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In Italia
20 aprile. A Cannes vince il Gattopardo


Il Gattopardo
Da Il Morandini, Zanichelli editore: «Dal romanzo postumo (1958) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: mentre nel 1860 Garibaldi e le sue camicie rosse avanzano in Sicilia, Tancredi, nipote del principe don Fabrizio di Salina, si arruola volontario e si fidanza, col consenso dello zio, con Angelica, figlia di un nuovo ricco. Dopo essere andato, come tutti gli anni, nella sua villa di campagna a Donnafugata, il principe dà un ballo nel suo palazzo di Palermo dove l'aristocrazia festeggia la scongiurata rivoluzione. Splendida e fastosa illustrazione del passaggio della Sicilia dai Borboni ai sabaudi e della conciliazione tra due mondi affinché "tutto cambi perché nulla cambi", è un film sostenuto dalla pietà per un passato irripetibile che ha il suo culmine nel ballo, lunga sequenza che richiese 36 giorni di riprese. Capolavoro o falso capolavoro? Affresco o mosaico? Straordinario o decorativo? Critica discorde. Visconti volle nella colonna sonora di N. Rota un valzer inedito di G. Verdi. B. Lancaster con la voce di Corrado Gaipa. Palma d'oro a Cannes ex aequo con il giapponese Seppuku di Masaki Kobayashi e tre Nastri d'argento (fotografia, scene, costumi). Restaurato nel 1991 dalla Cineteca Nazionale di Roma con la direzione tecnica di G. Rotunno, direttore della fotografia».

  Luchino Visconti (1906 -1976)
Il suo nome si collega ad un capolavoro: Il Gattopardo. Una di quelle pellicole entrate nella storia del nostro cinema: la bellezza di una giovanissima Claudia Cardinale accanto alla carismatica presenza del Principe Don Fabrizio di Salina, alias Burt Lancaster.
La sua opera prima risale al 1943 e s'intitola Ossessione: uno specchio della realtà nazionale di allora. Cinque anni dopo, ispirato dal capolavoro di Verga, I Malavoglia, porta sullo schermo La terra trema. Dove, con toni epici e lirici di profonda intensità, offre uno struggente ritratto sociale. Da allora si susseguono pellicole quali Bellissima, 1952, Senso, 1954, Le notti bianche, 1957 e poi il famoso Rocco e i suoi fratelli, del 1960. Storia di una vedova e i suoi cinque figli: una famiglia di cui narra la lenta, tragica disgregazione. Col passare degli anni, il suo gusto per il preziosismo e la rifinitura aumenta. Eccolo dirigere La caduta degli Dei, 1969, l'indimenticabile e tormentato Morte a Venezia 1971, fino al drammatico Ludwig.
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