello artistico e bibliofilo. Restando in Italia, è utile ricordare che nel 1902 viene pubblicato Gli ex libris italiani, di Bertarelli e Prior, che nel 1911 nasce a Torino la prima associazione exlibristica italiana, che molte riviste d'arte, come L'Eroica ed Emporium, ma anche politico-letterarie, quali Il Regno, Hermes, Leonardo, danno sempre più spazio all'ex libris ed ai suoi maggiori esecutori.

Dopo alcuni anni di scarsa attività, e perfino di disinteresse, da parte tanto degli artisti quanto dei collezionisti e bibliofili, l'ex libris vive ora un periodo di grande vivacità. Infatti, non solo sono sempre più numerose le mostre ed i concorsi che si organizzano un po' dovunque nel mondo, ma sono molti gli articoli che periodici, anche a grande diffusione, dedicano a questa forma di arte grafica.

Certamente l'ex libris tradizionale, di piccole dimensioni e soprattutto tipografico o xilografico, è quasi completamente scomparso (almeno nel circuito collezionistico), lasciando il campo a fogli di grandi dimensioni, quasi sempre calcografici ed in tiratura numerata.

Forse in questo modo si è tradita l'ortodossia exlibristica, o forse, più realisticamente, si sono aperte nuove strade all'ex libris. E' certo però che l'ex libris, sotto la sua "specie" di grafica da collezione o di marchio di proprietà, è una fonte inesauribile, ed ancora quasi inesplorata, per la storia dell'arte e della bibliofilia, della società e del costume, delle scienze tutte.

L'ex libris, più di tante altre testimonianze consuete ed evidenti, racconta di protagonisti, di comprimari e di comparse nel grande gioco della vita, con le loro speranze di vincere il tempo e di lasciare un segno, pur se piccolo, del loro breve passaggio sulla terra.