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In Italia
14 giugno. Abolito l'indice dei libri proibiti


Index librorum prohibitorum
Fino a tutto il 1966, la legge canonica ha prescritto che ci fossero due forme di controllo sulla letteratura: la censura preventiva sui libri scritti da cattolici in tema di morale e/o di fede, il proverbiale «imprimatur» tuttora in vigore ai giorni nostri, e la condanna di libri giudicati offensivi, contro i quali sia chiesto l'intervento dell'autorità ecclesiastica, l'Index, appunto, promulgato nel 1559 e la cui ultima edizione, la ventesima, fu redatta nel 1948. In essa vi comparivano Balzac, Berkeley, Cartesio, D'Alembert, Darwin, Defoe, Diderot, Dumas (entrambi), Flaubert, Heine, Hobbes, Hugo, Hume, Kant, Lessing, Locke, Malebranche, Stuart Mill, Montaigne, Montesquieu, Pascal, Proudhon, Rousseau, George Sand, Spinoza, Stendhal,  Sterne, Voltaire, Zola. E tra gli italiani Aretino, Beccaria, Bruno, Benedetto Croce,  D'Annunzio, Fogazzaro, Foscolo, Gentile, Giannone, Gioberti, Guicciardini, Leopardi, Marini, Minghetti, Monti,  Rosmini, Sacchetti, Sarpi, Savonarola, Settembrini, Tommaseo, Pietro Verri e anche il Teatro comico fiorentino; inoltre era all'Indice qualsiasi volume non autorizzato che trattasse di storia della massoneria o dell'Inquisizione e le versioni non cattoliche del Nuovo Testamento. Nel decennio successivo furono aggiunti tra gli altri Simone de Beauvoir, Gide, Sartre, Malaparte e Moravia.

Nel 1908 Pio X, nel corso della riorganizzazione della curia, tracciò una riga sulla parola «inquisizione» e da quel momento la congregazione incaricata di mantenere la purezza della fede cattolica si chiamò "Santo Uffizio". Anche le competenze della congregazione preposta all'elaborazione e all'aggiornamento del libri proibiti furono trasferite nel 1917 al Santo Uffizio, nuovamente rinominato nel 1965 da Papa Paolo VI "Congregazione per la Dottrina della Fede", il cui obiettivo primario è di promuovere l'ortodossia cattolica e di difendere i diritti di tutti coloro i quali siano accusati di venir meno a tal riguardo.
Nel 1966 l'Index librorum prohibitorum fu infine definitivamente soppresso.
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