Curriculum vitæ di Fabrizio Bònoli

 

 


Sommario

·       Titoli di studio

·       Incarichi precedentemente svolti

·       Appartenenza a organizzazioni nazionali ed internazionali

 

1. Attività di ricerca

2. Attività didattica

3. Attività museografica

4. Attività di diffusione della cultura astronomica

5. Attività di gestione e partecipazione a comitati di consulenza

Pubblicazioni in: www.bo.astro.it/~bonoli/pubmie.html

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·       Alma Mater Honorary Professor Università di Bologna dal 29 marzo 2021.

·       Direttore del Giornale di Astronomia, edito dalla Società Astronomica Italiana, dal 1997.

·       Professore Associato fino al 31 ottobre 2017 presso il Dipartimento di Astronomia (poi ‘di Fisica e Astronomia’) della Facoltà di Scienze mm.ff.nn. dell’Università di Bologna dal 7 gennaio 2004, in seguito a idoneità al concorso per Professore Associato dell’Università di Palermo conseguita il 15 novembre 2002, confermato in ruolo il 7 gennaio 2007.

·       In quiescenza dal 1° novembre 2017.

·       Membro del Comitato paritetico di indirizzo del Museo Astronomico di Brera (MusAB), istituito da INAF e Università degli Studi Milano, dal 25 giugno 2021.

·       Membro del Comitato Scientifico della collana editoriale Architettura Geometria Astronomia, libreriauniversitaria.it Edizioni, dal 2022.

·       Membro del Scientific Organizing Committee del convegno Copernicus and Italy. “Corona magnorum virorum et artificum”: a revolutionary astronomer in the cradle of Humanism, Roma Sep 28-30, 2023.

·       Membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del bicentenario della nascita di Lorenzo Respighi (1824-1889).

·       Membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei quattrocento anni della nascita di Giovanni Domenico Cassini (1625-1712).

 

Titoli di studio

 

·       Maturità classica presso il Liceo-Ginnasio ‘G.B. Morgagni’ di Forlì nel luglio 1966.

·       Laurea in Astronomia presso l’Università di Bologna il 24 luglio 1972 (104/110), con una tesi su “Emissione di impulsi a 10 Ghz da esplosioni di Supernovae”; relatore Giorgio G.C. Palumbo, co-relatore Giacomo Cavallo.

·       Diploma di Perfezionamento in Teoria e applicazioni delle macchine calcolatrici presso l’Università di Bologna il 20 dicembre 1974 con una tesi su “Distribuzione in coordinate equatoriali, su una proiezione di Hammer-Aitoff della sfera celeste, dei campi osservati di Supernovae”.

 

Incarichi svolti

 

·       Professore incaricato di Storia della cosmologia nel Corso di Studi per la Laurea Magistrale in Astrofisica e Cosmologia dell’Università di Bologna, Scuola di Scienze, dal 1° novembre 2017.

·       Professore incaricato di Storia della cosmologia del Corso di Studi per la Laurea Magistrale in Astrofisica e Cosmologia della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna dall’a.a. 2008/09 all’a.a. 2016/17.

·       Professore incaricato di Storia dell’astronomia del Corso di Studi per la Laurea in Astronomia della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna dall’a.a. 1990/91 all’a.a. 2017/17.

·       Professore incaricato di Astronomia del Corso di Studi per Laurea in Scienze Naturali della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna dall’a.a. 2004/05 all’a.a. 2016/17.

·       Professore incaricato di Storia dell’astronomia II del Corso di Studi per la Laurea Specialistica in Astrofisica e Cosmologia della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna dall’a.a. 1990/91 al 2007/08.

·       The Scientific Revolution, modulo di lezioni nel corso di Historia de la astronomia y arqueoastronomia per il Doctorado ‘Fisica del Cosmos’ presso il Departamento de Astrofisica di Universidad de La Laguna e Instituto de Astrofísica de Canarias, Santa Cruz de Tenerife, Spagna, 2005.

·       Professore incaricato di Museografia Astronomica nel Master in Museologia Scientifica dell’Università di Bologna negli anni 2004 e 2005.

·       Professore incaricato di Astronomia nella Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SSIS), Indirizzo di Scienze Naturali, dell’Università di Bologna dall’a.a. 1999/2000 al 2006/07.

·       Professore incaricato di Epistemologia e Storia delle scienze nella Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SSIS), Indirizzo di Scienze Naturali, dell’Università di Bologna dall’a.a. 1999/2000 al 2006/07.

·       Professore incaricato di Storia dell’astronomia del Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna nell’a.a. 1997/98.

·       Incaricato di Tecniche di osservazione astronomiche, cicli di lezioni con laboratori ed esercitazioni, nell’ambito del corso di Laboratorio di Astronomia I per il Corso di Laurea in Astronomia della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna dall’a.a. 1974/75.

·       Ricercatore confermato presso il Dipartimento di Astronomia della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna, dal 1° agosto 1980 al 6 gennaio 2004.

·       Responsabile dei laboratori fotografici del Dipartimento di Astronomia e dell’annessa stazione osservativa di Loiano dal 1975.

·       Contrattista presso la Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna, gruppo astronomico, dal 6 settembre 1975 al 31 luglio 1980.

·       Incaricato di esercitazioni pratiche presso il Corso di Laurea in Astronomia della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna nell’a.a. 1974/75.

·       Incaricato di esercitazioni pratiche presso la Cattedra di Fisica II della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna nell’a.a. 1972-73.

                                                                                                  

 

·       Vicepresidente della Società Astronomica Italiana (SAIt) dal 24/4/2001 al 31/12/2013.

·       Membro del Consiglio Direttivo della Società Astronomica Italiana (SAIt) dal 19/9/1994 al 31/12/2013.

·       Membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia (SISFA) dal 26/07/2012 al 19/02/2019.

·       Vicedirettore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna dal 2001 al 30/10/2009.

·       Membro della Giunta del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna dal 1986 al 1996.

·       Rappresentante di Ateneo nel Consiglio Direttivo del Centro Interuniversitario di Ricerca in Filosofia e Fondamenti della Fisica dal 19/07/2011 al 31/10/2017.

