Immagine di Plutone ripresa dall'HST.

La superficie di Plutone

Per i Voyager fu impossibile raggiungerlo perché non era allineato con gli altri pianeti esterni. Plutone occupa infatti un'orbita risonante con il pianeta a lui più vicino: Nettuno. In questo modo i due pianeti non si trovano mai abbastanza vicini, circostanza che potrebbe portare all'espulsione di Plutone dal Sistema Solare.

Per la prima volta grazie al Telescopio Spaziale, si è riusciti ad ottenere un'immagine della superficie di Plutone. La mappa (riportata sotto) indica come la superficie sia molta complessa presentando dei contrasti su grande scala molto più numerosi di ogni altro pianeta, Terra a parte.

Le immagini rivelano una dozzina di strutture di diversa riflettività tra cui si può individuare la calotta al polo nord. Nonostante la sua enorme distanza dal Sole il pianeta presenta dei grossi cambiamenti climatici stagionali dovuti alla grande eccentricità della sua orbita. Si passa infatti da una distanza minima di 2.8 ad una massima di 4.6 miliardi di km.

Quando il pianeta si avvicina al Sole il riscaldamento provoca la sublimazione di una parte della superficie del pianeta così come avviene per le comete. In seguito al successivo raffreddamento, l'atmosfera così formatasi viene in parte dispersa nello spazio ed in parte si deposita sul pianeta.
Si rinnovano così i ghiacci superficiali ogni 248 anni (il periodo orbitale di Plutone) aumentandone la luminosità superficiale. Plutone appartiene alla classe di grandi oggetti ghiacciati molto numerosi al momento della formazione del Sistema Solare ma che furono poi espulsi dai pianeti giganti. Un altro sopravvissuto di questa categoria di oggetti sembra essere Tritone, uno dei satellite di Nettuno.