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Astronomia
Eclisse di Sole in Italia

Il 15 febbraio del 1961 rimarrà a lungo nel ricordo della generazione di italiani nata tra la fine degli anni '40 e la prima metà degli '50. Infatti l'eclisse di Sole del febbraio 1961 è stata e rimane l'ultima eclisse totale di Sole visibile dall'Italia. Le eclissi di Sole, pur non avendo più quel profondo significato scientifico della prima parte del Novecento, mantenevano anche negli anni '60 un loro indiscutibile fascino. Lo studio della corona solare con l'avvento dei coronografi non era più esclusivamente ad appannaggio delle osservazioni astronomiche durante le eclissi, ma poteva essere fatto anche durante normali giornate di osservazione dalla torri solari.

Per quanto riguarda la descrizione del fenomeno delle eclissi riportiamo qui solo alcune considerazioni essenziali. Quando la Luna, muovendosi attorno alla Terra, passa davanti al Sole, viene illuminata e lascia dietro di sé un cono d'ombra ed un cono, molto più ampio, di penombra. Chiunque si trovi all'interno dell'ombra o della penombra vedrà il Sole totalmente o parzialmente oscurato da un'eclisse totale o parziale, rispettivamente. Dato che i tre corpi interessati si muovono ognuno rispetto agli altri, l'ombra e la penombra percorrono sulla Terra traiettorie lunghe anche molte migliaia di chilometri e di larghezza 270 km, al massimo, l'ombra e circa 7000 km la penombra. L'eclisse totale è possibile perché la Luna, che è circa 400 volte più piccola del Sole, si trova ad una distanza circa 400 volte inferiore. Questo è un caso, ma fa sì che il diametro della Luna sia praticamente identico a quello Sole, che viene quindi oscurato completamente. Le condizioni per un'eclisse totale richiedono la fase di Luna Nuova e che il centro del disco lunare passi per il centro del disco solare.

Alle 8.40 del mattino il cielo, alla latitudine di Bologna, diventò improvvisamente buio come a mezzanotte. Un evento così appariscente non poteva passare inosservato anche per quelle persone che non si interessano di astronomia. Ma l'osservatorio astronomico di Bologna si mobilitò per l'osservazione di questo fenomeno celeste. Come si legge nella rivista Coelum del 1961 "hanno entusiasticamente partecipato alle osservazioni A. Betti, U. Dall'Olmo, S. Delli Santi, O. Fusi Pecci, A Galazzi, A. Gherardi, G. Mannino, A. Orsi, E. Poli, L. Spano, R. Stagni U. Tosi nonché gli operatori della Televisione Italiana". Venne effettuata un ripresa con una cinepresa Paillard passo 16 mm teleobbiettivo f: 3.5 e focale 7,5 cm con filtri attenuatori e scattando un fotogramma ogni 5 secondi (pellicola Ferrania P3 invertibile). Si può capire da questa descrizione come fosse primitiva, rispetto alle tecnologie fotografiche attuali, la qualità delle osservazioni; va però sottolineato il loro valore storico e perché no affettivo come testimonianza di un passato dell'astronomia bolognese ormai archiviato, ma non per questo meno importante.
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