·       Membro dei vari Consigli di Corsi di Laurea in Astronomia dell’Università di Bologna succedutisi dal 1988.

 

·       Membro del CRA (Consiglio per le Ricerche Astronomiche), organo di consulenza del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, dal 1983 al 1987 e dal 1991 al 1994.

·       Membro della Giunta del CRA (Consiglio per le Ricerche Astronomiche), dal 1993 al 1994.

·       Responsabile dell’Unità di Ricerca di Bologna del Gruppo Nazionale di Astronomia del CNR dal 1985 al 1995.

·       Membro del Consiglio Scientifico del Gruppo Nazionale di Astronomia del CNR dal 9 ottobre 1986 al 1995.

·       Membro della Commissione di Studio per la Storia della Fisica ed Astronomia del Comitato Scienze Fisiche del CNR, dall’11 maggio 1995.

 

·       Membro del Consiglio Scientifico dello SMA (Sistema Museale d’Ateneo) dell’Università di Bologna dal 1/01/2014 al 19/06/2017.

·       Referente scientifico del Museo della Specola del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna dal 16/09/2013 al 19/06/2017.

·       Ispettore Onorario della Soprintendenza di Bologna ai Beni Artistici del MiBAC dal 2001.

·       Responsabile del Museo della Specola del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna dal 1988 al 16/07/2013.

·       Membro del Comitato Tecnico-Scientifico dello SMA (Sistema Museale d’Ateneo) dell’Università di Bologna dal 1999 al 16/07/2013.

·       Membro del Comitato Scientifico del Museo di Palazzo Poggi dell’Università di Bologna dal 2001 al 2011.

·       Vice-direttore del CISMA (Centro Interdipartimentale per i Servizio Museografici ed Archivistici) dell’Università di Bologna nel 1993.

·       Membro della Giunta del CISMA (Centro Interdipartimentale per i Servizio Museografici ed Archivistici) dell’Università di Bologna dal 1992 al 1994.

·       Membro del Comitato Tecnico-Scientifico del CISMA (Centro Interdipartimentale per i Servizio Museografici ed Archivistici) dell’Università di Bologna dal 1989 al 1999.

·       Membro della Commissione Musei della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna dal 1988 al 1989.

·       Membro del Consiglio del Centro Interdipartimentale di Ricerche Educative dell’Università di Bologna dal 1987 al 2007.

 

·       Membro del Comitato scientifico della Biblioteca interdipartimentale di Fisica e Astronomia, Matematica, Informatica dal 25/09/2013 al 14/06/2017.

·       Direttore di “Al-Magella al-Falakyya, edizione in lingua araba del “Giornale di Astronomia”, edita dalla Società Astronomica Italiana, dal 1998 al 2003.

·       Direttore della rivista “Coelum”, edita dall’Istituto di Astronomia dell’Università di Bologna, dal 1° gennaio 1982 al 31 dicembre 1986.

 

·       Membro del Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Angelo Secchi SJ, dal 30/03/2018.

·       Membro del Comitato scientifico del 61° Congresso nazionale della SAIt “Nuovi attori per nuovi scenari dell’astrofisica, Padova, 12-15 settembre 2017.

·       Membro del Comitato scientifico della mostra Le luci di Horn – Storie di un astronomo a Bologna, Bologna, Museo Ebraico, 20 maggio – 30 luglio 2017.

·       Membro del Comitato scientifico del XXXIII Congresso nazionale della SISFA, Acireale 4-7 settembre 2013.

·       Membro del Comitato scientifico del 57° Congresso nazionale della SAIt “L'astronomia italiana verso Horizon 2020”, Bologna, 7-10 maggio 2013.

·       Membro del Comitato scientifico della mostra L’universo in evoluzione. Dal Big Bang alla vita, per BoAstro2009, Bologna 2009.

·       Presidente del Comitato scientifico e organizzativo della mostra 70 anni allo specchio: 1936-2006, Bologna, 2006.

·       Presidente del Comitato scientifico del 2005 – Anno Cassiniano, Bologna, 2004-05.

·       Membro del Comitato scientifico dell’International Conference Titan: from Discovery to Encounter, Olanda, aprile 2004.

·       Membro del Comitato scientifico dell’Accademia Nazionale dei Lincei per il Convegno Cento anni di astronomia in Italia: 1860-1960, Roma. marzo 2003.

·       Membro del Gruppo di lavoro scientifico per la realizzazione di Apriti Cielo – Planetario di Torino, 2003-2004

·       Membro del Comitato scientifico del convegno Cosmology through Times, Roma giugno 2001.

·       Membro del Comitato scientifico del III convegno Inspiration of Astronomical Phenomena, Palermo dic. 2000 - gen. 2001.

·       Membro del Comitato scientifico e del comitato organizzativo del convegno Seventh Centenary of the Teaching of Astronomy in Bologna: 1297-1997, Bologna giugno 1997.

·       Membro del Comitato scientifico del Planetario di San Giovanni in Persiceto dal 1998.

·       Consulente scientifico per il Planetario del Comune di Ravenna dal 1985 al 1990.

·       Responsabile scientifico del progetto “Specola 2000” svolto in collaborazione tra Società Astronomica Italiana e Ministero per i Beni Culturali.

·       Membro della Commissione selezionatrice per una borsa di studio presso l’Osservatorio Astronomico di Bologna, ottobre 2009.

·       Membro della Commissione giudicatrice per la valutazione comparativa ad un posto di Ricercatore universitario presso l’Università di Catania, febbraio-marzo 2008.

·       Membro della Commissione giudicatrice per il Dottorato di Ricerca in Astronomia presso l’Università di Bologna, nel 2004.

·       Membro della Commissione giudicatrice per la valutazione comparativa ad un posto di Ricercatore universitario presso l’Università di Urbino, nel 2000.

·       Membro della Commissione esaminatrice di un concorso per funzionario tecnico presso l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, nel 2000.

·       Membro della Commissione di valutazione dei progetti di realizzazione di un museo didattico presso la sede di Monte Porzio dell’Osservatorio Astronomico di Roma, nel 2000.

