I dati dello strumento VIMS (Visual and Infrared Mapping Spectrometer), alloggiato sulla sonda Cassini in orbita attorno a Saturno, sono organizzati in "immagini cubo", cioè, per ciascun pixel dell'immagine, viene acquisito lo spettro nell'intervallo tra 0.35 e 5.1 micron. Il potere di questa tecnica è quindi la combinazione dell'informazione spaziale e spettrale, che in linea di principio consente una mappatura chimico/mineralogica delle superfici planetarie investigate. Le tecniche statistiche, in particolare i metodi di clustering, possono essere di grande aiuto nel maneggiare dati spaziali dipendenti da molte variabili. I dati di VIMS sono, per definizione, multivariati: in questo caso infatti le variabili sono i canali spettrali dello spettrometro in cui viene campionato il segnale, con i relativi errori strumentali. In questa sede vogliamo porre l'accento sul metodo G-mode, originariamente sviluppato per la classificazione di campioni di rocce lunari e ora applicato ai dati di VIMS. Tramite il G-mode, è possibile ricercare correlazioni statistiche, sulla base delle feature spettrali maggiormente significative, per isolare, in ultima analisi, classi di pixel spettralmente omogenei nelle superfici satellitari osservate. Un interessante risultato è stato ottenuto per i tre satelliti Febe, Giapeto e Iperione: uno dei punti aperti della missione Cassini riguarda infatti l'identificazione della sorgente del materiale scuro che riveste l'emisfero anteriore (leading) di Giapeto; sorgente che in passato, anche sulla base di considerazioni dinamiche, era stata indicata prima in Febe e poi in Iperione. In questo senso, i risultati del G-mode applicato ai dati di VIMS possono essere tenuti in considerazione per definire tale origine con un elevato livello di confidenza.