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Il sogno
La volta celeste da sempre esercita un grande fascino sull'uomo che la osserva.

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Walt Disney e Wernher Von Braun negli Anni '50
Fin dalla notte dei tempi l'Uomo è sempre stato affascinato dalle luci misteriose che risplendevano nel buio della volta celeste, e certamente i nostri progenitori passavano molto tempo a scrutare il cielo notturno chiedendosi cosa fossero quelle cose brillanti apparentemente così vicine ma di fatto irraggiungibili.

Molte grandi civiltà del passato, a cominciare da quella egizia, per motivi religiosi o semplicemente per sete di conoscenza si dedicarono allo studio degli astri, creando le basi per la moderna astronomia e le successive scoperte di Copernico, Keplero e Galileo e di quanti in seguito avrebbero proseguito le loro ricerche.

Ma al di là di studiare le stelle e i pianeti, fin dai primordi della civiltà ci fu chi, sulle ali della fantasia, immaginò anche di andare materialmente su quei corpi celesti, dando connotazioni estremamente immaginifiche a quei mondi e ai loro abitanti.

Uno dei primi - se non il primo - a immaginare un simile viaggio fu lo scrittore greco Luciano di Samosata, vissuto approssimativamente tra il 120 e il 180 d.C.
Nella sua Storia vera, narrata in prima persona, Luciano imbastisce uno dei più bizzarri e fantasiosi racconti mai scritti precorrendo, per certi versi, la moderna fantascienza. Tra le molte avventure di cui si immagina protagonista, infatti, Luciano racconta di aver oltrepassato le colonne d'Ercole e, trasportato dai venti sulla Luna, di aver partecipato alla guerra tra Lunari e Solari, di cui descrive usi e costumi secondo il modulo di Erodoto.

Un altro episodio del genere è narrato da Ludovico Ariosto nel canto XXXIV dell'Orlando furioso: si tratta del  viaggio di Astolfo sulla Luna per recuperare il senno di Orlando. Astolfo, in compagnia di San Giovanni Evangelista, sale nel mondo della Luna a bordo del carro del profeta Elia.

Il viaggio sulla Luna di Verne trasposto sul grande schermo da Melies
Ma è con Jules Verne (1828-1905) che avviene il salto di qualità nella narrativa d'anticipazione. L'autore di Ventimila leghe sotto i mari, Viaggio al centro della Terra, Il giro del mondo in ottanta giorni - solo per citare alcune delle sue opere più note - regala ai suoi lettori opere di vera e propria fantascienza spaziale dal titolo Dalla Terra alla Luna (1865) e Intorno alla Luna (1870).

E sarà proprio la nuova forma artistica allora in pieno sviluppo, il cinema, ad appropriarsi di molte delle idee di Verne per strabiliare gli spettatori. Georges Méliès (1861-1938), pioniere del cinema mondiale, gira nel 1902 il memorabile, rutilante e immaginifico Le voyage dans la Lune, vero e proprio kolossal ante litteram, tratto dal romanzo Dalla Terra alla Luna.

E mentre con i primi incerti balzi del loro Flyer i fratelli Wright danno inizio all'epopea del più pesante dell'aria (17 dicembre 1903), che nello spazio di soli sessantasei anni culminerà con lo sbarco umano sulla Luna, cinema e letteratura d'anticipazione continuano a interessarsi - e non smetteranno più di farlo - alla scalata allo spazio.

Nel 1928 il regista tedesco Fritz Lang gira Die Frau im Mond (Una donna sulla Luna), in cui si immagina che una spedizione parta per la Luna e vi trovi un'atmosfera respirabile e rocce ricche di oro e metalli preziosi. Come si vede, una trama ingenua sorretta tuttavia dal solido mestiere di Lang e dalla sceneggiatura della moglie Thea Von Harbou. 

Dopo la seconda guerra mondiale e i suoi massacri, cui anche lo sviluppo della tecnologia missilistica ha contribuito, la Guerra Fredda dà un nuovo impulso a studi e ricerche su aerei a reazione e razzi per impiego bellico. Ma mentre si studiano vettori di armi atomiche sempre più micidiali, di pari passo proseguono anche gli studi verso fantasiose astronavi volte alla conquista dello spazio.

Inevitabilmente, questi studi influenzano le nuove e vecchie leve degli scrittori di fantascienza che sfornano sempre più racconti e romanzi sul tema dell'esplorazione spaziale, che a partire dal 1952 raggiungeranno gli appassionati italiani sulle pagine di URANIA, una nuova rivista che avrà grandissima fama e fortuna negli anni a venire.

E mentre alla base di Edwards in California piloti come Chuck Yeager, Scott Crossfield e Joe Walker sviluppano gli aerei X che, a suon di record di velocità e altitudine, avvicinano sempre più l'uomo allo spazio esterno, il cinema e la letteratura di fantascienza non sono da meno nell'intraprendere viaggi sempre più arditi e immaginifici verso avventure ai limiti del concepibile.