·       Membro della commissione giudicatrice per un concorso a “Responsabile istituzioni scientifico-museali” del Comune di Ravenna, nel 1998.

 

 

Appartenenza attuale o pregressa a organizzazioni nazionali e internazionali

 

·       International Astronomical Union

·       International Council of Museums

·       Società Astronomica Italiana

·       Società degli Storici della Fisica e dell’Astronomia

·       Società Italiana di Fisica

·       Associazione Nazionale Musei Scientifici

·       International Union of History and Philosophy of Science

·       Scientific Instrument Commission

·       Internationale Coronelli-Gesellschaft für Globen-und Instrumentenkunde.

·       Honorary Appointed to the Research Board of Advisors of the American Biographical Institute

·       New York Academy of Science

·       Royal Photographic Society

 

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1. Attività di ricerca in astrofisica e storia dell’astronomia

 

Sin dall’inizio dell’attività scientifica il mio interesse si è rivolto verso le problematiche connesse all’osservazione, interpretazione e studio delle strutture e dell’evoluzione dei sistemi stellari, con ovvi collegamenti al quadro generale dell’astrofisica delle galassie e alla cosmologia.

 

Come prosecuzione del lavoro iniziato durante la tesi di laurea, presso l’Istituto TeSRE del CNR, ho partecipato ad un esperimento, in collaborazione con ricercatori di Harwell, Glasgow e Dublino, connesso alla rivelazione di radiazione a microonde (prompt emission a10 Ghz) emessa durante la fase di esplosione delle supernovae. Obiettivo di questo esperimento era quello di verificare la possibilità di sviluppare una nuova tecnica che permettesse di rivelare SN in ammassi di galassie e soprattutto di rivelarle in una fase della rapida emissione di radiazione che permettesse di studiarne le prime variazioni di luminosità. Questa tecnica si sperava consentisse di osservare un gran numero di SN in ammassi densi di galassie, aumentando le informazioni connesse alla loro frequenza nelle galassie e al loro utilizzo come candele campione nella scala delle distanze; inoltre, si prevedeva di potersi coordinare con i rivelatori di onde gravitazionali dell’epoca (barre di Weber) onde valutare la coincidenza dell’osservazione a microonde con quella delle onde gravitazionali emesse durante le violente fasi esplosive. La ricerca non dette i risultati sperati.

 

Quando è iniziata la realizzazione del telescopio G.D. Cassini da 152cm a Loiano (Bo), ho collaborato attivamente alla sua installazione e messa a punto e al suo pieno utilizzo come strumento di carattere nazionale, in qualità di responsabile del Laboratorio fotografico e di membro della Commissione tecnica di gestione del telescopio.

La disponibilità di uno strumento di questo tipo e l’interesse a sfruttarne al massimo le caratteristiche – campo corretto di 70’ e scala di 17”/mm – hanno portato a definire, in collaborazione con altri colleghi del Dipartimento di Astronomia di Bologna e di altre istituzioni astronomiche nazionali ed estere, alcuni progetti di ricerca rivolti soprattutto verso le seguenti problematiche: ricerca e studio di nuclei galattici attivi (AGN), per ottenere informazioni sulla loro evoluzione e sui fenomeni avvenuti nelle prime fasi evolutive delle galassie, mediante conteggi di oggetti ad eccesso ultravioletto, e studio morfologico e fotometrico di quasar e galassie di Seyfert; ricerca e studio degli ammassi globulari nelle galassie vicine, per ottenere informazioni sulle prime fasi della storia evolutiva delle galassie e delle popolazioni stellari al loro interno dalle proprietà fisiche e dinamiche degli oggetti più antichi osservabili nelle galassie più vicine e dal confronto con gli ammassi della nostra Galassia.

 

 

1.1 Ricerca e studio di nuclei galattici attivi (AGN)

 

La massiccia acquisizione di materiale osservativo necessario alla realizzazione dei progetti sopra citati ed in particolare il ‘lento’ rapporto focale (f/8) del telescopio da 152cm di Loiano, imposero l’approfondimento delle tecniche di trattamento dei materiali fotografici, oltre che delle tecniche di riduzioni fotometriche da osservazioni fotografiche. In questo settore ho sviluppato e messo a punto, con pubblicazioni originali, alcune tecniche, tra le quali, in particolare, la conservazione per lungo tempo delle emulsioni in atmosfera inerte di azoto, che consentisse anche un guadagno in velocità delle emulsioni stesse; lo studio della formazione dell’immagine latente e della possibilità di diminuire il fallimento di reciprocità a bassa intensità (LIRF) usando tecniche di pre-esposizione (contributo pubblicato su una delle maggiori riviste nel settore della fotografia scientifica); il confronto fra varie tecniche di ipersensibilizzazione dei materiali fotografici sensibili all’infrarosso, per definire un trattamento che permettesse di ottenere non soltanto il maggior guadagno in velocità, ma soprattutto la migliore uniformità e riproducibilità, condizioni queste necessarie per un corretto uso dei materiali fotografici per fini fotometrici, spettroscopici e morfologici.

 

Nel lavoro di ricerca sugli AGN, la partecipazione a un gruppo di ricerca coordinato da Alessandro Braccesi, permise di approfondire gli studi sui QSO. Al materiale fotografico originale dello Schmidt da 48” del Palomar, già disponibile, se ne aggiunse del nuovo ottenuto sia con la camera a grande campo e con gli amplificatori d’immagine VARO ed EMI del telescopio di Loiano, sia con osservazioni spettroscopiche condotte in collaborazione con Richard G. Kron al telescopio da 2,7m del McDonald Observatory. Gli studi compiuti sulla variabilità ottica dei QSO mostrarono come non vi fosse relazione tra la luminosità assoluta e la variabilità e suggerirono l’esistenza di un tempo caratteristico di 5 mesi per i fenomeni connessi alla variabilità.

