Un astronomo in biblioteca

Introduzione

Livia Orlandi Frattarolo
Biblioteca Universitaria di Bologna

Nella Bologna tra la fine del '600 e la prima metà del '700, colta ma talvolta retriva, dove solo pochi spiriti erano aperti e disponibili al nuovo, quella città così validamente e piacevolmente descritta da Lodovico Frati ne Il Settecento a Bologna, spicca una personalità dalle mille sfaccettature: Eustachio Manfredi, che vi nacque nel 1674.

Dopo le scuole dai Gesuiti a S. Lucia si dedicò dapprima agli studi di filosofia poi a quelli giuridici, laureandosi nel 1692 in utroque iure.

Appena quindicenne aveva dato vita nella sua casa a periodiche riunioni cui partecipavano, insieme ai fratelli - Emilio (che entrer` novizio dai Gesuiti), Eraclito, Gabriello, Maddalena e Teresa - gli amici di una lunga consuetudine, tra i quali Vittorio e Giovanni Stancari, Francesco Maria Zanotti, Matteo Bazzani, Pier Jacopo Martelli ed altri che presto seguirono, tra cui Giovan Battista Morgagni. Gli incontri, nei quali si discuteva di filosofia e di problemi matematici, di letteratura e di storia, dettero vita ad una accademia che dal motto Mens Agitat fu detta degli Inquieti; questa ebbe uno statuto, un'impresa (oggi si direbbe un logo): la terra al centro ed attorno il sole, la luna e le stelle, il tutto avvolto da un serpente che si addenta la coda a simboleggiare l'eterno divenire; in seguito l'Accademia degli Inquieti sarà annessa all'Istituto marsiliano e muterà il suo nome in Accademia delle Scienze dell'Istituto.

Eustachio, intanto, si dedicava a studi che più sentiva affini ai suoi interessi: studi di matematica e idraulica, dove ebbe a maestro Domenico Guglielmini, di geometria e soprattutto di astronomia. Alle stesse discipline si applicarono, anche essi con risultati eccellenti, i fratelli Eraclito e Gabriello il primo - oltre che medico - fu lettore di geometria, il secondo tenne la cattedra di matematica, tutti, comprese le due sorelle parteciparono, con vari apporti, alle ricerche ed agli scritti di Eustachio.

L'incontro con Luigi Ferdinando Marsili, uomo di studi eminentemente scientifici, e quello con l'Arcadia - nella sua emanazione bolognese della Colonia Renia - rappresentano due momenti importanti, sia pure per motivi e valenze ben diversi, nella vita del Manfredi.

Al rapporto con il Marsili si deve un più deciso e approfondito impegno nelle ricerche scientifiche, specie in campo astronomico; l'ingresso in Arcadia, con il nome di Aci Delpusiano, determinò l'abbandono degli stilemi poetici baroccheggianti e l'adesione ai canoni poetici propugnati dagli Arcadi.

Nel frattempo Eustachio Manfredi percorreva il cursus honorum: nel 1699 fu nominato lettore di matematica, nel 1704 ricevette l'importante e impegnativo incarico di Sopraintendente alle acque del territorio bolognese (incarico che alla sua morte fu affidato al fratello Gabriele); sempre in quell'anno ebbe la carica di Prorettore del Colleggio Montalto, fondato nel 1584 da Sisto V Peretti per ospitare gli studenti originari delle Marche; e continuava lo studio dell'astronomia, iniziato da autodidatta insieme a Vittorio Stancari, con il quale aveva trascorso le notti intere in celesti osservazioni come scrive il Fantuzzi, fatte da una terrazza di casa Manfredi adattata a specola.

Successivamente eseguì le osservazioni dalla Specola di casa Marsili, che lo studioso gi` comandante delle armate imperiali aveva attrezzato con i più moderni strumenti fatti venire anche da Londra, Parigi e dalla Germania.

Nel 1711 fu nominato dal Senato astronomo dell'appena fondato Istituto marsiliano delle Scienze e l'anno seguente su suo progetto ebbe inizio la costruzione della Torre che avrebbe ospitato l'Osservatorio astronomico, oggi sede del Dipartimento di Astronomia.

Pur impegnato in questi molteplici uffici il Manfredi non tralasciava l'attivit&agreve; poetica: ne sono testimonianza non solo i numerosi componimenti d'occasione per monacazioni, gonfalonierati e lauree, ma soprattutto quelle liriche più intimamente ispirate, anche se legate ad avvenimenti esterni, come la canzone Donna negli occhi vostri scritta per la monacazione di Giulia Caterina Vandi da lui amata.

Eustachio intanto continuava a dare alle stampe i risultati delle sue ricerche e dei suoi studi: dalle prime osservazioni sulle macchie solari compiute da casa Marsigli (Descrizione di alcune macchie solari scoperte... l'anno 1703...nell'Osservatorio...Marsigli) ai volumi delle Ephemerides motuum coelestium, per i cui calcoli, si dice, fosse validamente aiutato dalle sorelle; dalle opere di matematica a quelle di idraulica, dagli scritti sul calendario romano alla fondamentale De annuis inerrantium stellarum observationibus (1729), il placet alla cui pubblicazione gli procurò molti problemi con la censura del S. Offizio; dalle osservazioni compiute con la meridiana di S. Petronio e raccolte in De gnomone meridiano bononiensi ad Divi Petronii (1736) alle Memorie, Relazioni, Pareri in materia d'acque, sotto l'aspetto tecnico-giuridico.

La profondità e la vastità della sua produzione gli procurarono il lusinghiero riconoscimento della nomina a membro della Reale Accademia delle Scienze di Parigi nel 1726 e della Royal Society di Londra nel 1729; già dal 1702 era stato aggregato all'Accademia della Crusca.

A questo poliedrico ingegno è dedicata la mostra, che si articola in tre sezioni tematiche: le prime due documentano l'attività scientifico- letteraria di Eustachio, la terza quella dei fratelli: da Emilio, gesuita e facondo oratore, a Gabriello studioso di matematica apprezzato anche dal Leibniz, da Eraclito medico, lettore di geometria e verseggiatore in dialetto, alla sorella Teresa poetessa dialettale e, insieme a Maddalena, collaboratrice misconosciuta del più celebre fratello.

Ben si può concludere col Fantuzzi Parve che l'ingegno fosse un retaggio comune della famiglia.