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La forza mareale
Annibale D’Ercole

Per capire come la Luna provochi le maree terrestri consideriamo la forza di gravità che il nostro satellite esercita sulla Terra. Per semplicità fissiamo l’attenzione su due punti particolari della superficie terrestre, entrambi posti sulla linea congiungente i due corpi celesti (indicati con le lettere A e B nel pannello a della Fig. 1). Se d è la distanza tra i centri di Terra e Luna ed R è il raggio della Terra, possiamo scrivere la forza esercitata dalla Luna su due particelle di massa m poste nei punti A e B come:

 

,

 

,

 

dove G è la costante gravitazionale e ML la massa della Luna. In ogni punto della superficie la forza mareale è determinata dalla differenza tra la forza di gravità della Luna esercitata in quel punto e quella esercitata al centro della Terra. Dunque la forza di marea nel punto A della Fig. 1 è data da:

 

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dove x = R/d e l’ultimo passaggio è stato ottenuto in base al fatto che R << d. (Sviluppando l’espressione in parentesi si ottiene (2x - x2) / (1 - 2x + x2); dal momento che x è molto minore di 1, abbiamo x2 << x << 1, e la formula precedente può approssimarsi come ~2x = 2R/d.) Come si può notare, la forza mareale è una frazione 2R/d = 0,034 della forza con cui la Luna attrae a sé la Terra.

Si può facilmente dimostrare che DFb = -DFa. La Fig. 1 in effetti mostra che, mentre i vettori che rappresentano la gravità lunare sono tutti diretti verso il centro del nostro satellite, la forza mareale “stira” la Terra simmetricamente rispetto al suo centro lungo la direzione Terra-Luna, producendo due rigonfiamenti mareali. Questa stessa figura mostra anche che la forza mareale diventa compressiva lateralmente – dove si creano le basse maree – favorendo ulteriormente la formazione dei rigonfiamenti. Data la posizione simmetrica di questi ultimi, si producono due alte maree in un periodo di 24 ore e 50 minuti. In effetti, nel tempo che la Terra impiega a fare un giro completo su se stessa, la Luna compie un piccolo tratto lungo la sua orbita; dunque, la Terra deve ruotare un poco più di 360° affinché un dato punto su di essa torni a stare in direzione della Luna: questo spiega perché il periodo delle due maree è maggiore di 24 ore.

In verità, i rigonfiamenti mareali non sono direttamente allineati con la Luna come mostrato in Fig. 1. Questo avviene perché il periodo di rotazione terrestre è inferiore al periodo orbitale del nostro satellite e la Luna tende a rimanere “indietro”, come mostrato in Fig. 2. Questo disallineamento produce alcuni effetti oggi ben misurabili, come il rallentamento della rotazione terrestre e l’allontanamento della Luna. Vediamo in dettaglio ognuno di questi effetti.

 

Fig. 2 – Uno dei due rigonfiamenti mareali è più vicino dell’altro alla Luna. La forza gravitazionale esercitata dalla Luna su di essi è dunque diversa e si realizza una coppia torcente che tende a rallentare la rotazione terrestre.

 

 

Rallentamento della rotazione terrestre

La Fig. 2 mostra come i due rigonfiamenti mareali interagiscono gravitazionalmente con la Luna: il rigonfiamento più vicino tende, come abbiamo detto, a sopravanzare il nostro satellite, ma ne subisce l’azione frenante a causa del richiamo gravitazionale (freccia azzurra lunga). Naturalmente la Luna agisce anche sul rigonfiamento più distante (freccia azzurra corta) stimolando, in questo caso, un’accelerazione; tuttavia, a causa della maggiore distanza, quest’ultimo effetto è inferiore al primo e il risultato netto è un rallentamento della rotazione dell’ellissoide mareale. Dunque, parti diverse della Terra, ruotando più velocemente dei rigonfiamenti, attraversano i rigonfiamenti stessi. Pertanto, strati superficiali sempre diversi della Terra vengono continuamente “stirati” e deformati. L’attrito che si genera in questo processo dissipa in calore parte dell’energia cinetica di rotazione terrestre; il nostro pianeta riduce progressivamente la sua velocità di rotazione e il giorno si allunga al tasso attuale di 0,0016 secondi ogni secolo.

 

Allontanamento della Luna

Abbiamo visto che la rotazione dei due lobi mareali terrestri viene rallentata dal nostro satellite; per il principio di azione e reazione è altresì vero che la Luna tende ad essere “trainata” da questo rigonfiamento (freccia rossa lunga nella Fig. 2). Questo provoca un aumento progressivo della distanza Terra-Luna.

Per capire il perché di questo effetto procediamo per passi temporali successivi. Inizialmente la Luna è su un’orbita stabile con velocità u a distanza r dalla Terra: questo significa che, in un riferimento rotante con la Luna, l’azione gravitazionale esercitata dalla Terra, Fg = GMm/r2, è bilanciata dalla forza centrifuga Fc = Mmu2/r, dove G è la costante gravitazionale ed M ed m sono, rispettivamente, la massa della Terra e della Luna. A causa del traino del rigonfiamento mareale più vicino, la Luna tende ad accrescere la sua velocità; Fc pertanto aumenta, prevalendo sulla gravità terrestre e spingendo la Luna ad una distanza maggiore. Nell’allontanarsi dalla Terra il nostro satellite accresce la propria energia potenziale U = -GMm/r e deve pertanto diminuire la sua energia cinetica T = 0.5mu2 poiché, durante questa fase, l’energia totale E = U + T rimane costante (analogamente a quello che succede quando lanciamo un sasso in aria). La Luna dunque si assesta su una nuova orbita stabile ad r’ > r, e u’ < u. L’intero processo a questo punto riprende provocando un ulteriore nuovo allontanamento.

Naturalmente, la descrizione del fenomeno in passi discreti successivi rappresenta un artificio operato a scopo illustrativo; in realtà l’allontanamento della Luna avviene in maniera continua al tasso odierno di 3-4 centimetri all’anno. Vale la pena sottolineare che, come è stato accennato nel livello base, questo fenomeno può essere spiegato in termini di conservazione del momento angolare totale, piuttosto che in termini di forze e di energia, come abbiamo fatto qui.

 


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