Inoltre, uno studio approfondito di una regione di poco meno di 2 gradi quadrati di cielo, in cui si ottennero magnitudini UBV di circa 300 oggetti, permise di discutere la relazione numero-magnitudine dei quasar selezionati otticamente, sulla base di un nuovo punto a B = 21,5. Il rapido aumento del numero di oggetti da B = 15,5 a B = 21,5 indicava una forte evoluzione cosmologica e si cercò, quindi, utilizzando i dati spettroscopici disponibili su alcuni degli oggetti del campione, di studiarne la densità superficiale in funzione della magnitudine e di z, per cercare di capire se questi oggetti fossero sottoposti ad una evoluzione in densità o in luminosità e, di conseguenza, quale fosse la loro natura ed il significato dei cambiamenti che si osservavano nella loro popolazione con l’età dell’universo.

La discussione in atto alla fine degli anni Settanta sulla natura degli oggetti a eccesso ultravioletto, sulla possibilità di osservare la galassia sottostante e di studiarne le caratteristiche, sul contributo dei QSO al background X e sulla possibilità di osservare galassie primordiali, suggerì di proseguire ulteriormente nell’analisi dettagliata di quella frazione di oggetti, all’interno del campione sopra menzionato, che avevano mostrato una immagine non stellare. Questa analisi aveva così fatto avanzare l’ipotesi dell’esistenza di una popolazione di oggetti a eccesso ultravioletto, in rapida evoluzione, che confortava le evidenze osservative di una forte evoluzione in colore nelle galassie deboli e inoltre poteva essere indice del fatto che si stesse osservando la coda brillante degli stadi iniziali di formazione delle galassie. La risonanza avuta sulla letteratura scientifica internazionale con la pubblicazione di queste ricerche e l’importanza degli interrogativi posti spinse ad un più approfondito studio.

Osservazioni spettroscopiche mirate e un’accurata analisi quantitativa delle immagini di questi oggetti estesi – eseguita, insieme a Luciana Federici, utilizzando un fit gaussiano bidimensionale applicato alle scansioni PDS delle migliori lastre disponibili – portarono, tuttavia, a concludere come il campione in esame fosse essenzialmente composto da oggetti quasi-stellari radio-quieti classici.

Nell’ambito dello studio degli AGN e in particolare della loro evoluzione, ho collaborato, inoltre, ad una ricerca a lungo respiro – con colleghi di Bologna e di Padova – sulle galassie di Seyfert. Scopo di tale programma era quello di effettuare dettagliate osservazioni fotometriche e morfologiche, con le camere CCD dei telescopi di cima Ekar e di Loiano, di un campione di 42 Seyfert 1, onde poterne rideterminare la magnitudine nucleare, inquinata dalla luminosità della galassia sottostante e quindi ridefinirne la funzione di luminosità. Questo progetto, iniziato negli anni ’86-’87, ha richiesto numerose stagioni osservative, a causa sia della vastità del campione selezionato di oggetti, che delle richieste di qualità fotometrica e di ottimo seeing; richieste queste ultime che impegnarono per lungo tempo telescopi come quelli di Loiano e di Asiago, a causa delle condizioni meteorologiche dei siti in cui si trovano. Le analisi conclusive mostrarono come in metà delle galassie genitrici il bulge contribuisse ad oltre il 40% del flusso totale e come il disco dominasse sul bulge nella maggior parte dei casi osservati, suggerendo quindi che una frazione significativa di Seyfert potesse essere costituita da late-type galaxies. Il fatto che le galassie genitrici apparissero più blu delle galassie normali e che i colori IR apparissero più rossi rafforzava il suggerimento che nelle galassie di Seyfert il processo di formazione stellare fosse in media rafforzato.

 

 

1.2 Ricerca e studio degli ammassi globulari nelle galassie vicine

 

Nell’ambito delle ricerche sui sistemi di ammassi globulari nelle galassie vicine, assieme ad alcuni colleghi di Bologna ho attivamente partecipato, fin dalle sue primissime fasi, al programma di ricerca sugli ammassi globulari della galassia di Andromeda (M31) – iniziato al telescopio di Loiano nel 1977 – ricercando di volta in volta collaborazioni nazionali e internazionali su problemi specifici. Scopo della ricerca è stato lo studio approfondito, dal punto di vista fotometrico, morfologico, spettroscopico e dinamico, del sistema di ammassi in M31, per la sua importanza relativamente ad argomenti inerenti sia la conoscenza della galassia genitrice – massa, dinamica ed evoluzione chimica – sia il conseguente confronto con la nostra Galassia, sia l’utilizzo degli ammassi globulari come indicatori secondari di distanza.

Una ricerca di questa portata ha richiesto un’enorme quantità di materiale osservativo: oltre 60 lastre da 25 x 25 cm, in due colori, esposte al telescopio di Loiano su un’area di 4° x 4°, più altre 30 lastre in cinque colori del telescopio Schmidt da 2m di Tautenburg, su un’area di 9° x 9° centrata su M31, scansioni PDS del materiale fotografico, osservazioni con camere CCD per misure fotometriche e morfologiche di singoli candidati o di gruppi selezionati di candidati, osservazioni fotometriche nella regione IR, osservazioni spettroscopiche di singoli candidati, osservazioni con Hubble Space Telescope. Inoltre è stato necessario un lungo tempo per la messa a punto delle tecniche di riduzione e per le riduzioni stesse, nonché per la necessaria organizzazione ed interpretazione della vasta mole di dati.

