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In Italia
11-12 giugno. Attentati per l'autonomia


Notte dei Fuochi
Scritto di Paolo Valente "L'Adige", 2007: «Alto Adige, dintorni di Bolzano. La sera dell'11 giugno 1961 tutto sembra tranquillo. Sopravviene la notte. Alle spalle ci sono i festeggiamenti e le celebrazioni per la domenica del S. Cuore. Sulle cime e sulle pendici dei monti brillano ancora i tradizionali fuochi.
All'improvviso si scatena l'inferno. L'azione, volutamente spettacolare, è stata preparata da tempo. In vista di quella che passerà alla storia come la "notte dei fuochi", sono stati minati quasi 60 tralicci dell'alta tensione. [...] La "notte dei fuochi" ha un notevole impatto. La tensione è palpabile. I danni sono ingenti. La mobilitazione delle forze dell'ordine imponente, anche perché, nelle settimane successive, non si interrompe la serie degli attentati. La condanna dell'azione è unanime: dalla Volkspartei ai cosiddetti "partiti italiani", dalle autorità civili a quelle ecclesiastiche.
Ma come si è arrivati a questa situazione? 

Nel 1961 l'accordo su cui si basa l'autonomia regionale, quello firmato a Parigi dai ministri De Gasperi e Gruber, compie quindici anni. La quiete dei primi tempi del dopoguerra era stata tuttavia solo apparente. Con la metà degli anni '50 la classe dirigente di lingua tedesca comincia a manifestare il "disagio" della popolazione. Sul piano delle istituzioni si denuncia la mancata attuazione degli accordi internazionali ed in particolare la mancata delega di importanti competenze amministrative dalla Regione alle Province. [...] Nel novembre del 1957 si riuniscono a Castelfirmiano 35 mila persone. E' lì che risuona, forte, l'appello al "Los von Trient".

Il "Los von Trient" non è un rifiuto dell'autonomia in sé, ma di quel tipo di autonomia e della sua attuazione. [...] Una parte, minoritaria, dei dissenzienti punta alla cosiddetta "autodeterminazione" e sceglie di dare la parola alle bombe.
La storia degli attentati degli anni Sessanta si può suddividere in due tempi. In un primo periodo gli attacchi sono rivolti alle cose (simboli e oggetti), in una seconda fase essi colpiscono anche le persone e causano numerose vittime.
Poiché l'obiettivo dei cosiddetti "attivisti" è la separazione dell'Alto Adige dall'Italia, essi si propongono di intralciare le trattative in corso tra i due governi, caldeggiate in particolare dalla risoluzione dell'ONU del 1960.
Protagonista dei primi anni di bombe (dal 1957) è il Befreiungsausshuss Südtirol (BAS, Comitato di liberazione del Sudtirolo). Godendo di appoggi politici, finanziari e organizzativi in Austria, il gruppo mette a segno una lunga serie di attentati, il cui apice è raggiunto appunto nel giugno 1961.

Dopo quella data la reazione dello Stato non si farà attendere. Il BAS è presto decapitato da un'ondata di arresti. Nelle carceri italiane ci saranno casi di maltrattamento e due morti sospette. Il processo agli "attivisti", cominciato nel 1963, terminerà con decine di condanne. Il 1961, invece, si chiude (settembre) con l'insediamento della Commissione dei 19 - la quale, dopo anni di lavoro, arriverà ad elaborare il testo della nuova Autonomia - e con una nuova risoluzione dell'ONU (novembre). Dall'altra parte il ricorso alla violenza inaugurato dal BAS condurrà ad una fatale degenerazione in atti di vero e proprio terrorismo stragista».
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