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In Italia
9 ottobre. La tragedia del Vajont


"Oggi tuttavia non si può soltanto piangere, è tempo di imparare qualcosa". Era il 10 ottobre  quando Tina Merlin scriveva queste parole sul suo giornale, L'Unità. Il giorno prima sul Vajont era crollato, insieme al monte Toc, il mito della tecnologia come antidoto a ogni emigrazione, a ogni miseria, a ogni disperazione. Tre anni prima, a Milano si processava L'Unità, o meglio la sua giornalista Tina Merlin, bellunese, rea di aver scritto sul giornale contro la SADE, azienda del monopolio elettrico, per la diga che si sta costruendo al Vajont. Lei e gli abitanti di Erto, il paese che s'affaccia sul bacino artificiale, accusavano la SADE di fare la diga in un posto sbagliato, pericoloso. La Merlin e gli abitanti di Erto furono assolti perchè nell'articolo incriminato non si trovano notizie né false, né esagerate, né tendenziose. Ma chi doveva fermare i lavori alla diga non lo fece. E la storia si chiuse con 2000 morti.

L'Avanti! il 20 ottobre scriveva, prendendo spunto da un matrimonio tra le rovine: «E vissero felici e contenti": così finiscono le favole che anche i bambini di Longarone, di Pirago e delle altre frazioni distrutte avranno sentito innumerevoli volte [...].
Che cosa vogliamo raccontare loro, adesso? Che c'era una diga sicura e una montagna cattiva, che il destino, all'improvviso, ha fatto franare la montagna e l'acqua ha ucciso tanta gente? No: i bambini diventano grandi, non ci credono più sin da adesso a questo tipo di fatalità. [...] E poi ci sono "loro", no? quelli che sanno tutto, gli studiosi, i tecnici e quelli responsabili dell'incolumità della gente. Se c'è pericolo, diranno qualcosa. O la patria, come disse Vanoni, si ricorda di noi solo quando arriva la cartolina rosa del servizio militare? [...] Esce l'ondata assassina. [...]L'acqua cancella Longarone. Cosa fare? Si alzano le braccia: perbacco! [...] E' proprio un destino crudele. [...] Sembra grottesca la risposta della SADE all'ultimo drammatico allarme [di pericolo]: "Dormite con un occhio solo". Nessun riferimento al sonno eterno. [...] Entra in funzione l'Italia dei poeti e dei sottosegretari e, fra la commozione generale, si distribuiscono soccorsi ai sopravvissuti. E' un po' tardi, adesso, e c'era tutto il tempo di pensarci prima. [...] La vita riprende e la favola non bella del Vajont si conclude come nelle favole della nonna, con un matrimonio; ma vicino è un mare di rovine e di morte. "...e sopravvissero felici e contenti».
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