Prima fase nello studio degli ammassi in Andromeda è stata quella di produrne un campione il più possibile completo e incontaminato, il che presentava non poche difficoltà osservative. Gli ammassi globulari in M31 hanno infatti dimensioni confrontabili con il disco di seeing (10 pc = 3,3 arcsec) e si ritenne, quindi, necessario non solo rivedere criticamente i campioni già esistenti, ma soprattutto esaminare accuratamente tutte le immagini sulle lastre di Loiano e cercare di utilizzare o sviluppare tecniche oggettive per la loro analisi morfologica; tecniche che sono state messe a punto nella ricerca effettuata su un’area di 70’ centrata su M31 (fino cioè a 7 kpc dal nucleo). Questo lavoro ha prodotto un catalogo con circa il 20% in più di candidati ammassi rispetto alle precedenti liste presenti in letteratura. Successivamente, in collaborazione con Roberto Buonanno e Carlo Corsi di Roma, si determinarono, dalle scansioni PDS dei singoli candidati, le magnitudini B e V ed un parametro strutturale che ha consentito di dedurre per la prima volta la stima di un parametro intrinseco, quale il raggio di core, in ammassi esterni alla nostra Galassia e di studiarne le proprietà su di un campione omogeneo, vasto (240 oggetti) e completo fino alla magnitudine V = 18. Va sottolineato, a questo proposito, che un primo studio spettroscopico effettuato da Huchra et al. (1983) al MMT confermò la natura di 60 candidati selezionati su 60 osservati. Inoltre, tramite l’identificazione delle sorgenti X osservate nella survey eseguita su M31 dal satellite Einstein, sono state studiate le proprietà dei 25 ammassi X-emittenti, confrontandole con quelle di analoghe sorgenti in ammassi globulari galattici e trovando in M31 la presenza di più forti e/o più numerosi ammassi globulari emittenti X del previsto, attribuibile alle differenti dimensioni dei sistemi di ammassi nelle due galassie e a differenze nelle interazioni dinamiche fra gli ammassi e la galassia genitrice.

Dopo una favorevole accoglienza a livello internazionale dei risultati di questi lavori si iniziò una collaborazione con l’Osservatorio di Tautenburg, dove mi sono recato in due occasioni, che rese disponibili lastre del telescopio Schmidt da 2m, su cui sono state determinate – con le stesse tecniche di fit bidimensionale applicato alle scansioni PDS – le magnitudini UBVR dei candidati precedentemente selezionati in M31. Si ottenne così un campione di 353 candidati ammassi fino ad una distanza di oltre 15 kpc dal nucleo della galassia, stimato completo fino alla magnitudine V = 18 (Mv = – 6,5). L’accuratezza del lavoro svolto e le tecniche utilizzate permisero inoltre di compiere una completa revisione di tutte le precedenti liste pubblicate. Si è inoltre proceduto nella ricerca di ammassi fino ad una distanza di oltre 30 kpc dal nucleo – utilizzando sempre lastre UBVRI di Tautenburg – con lo scopo di estendere il campione e di ottenere candidati a grande distanza proiettata dal nucleo, per poterne effettuare lo studio spettroscopico e, tramite la dispersione in velocità, ottenere informazioni sulla massa della galassia genitrice. A questo proposito sono state compiute osservazioni spettroscopiche con il telescopio del KPNO da 4m e, nelle estati ’89 e ’90, con il telescopio da 6m sovietico. Applicando il metodo degli statistical mass estimators ad un totale di 162 ammassi osservati spettroscopicamente (parte dal nostro, parte da altri gruppi di ricerca) si ottenne una stima della massa di M31 pari a 4,1 x 1011 M¤ a R ~ 16 kpc.

Nella prosecuzione dell’analisi dettagliata del sistema di M31 e in collaborazione con Richard G. Kron e Donald Hamilton si sono ottenuti al telescopio da 2.7m del McDonald Observatory spettri degli ammassi identificati con sorgenti X, la cui riduzione, effettuata insieme a Luciana Federici e Donald Hamilton durante un soggiorno presso la base del CTIO a La Serena, permise di iniziare lo studio della metallicità dei candidati. Un ulteriore vasto campione di candidati è stato oggetto di osservazioni spettrofotometriche presso il telescopio da 6m del SAO.

Sono state inoltre eseguite osservazioni al telescopio infrarosso del Gornergrat (TIRGO) di ammassi globulari di M31, che hanno consentito di ampliare notevolmente il numero di oggetti osservato nelle bande fotometriche JHK. L’analisi dei dati osservativi non consentì di evidenziare un gradiente di metallicità radiale nel sistema di ammassi, fino a 20 kpc dal nucleo della galassia, né si è potuta confermare l’esistenza di alcuna relazione fra la magnitudine ed i colori infrarossi, che era stata da più parti suggerita come possibile indicatore di distanza. Si è inteso quindi proseguire l’esame del campione nelle bande infrarosse per aumentare il numero di oggetti osservati, onde confermare o meno le evidenze delle prime osservazioni e studiare i problemi dell’arrossamento interno di M31 in connessione con le osservazioni spettrofotometriche al telescopio da 6m SAO. A tale scopo si sono ottenute, nel corso del 1989, alcune notti alla camera CCD del telescopio UKIRT e nel settembre-ottobre 1990 altre notti, allo stesso telescopio sul Mauna Kea e al TIRGO, nel corso delle quali si è ampiamente esteso il campione di ammassi con misure fotometriche nelle bande JHK, fino alla magnitudine V ~ 18.

Attorno a questo filone di ricerca si è creato nel 1984 un gruppo di lavoro che ha elaborato una proposta di osservazione con la Faint Object Camera (FOC) all’Hubble Space Telescope. Questo programma – M31 Globular Clusters and Halo Stars – ha ottenuto 8 ore di tempo di osservazione all’interno dell’Investigation Definition Team’s Guaranteed Time (GTO) e la sua prosecuzione – Color-Magnitude Diagrams of a Sample of Globular Clusters in M31 – ha ottenuto 18 ore di Guest Observer Time. Scopo di queste proposte – che per le note vicende connesse alle ottiche di HST non fu possibile realizzare pienamente – era quello di migliorare la determinazione dell’età degli ammassi globulari, tramite osservazioni con la FOC di alcuni ammassi in M31 per ottenerne il diagramma colore-magnitudine almeno una magnitudine sotto all’Horizontal Branch (HB) e con una accuratezza di 0.1 mag. Si prevedeva così di poter determinare la dipendenza della luminosità dalla metallicità delle RR Lyrae, informazione decisiva per derivare l’età degli ammassi. Sono stati osservati 13 ammassi e dalla deconvoluzione delle immagini FOC è stato possibile ottenere i relativi profili di brillanza superficiale, la brillanza superficiale centrale ed il raggio di core. Questi dati, decisamente migliori di quelli ottenibili all’epoca da terra, hanno mostrato una decisa somiglianza ai valori degli ammassi globulari galattici.