Negli anni '50 è tutto un fiorire di pellicole di fantascienza che si alimentano sì al filone dei mostri preistorici e a quello delle invasioni extraterrestri (è del 1947 l'avvistamento UFO da parte del pilota statunitense Kenneth Arnold che dà il via alla moderna ufologia), ma anche al nuovo filone dei viaggi umani nello spazio, pur se affrontato con un semplicismo ed un'ingenuità che a volte rasentano il ridicolo.

Ed è emblematico che in quello stesso periodo Wernher Von Braun, l'uomo che avrebbe portato gli Americani sulla Luna, collabori con il produttore Walt Disney nella realizzazione di tre film per la televisione incentrati sull'esplorazione dello spazio.

Nel successivo decennio, quello dello sbarco sulla Luna, il contemporaneo progredire delle vere esplorazioni spaziali fa sì che i nuovi film si sforzino - pur nella ricerca di spettacolarità e sense of wonder - di essere più tecnicamente e scientificamente adeguati alle nuove scoperte e alle nuove tecnologie. E vista la popolarità che la corsa allo spazio sta riscuotendo in tutto il mondo, non sorprende che anche un altro fenomeno esploso cinematograficamente in quegli anni, l'agente segreto James Bond 007, abbia a che fare con missili e astronauti in alcuni dei suoi film. 
L'attrice ed ex consulente della NASA Nichelle Nichols in visita all'Osservatorio Astronomico di Bologna nel 2003
Ma parlando di sogno spaziale al cinema e in TV non si può omettere una citazione di Star Trek, la cui programmazione iniziò negli anni '60, proprio nel pieno della corsa allo spazio.
Dilungarsi su Star Trek e la sua importanza nell'ambito del sogno spaziale sembra quasi inutile, vista la sua popolarità a livello planetario. Vale però la pena di sottolineare come molti professionisti nel campo della ricerca spaziale e astronomica abbiano dichiarato di aver scelto gli studi e la professione che avrebbero intrapreso nella vita proprio a seguito dell'impronta lasciata in loro dalla visione di questo telefilm.
E si può aggiungere un'altra notazione curiosa, riguardante l'intreccio tra Star Trek e l'avventura spaziale umana. Non tutti sanno, infatti, che l'attrice nera Nichelle Nichols, interprete del personaggio del Tenente Uhura nella Serie Classica di Star Trek e da sempre interessata all'esplorazione dello spazio, è stata tra gli anni '70 e  '80 al servizio della NASA come consulente per il reclutamento di nuovi candidati astronauti. Molte delle reclute da lei segnalate erano donne oppure appartenevano a minoranze etniche, ed è curioso notare come l'astronauta Mae Jemison, anch'essa di colore, abbia avuto la soddisfazione di interpretare una piccola parte in un episodio di Star Trek.

Grazie alla preziosa collaborazione dello STIC, Star Trek Italian Club, la signora Nichols ha effettuato una visita all'Osservatorio Astronomico di Bologna il 26 maggio 2003, ammirando con piacere  e interesse i reperti custoditi nel Museo della Specola.

Che i fan di Star Trek siano da sempre degli entusiasti dell'esplorazione spaziale lo dimostra anche il fatto che, quando venne il momento di dare un nome al primo esemplare di Space Shuttle costruito, la NASA venne sommersa da lettere che suggerivano di chiamarlo come l'astronave protagonista della serie, "Enterprise". E così fu.

E al momento della presentazione ufficiale dell'Enterprise, il 17 settembre 1976 a Palmdale, erano presenti alla cerimonia molti membri del cast della serie, compreso il suo ideatore Gene Roddenberry.
Lo stesso Roddenberry e l'attore della serie James Doohan, deceduti rispettivamente nel 1991 e nel 2005, hanno voluto che le loro ceneri fossero seppellite nello spazio.

Ma il panorama, pur breve e sommario che abbiamo tracciato finora, non sarebbe completo se non si spendesse qualche parola in più per il film che sopra ogni altro ha idealizzato l'archetipo di un'impresa spaziale e delle sue incognite: 2001: Odissea nello spazio, realizzato nel 1968 dal geniale regista Stanley Kubrick con l'assistenza dell'altrettanto geniale scrittore e scienziato Arthur C. Clarke, nato nel 1917 e tuttora vivente. Un film indimenticabile, che unisce l'arte dei suoni e dei colori (colonna sonora, fotografia e scenografie) ad una verosimiglianza tecnica che lascia senza parole lo spettatore. Si racconta che il cosmonauta Leonov, reduce dal suo volo spaziale a bordo della capsula Voskhod, visto il film abbia detto: "Ora sono stato nello spazio due volte". 

Clarke - nominato baronetto dalla regina Elisabetta II nel 2000 - è scrittore di fantascienza e scienziato, noto ai più proprio per il suo romanzo 2001: Odissea nello spazio, ispirato al racconto breve La sentinella dello stesso Clarke e in realtà scritto assieme alla sceneggiatura del film di Kubrick.

