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In Italia
11 ottobre. La Chiesa alla ricerca di nuovi orizzonti


Il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965)
Il Concilio Ecumenico Vaticano II annunciato il 25 gennaio 1959 da Giovanni XXIII "tremando un poco di commozione ma insieme con umile risolutezza" rappresenta l'atto più importante della Chiesa cattolica nell'epoca contemporanea. Esso si apre l'11 ottobre 1962 con il famoso discorso "Gode la Madre chiesa" di Giovanni XXIII e si sviluppa in quattro periodi di cui solo il primo avverrà nel pontificato giovanneo, mentre i successivi si collocano nel pontificato di Paolo VI che felicemente decide alla sua elezione di proseguirlo.

La novità del concilio è dato dal crearsi di una coscienza nuova, cioè il maturare nei vescovi della convinzione che non si tratta tanto di approvare i testi formulati dalla Commissione preparatoria, quanto piuttosto di discuterli, modificarli e molto spesso formularne di nuovi. Via via essi si rendono conto che l'essere riuniti tutti insieme, si tratta di 2500 vescovi, con provenienze geografiche, culturali e soprattutto pastorali così diverse, consente loro di affrontare i problemi posti dalle nuove condizioni storiche. la dimostrazione più chiara di questa assunzione di responsabilità è data dal fatto che alla fine del primo periodo la maggioranza rifiutò gli schemi preparatori proposti, salvo quello sulla liturgia, l'unico che sembrava rispondere alle esigenze di una chiesa viva che parlasse il linguaggio della gente.

All'inizio del secondo periodo (settembre 1963) Paolo VI creò i quattro moderatori, tra cui il cardinal Lercaro, per dare una direzione più unitaria ed efficace ai lavori conciliari. Le discussioni che avvenivano al mattino nelle Congregazioni generali erano vivaci e talora aspre: si confrontavano per la prima volta con molta sincerità scuole teologiche diverse: quella romana, sempre la più conservatrice, quella francese e tedesca che rappresentavano i punti più aperti e avanzati di elaborazione teologica; ma presto si espressero anche i vescovi dell'America latina e dell'Africa che evidentemente incarnavano dimensioni assai diverse di realtà ecclesiale. il concilio approvò quattro Costituzioni, nove decreti e tre dichiarazioni. La prima costituzione approvata fu quella sulla sacra liturgia che era certo la più matura. Essa consentì l'uso della lingua parlata nei singoli paesi durante le celebrazioni liturgiche, segnando per i fedeli un salto qualitativo e rendendo possibile la partecipazione attiva alla messa e alla conoscenza della Sacra Scrittura.

Non meno importante furono la costituzione sulla Chiesa, che veniva presentata come mistero e come popolo di Dio in cammino, ponendo fine alla definizione di "società perfetta" e quella sulla Chiesa e il mondo moderno. Quasi alla fine del concilio, proprio per l'acceso dibattito che aveva suscitato, venne approvata la costituzione sulla parola di Dio che riaffermava il primato della Scrittura nella vita della chiesa: le diffidenze nei confronti della Bibbia che traevano origine dalla Riforma protestante erano decisamente superate. Altri temi fondamentali come l'ecumenismo, cioè il cammino verso l'unità delle chiese, la libertà di coscienza, il nuovo atteggiamento verso gli ebrei che superava ogni antisemitismo sono alcuni fra i temi affrontati nei documenti conciliari. Il Concilio Vaticano II faceva indubbiamente compiere alla Chiesa una profonda conversione per una più limpida trasparenza al Cristo e rappresentava anche per l'umanità un passo avanti sulla via della pace.
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