Nell’ottica dello studio dei sistemi di ammassi nelle galassie vicine, per poter utilizzare la funzione di luminosità del sistema come indicatore secondario di distanza, si sono analizzate lastre di Loiano centrate sulla galassia a spirale di tipo avanzato NGC 2403, ottenendo un campione di alcuni candidati fino alla magnitudine V = 20 ed effettuando poi osservazioni spettroscopiche – con Richard G. Kron al telescopio da 2.7m del Mc Donald Observatory – di alcuni di questi. La necessità di ottenere un campione più vasto di candidati, onde poterne osservare la funzione di luminosità per meglio calibrare la scala delle distanze, di cui NGC 2403 è un punto estremamente importante – (m-M)o ~ 27 – ha suggerito di estendere (in collaborazione con colleghi di Trieste) la selezione su lastre ottenute al telescopio da 4m del KPNO, usando tecniche di analisi oggettive.

 

Nell’ambito di tutte queste ricerche ho utilizzato personalmente numerosi telescopi, sia in Italia che all’estero: 6m SAO nel Caucaso, 3,5m UKIRT infrarosso alle Hawaii, 2m Schmidt in Germania, 1,54m Danish in Cile, 1,5m TIRGO infrarosso in Svizzera, 1,8m ad Asiago, 90cm Schmidt a Campo Imperatore. Ho inoltre personalmente contribuito a tutte le altre fasi delle ricerche: definizione del programma scientifico, preparazione delle osservazioni, definizione dei programmi di riduzione, digitalizzazione ai PDS dell’Osservatorio di Capodimonte e dell’ESO, riduzioni fotometriche e morfologiche, analisi e interpretazioni dei dati, conclusioni astrofisiche. Le numerose pubblicazioni su riviste internazionali e comunicazioni a congressi testimoniano la vastità e l’originalità delle ricerche svolte. In particolare, il catalogo degli ammassi globulari di Andromeda, realizzato dal gruppo di ricerca del quale ho fatto parte sin dall’inizio, è tuttora un punto di riferimento indiscusso per le ricerche nel campo.

 

 

1.3 Ricerche in astronomia storica

 

Dalla fine degli anni Ottanta, l’interesse sempre mostrato verso la comprensione dell’evoluzione delle idee scientifiche e, in particolare, di quelle astronomiche mi ha portato a fare di questo interesse la mia primaria attività scientifica e didattica. Decisi, infatti, un po’ a malincuore, di abbondare le ricerche in astrofisica che pure avevano portato molte soddisfazioni, soprattutto per la sempre più crescente tendenza ‒ sviluppata a livello internazionale e poi nazionale negli anni Ottanta ‒ del “publish or perish”. Questo portava a pubblicare sempre più rapidamente i risultati delle osservazioni, mentre nel caso delle collaborazioni cui avevo partecipato i progetti avevano avuto un respiro molto ampio nel corso del tempo.

 

Sin da quando ho iniziato ad occuparmi di queste problematiche, assumendo contemporaneamente l’incarico universitario di Storia dell’astronomia e la Direzione del Museo della Specola di Bologna, mi sono trovato di fronte alla scelta di indirizzare le mie ricerche, e di conseguenza anche quelle dei collaboratori e degli studenti (in particolare, per questi ultimi, nell’ambito delle tesi di laurea): definire un filone di ricerca molto specialistico e approfondirlo il più possibile oppure cercare di coprire, per quanto possibile, vari aspetti del lungo e vasto sviluppo delle idee astronomiche?

Due motivazioni mi hanno spinto a scegliere la seconda strada. Da una parte, l’assenza nell’ambiente astronomico locale di una grossa tradizione di studi nel settore, nella quale potersi inserire, mi ha fatto ritenere importante non precludere sbocchi imprevedibili ad un ambiente che era in pratica completamente da costruire, soprattutto (come si diceva) nei riguardi degli studenti che sempre più numerosi seguivano il mio corso di Storia dell’astronomia e che si dimostravano singolarmente interessati proprio ai più diversi aspetti dell’evoluzione di questa disciplina. Dall’altra parte, non posso negare un interesse del tutto personale a tentare di approfondire il fatto che l’astronomia, nel corso del tempo, non si sia mai collocata ad un solo livello della realtà storica, bensì al punto di intersezione tra i vari livelli, e come di conseguenza, proprio per il suo carattere ampiamente interdisciplinare, sia difficile percorrerne lo sviluppo senza tenere in considerazione i contatti con le altre discipline e, soprattutto, con le varie realtà culturali e sociali. Si trattava, quindi e ambiziosamente, di tentare di affrontare le tensioni tra storiografia sincronica e diacronica e tra le trattazioni interne od esterne dello sviluppo storico della disciplina.

Mi era molto chiaro come una scelta di questo tipo prestasse il fianco a ovvie critiche di carattere sia storico che accademico e scientifico per quella che potrebbe apparire una voluta mancanza di specializzazione professionale. I risultati ottenuti, tuttavia, sia nei confronti della crescita dell’ambiente, sia delle motivazioni culturali fornite agli studenti (anche in vista di loro successive attività), sia nei contatti nazionali ed internazionali, sia nei numerosi inviti a presentare relazioni a convegni specialistici (anche all’estero), mi hanno nel tempo ampiamente e personalmente confortato nella decisione intrapresa. Credo, così, di poter sostenere che, grazie anche al mio contributo, il Dipartimento di Astronomia (poi di Fisica e Astronomia) di Bologna è divenuto uno dei punti di riferimento nel campo dello studio dell’evoluzione delle idee astronomiche.

 

Nondimeno, pur cercando di mantenere sempre, come si diceva, uno spettro di interessi il più ampio possibile, l’esperienza pluriennale di ricerca nel campo dell’astrofisica e delle relative tecnologie osservative, strumentali e informatiche e lo sviluppo cui è andata incontro l’astronomia nell’ambiente dello Studio bolognese, particolarmente dinamico in certi periodi storici, mi hanno consentito di rivolgere l’attenzione verso la comprensione dell’evoluzione del pensiero astronomico nel periodo che precede e segue la cosiddetta “rivoluzione scientifica”, nel quale Bologna era uno dei centri culturali più importanti d’Europa, ponendo particolare riguardo alle metodologie e alle tecniche che in quei secoli sono state usate, al contributo che queste hanno portato alla comprensione e alla definizione di un nuovo “sistema del mondo” e alle ricadute culturali negli altri ambienti.