Oltre a 2001, Clarke ha però al suo attivo una produzione letteraria assai estesa, in cui è riuscito a trasporre in narrativa le idee scientifiche alla base dei suoi studi,  ed ha avuto l'onore di vedersi dedicato un asteroide (4923 Clarke), oltre a ricevere numerosi premi per la divulgazione scientifica.
La grande stazione spaziale del film "2001: Odissea nello spazio" (da una idea di Von Braun)
La sua fantascienza si colloca nel filone "hard" o "classico", dato che una caratteristica saliente dei suoi romanzi è l'attenzione per la verosimiglianza scientifica.

Il suo più importante contributo scientifico può sicuramente considerarsi l'idea che i satelliti geostazionari costituiscano il sistema ideale per le telecomunicazioni: con notevole lungimiranza propose infatti questo concetto in un articolo scientifico pubblicato nel 1945. E proprio in omaggio a questo contributo concettuale l'orbita geostazionaria fu denominata - ed è nota ancora oggi in questi termini -  come "orbita Clarke".

Da allora in poi la tecnologia applicata al cinema ha fatto passi da gigante - a cominciare dalla digitalizzazione dell'immagine, che ha istantaneamente relegato in soffitta i modellini utilizzati in precedenza per realizzare i film di fantascienza - e, restando nell'ambito che qui interessa, ci ha regalato pellicole memorabili, come  Uomini veri (tratto dal bestseller di Tom Wolfe The right stuff dedicato alla storia del primo gruppo di astronauti americani), diretto da Philip Kaufman nel 1983 e Apollo 13, diretto da Ron Howard nel 1995, ma la poesia insita nelle splendide immagini di 2001: Odissea nello spazio resta ineguagliata.

La corsa allo spazio in generale - e alla Luna in particolare - è stata fonte di ispirazione anche in altri ambiti artistici, a cominciare dalla musica.
Il viaggio sulla Luna immaginato per il cinema da Fritz Lang nel 1928
Si potrebbero infatti citare molte canzoni che si rifanno apertamente alla corsa allo spazio, portate al successo da artisti di primissimo piano come Brian Eno, precursore della new age e inventore della musica ambientale (Apollo: Atmospheres & Soundtracks), i Police (Walking on the Moon), i Led Zeppelin (famose le copertine dei loro dischi che ritraggono la band in tuta spaziale come se fosse l'equipaggio di una missione Apollo), Elton John (la sua Rocket Man, ispirata ad un racconto di Ray Bradbury, descrive i sentimenti di un astronauta in viaggio verso Marte), i Queen (con la struggente '39, che racconta i sentimenti di un astronauta che torna sulla Terra dopo una missione spaziale e non può felicemente ricongiungersi con i suoi cari perchè, nonostante sia stato via un solo anno, in virtù del paradosso temporale sul nostro pianeta ne sono trascorsi cento).

Una menzione particolare va fatta per David Bowie, poliedrica figura di artista nella musica e nel cinema (memorabile, tra le altre, la sua interpretazione di un extraterrestre nel film di Nicolas Roeg L'uomo che cadde sulla Terra, tratto nel 1976 dall'omonimo romanzo di Walter Tevis). Rimangono giustamente famose molte sue canzoni ispirate allo spazio, come Starman, Life on Mars?, Hallo spaceboy, anche se la più nota è Space Oddity, del 1969, che racconta con un forte impatto emotivo la storia di un astronauta perso nello spazio.

Ma nonostante tutto questo fermento di ripercussioni sulla vita di tutti i giorni (si pensi per esempio alle numerosissime pubblicità realizzate in chiave spaziale e fantascientifica), il sogno che aveva portato l'uomo su un altro corpo celeste si concretizzò solo per un breve attimo nella storia dell'umanità - fra il 1969 e il 1972 - vedendo sei spedizioni, per un totale di dodici uomini, calpestare il suolo lunare e piantarvi la propria bandiera. Quello che sembrava solo l'avvio di un processo ormai ben consolidato subì infatti una brusca interruzione dopo la missione Apollo 17, quando sull'entusiasmo iniziale di tutta una Nazione ebbero il sopravvento l'appagamento dell'Amministrazione per il successo di prestigio riportato sull'URSS, i costi sempre crescenti del coinvolgimento statunitense nel sud-est asiatico e la falsa impressione dell'opinione pubblica che andare nello spazio fosse ormai soltanto routine. E quanto quell'impressione fosse sbagliata lo hanno dimostrato, nel 1986 e nel 2003, i disastrosi incidenti degli Shuttle Challenger e Columbia.

Dopo decenni in cui l'uomo è tornato nello spazio senza però allontanarsi dall'orbita terrestre, si mettono ora a punto nuovi piani per tornare sulla Luna e andare oltre, fino a Marte.
Il sogno continua...
INAF - Osservatorio Astronomico di Bologna
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