In tale ottica mi sono occupato e mi occupo – con numerose pubblicazioni, comunicazioni a congressi (molte su invito), tesi di laurea, collaborazioni all’organizzazione di convegni e di mostre storico-scientifiche – dello studio di personaggi o avvenimenti che hanno lasciato un segno particolare nello sviluppo della disciplina o che hanno avuto un ruolo di primo piano nell’ambiente culturale dei periodi in questione. Dei più significativi di questi presento qui alcuni aspetti.

 

Un ampio lavoro è stato svolto, in collaborazione con A. Braccesi e E. Baiada, per la redazione del Catalogo del Museo della Specola (italiano-inglese). In tale catalogo compaiono una storia dell’astronomia bolognese e dettagliate schede illustrative e storiche degli oltre 100 strumenti esposti nel Museo, frutto anche dello studio di documenti d’archivio relativi al materiale strumentale, alle tecniche con cui veniva realizzato e utilizzato e alla scienza che con esso veniva fatta.

Ho collaborato, fra l’altro, all’organizzazione del convegno Seventh Centenary of the Teaching of Astronomy in Bologna: 1297-1997 – particolarmente dedicato allo studio di Bartolomeo da Parma, del quale restano le più antiche lezioni di astronomia – e alla pubblicazione degli atti.

Sono stato invitato dalla Zanichelli a scrivere un contributo su Vincenzo Coronelli ed i suoi globi terrestri su di un libro pubblicato fuori commercio, mentre un contributo sui lavori astronomici dello stesso scienziato secentesco mi è stato richiesto per un volume interamente dedicato alla figura di Coronelli, un intellettuale europeo e il suo universo, nonché sono stato invitato, insieme a Flavia Marcacci della Pontificia Università Gregoriana, a parlare sullo stesso tema a un convegno ad Assisi nel 2019.

Un ampio lavoro di ricerca archivistica è stato svolto sugli unici scritti rimasti di Domenico Maria da Novara, insegnante di Astronomia a Bologna e maestro di Copernico, anche in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia dell’Universidad Complutense di Madrid (che ha ospitato per alcuni mesi, con una borsa di studio del CNR, un mio studente che si era laureato sull’argomento, Cinzia Colavita). L’analisi dell’opera di Novara può gettare nuova luce sulle origini del pensiero copernicano, sia per quello che riguarda le sue conoscenze astronomiche di base, sia per quello che riguarda le supposte (ma anche discusse) influenze neoplatoniche che Copernico avrebbe ricevuto proprio da Novara. Non tutti i “Pronostici” che Novara redigeva annualmente e che, come consuetudine dell’epoca, erano di carattere astronomico-astrologico, sono stati completamente studiati. Parte di questi sono andati dispersi, mentre altri si trovano presso diversi archivi europei (Bologna, Siviglia, Londra, Vaticano, Napoli). La raccolta completa di tutti i “Pronostici” di Novara esistenti è stata effettuata per la prima volta nell’ambito di questa ricerca e insieme ai risultati del loro studio, in collaborazione con altri colleghi del gruppo di lavoro da me istituito (G. Bezza, S. De Meis, C. Colavita), sono stati raccolti in un volume edito da Olschki nel 2012, I Pronostici di Domenico Maria da Novara. I risultati sono stati anche presentati ad alcuni convegni, tra i quali quello a cura dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara, L’umanesimo scientifico nelle terre degli Estensi”, nel 2015.

Uno degli astronomi più famosi che abbiano lavorato a Bologna e uno dei maggiori di tutti i tempi è senz’altro Gian Domenico Cassini, la cui opera, tuttavia, non è mai stata approfonditamente studiata, in particolare quella svolta durante i venti anni di permanenza a Bologna. Notevole è stata, infatti, l’importanza di questi lavori, per i quali venne chiamato da Luigi XIV presso l’Observatoire Royal: dalla conferma osservativa della seconda legge di Keplero alla misura dell’inclinazione dell’eclittica, dalla scoperta della rotazione di Giove e di Marte alla misura dei periodi di rotazione dei satelliti di Giove per determinare la longitudine terrestre. Proprio sul periodo bolognese di Cassini sono stato invitato a presentare una relazione a un convegno internazionale del Comité des Travaux Historiques et Scientifiques du Ministère de la Recherche tenutosi a Nizza nel 1996. Nel corso della ricerca archivistica eseguita per l’occasione, si è rivelata di particolare interesse l’analisi del manoscritto delle lezioni di astronomia tenute dall’astronomo ligure a Bologna nel corso del 1666, dal quale risulta sia un’evidente influenza di Cusano sul problema dell’infinità dei mondi, che una non esplicita, ma decisamente chiara partecipazione alle idee copernicane, analisi svolta con la laureanda Dalia Deias, in seguito andata a svolgere il Dottorato di ricerca a Parigi. Altre ricerche e pubblicazioni su Cassini mi hanno portato a proporre alle istituzioni astronomiche bolognesi, alla basilica di San Petronio e alla Biblioteca dell’Archiginnasio un programma di manifestazioni che coprisse un intero anno per celebrare i 350 anni della costruzione della meridiana in San Petronio, proposta che è sfociata nel 2005-Anno cassiniano, di cui sono stato responsabile, organizzando un convegno internazionale, conferenze al pubblico, un concerto di musiche secentesche nella basilica, visite guidate alla meridiana, una mostra in Archiginnasio.

Nello stesso tempo, ho collaborato con la responsabile della Biblioteca di astronomia, Marina Zuccoli, e con colleghi del Dipartimento di Filosofia a un progetto che ha reso disponibili online tutti i lavori di Cassini relativi alla realizzazione della grande meridiana in San Petronio e alle ricerche da lui eseguite con quello strumento.

Anche a seguito dei miei studi su Cassini, sono stato chiamato a far parte del Comitato scientifico dell’International Conference Titan: from Discovery to Encounter, tenutasi in Olanda nel 2004.

 

Contemporaneo di Cassini a Bologna era Giambattista Riccioli, gesuita e famoso autore dell’Almagestum Novum e dell’Astronomia Reformata. Ovvi collegamenti tra le ricerche di Cassini e quelle di Riccioli hanno permesso di approfondire lo stato della ricerca astronomica in un periodo particolarmente critico, la seconda metà del Seicento. Gli echi del processo a Galileo non si erano ancora spenti, la nuova fisica newtoniana non era ancora nata, la gloriosa scuola strumentale italiana stava iniziando un irreversibile processo di decadenza, mentre la strumentazione astronomica e le tecniche di osservazione stavano profondamente mutando. Su questi temi sono stato invitato a tenere relazioni originali a due convegni internazionali, Riccioli e il merito scientifico dei Gesuiti nell’età barocca, tenutosi a Ferrara, e Giuseppe Toaldo e il suo tempo, tenutosi a Padova. Questi lavori fanno parte di un ampio percorso di ricerca, del quale parlavo all’inizio di questa sezione, volto allo studio dello sviluppo della strumentazione astronomica e dell’evoluzione delle tecniche di osservazione, sin dall’inizio dell’astronomia ottica. Nel primo, Riccioli e gli strumenti dell'astronomia, mi sono occupato dei primi sviluppi nella costruzione di lenti per cannocchiali e delle prime tecniche utilizzate per migliorare la precisione nelle osservazioni, sia nella determinazione di posizioni (p.e. micrometri), che di grandezze stellari (p.e. cunei ottici). Nel secondo, L'evoluzione degli strumenti d'osservazione astronomici nel Settecento, ho proseguito la ricerca, occupandomi da una parte degli sviluppi tecnologici avvenuti in quel secolo, dall’altra parte anche delle cause economiche, sociali e politiche che portarono alla crescita tecnologica nel campo della strumentazione scientifica di alcune nazioni europee (Inghilterra e Francia in particolare) e al declino della prestigiosa scuola strumentale secentesca italiana. Segue questi un ulteriore lavoro svolto in collaborazione con colleghi dell’Istituto di Ottica di Arcetri, Telescope optics of Montanari, Cellio, Campani and Bruni at the 'Museo della Specola' in Bologna, nel quale sono state studiate con tecniche moderne le caratteristiche ottiche di alcune lenti secentesche, tra le quali quelle di Campani, che erano considerate all’epoca le migliori d’Europa. Mediante tecniche di interferometria ottica, di microscopia Nomarski e di spettrofotometria, vengono forniti dettagli che consentono di ricostruire le tecnologie costruttive, le qualità ottiche e lo stato di invecchiamento delle paste vitree a distanza di oltre tre secoli; informazione, quest’ultima, di grande interesse per lo studio del deterioramento delle ottiche degli strumenti inviati nello spazio.

Sempre riguardo a Riccioli, sono anche stati studiati nel dettaglio, con il laureando E.M. Di Teodoro e il collega Roberto Bedogni, i suoi esperimenti sulla caduta dei gravi dalla Torre Asinelli, volti a confrontare le leggi del moto di Aristotele e di Galileo.

 

La mancanza di uno studio organico approfondito dello sviluppo dell’astronomia nell’ambiente bolognese, mi ha suggerito di intraprendere un vasto progetto, la cui fase iniziale si è completata, dopo alcuni anni di ricerca archivistica e bibliografica, con la compilazione delle biografie di tutti i docenti di Astronomia dello Studio di Bologna dal XII secolo alla metà del XX, con relative fonti primarie e secondarie. Il volume – redatto grazie a un contratto di collaborazione con il neo dottore che si era laureato con me sullo stesso argomento, Daniela Piliarvu – ha ricevuto un finanziamento per la stampa da parte della Società Astronomica Italiana e dell’Università di Bologna. Si tratta di un’opera che potrà certamente servire di base per ulteriori studi sui singoli personaggi, sulla loro influenza sullo sviluppo della disciplina e delle istituzioni accademiche nonché dell’ambiente culturale non solo locale, oltre che di esempio per analoghe iniziative per altre discipline e per altre sedi universitarie.

Nell’ambito delle ricerche sugli astronomi bolognesi, sono stato invitato a redigere le biografie di otto di loro per la Biographical Encyclopedia of Astronomers, curata da Thomas Hockey per i tipi della Kluwer, e alcune biografie di astronomi per il Dizionario Biografico degli Italiani: Guido Horn d’Arturo, Petronio Matteucci e Domenico Maria Ploti da Novara.

 

Venendo a periodi storici più vicini, ho fatto parte del Comitato scientifico dell’Accademia Nazionale dei Lincei per l’organizzazione del Convegno Cento anni di astronomia in Italia: 1860-1960, tenutosi a Roma nel 2003, che mi ha portato, in collaborazione con Francesco Poppi, ad approfondire lo stato dell’astronomia in Italia nel corso dell’Ottocento.

 

Sono stato invitato a partecipare, con Agnese Visconti dell’Università di Pavia e Agnese Mandrino dell’Osservatorio di Brera, a delle ricerche per la serie dei volumi Almum Studium Papiense - Storia dell’Università di Pavia, relative sia all’Osservatorio astronomico, che al R. Osservatorio Geofisico di Pavia. Sempre con Agnese Mandrino, mi sono occupato della storia dell’Osservatorio di Brera nel corso del Novecento per un volume edito da quell’Osservatorio.

 

Ho promosso una ricerca negli archivi degli Osservatori Astronomici sugli astronomi italiani perseguitati dalle leggi razziali del 1938, a conclusione della quale ho coordinato, con Agnese Mandrino e in occasione della Giornata della Memoria del 2015, il convegno Sotto lo stesso cielo? Le leggi razziali e gli astronomi in Italia, di cui abbiamo curato gli atti.

A seguito di queste ricerche, ho approfondito gli studi su Guido Horn d’Arturo, direttore dell’Osservatorio Universitario di Bologna nella metà del Novecento, perseguitato per le sue origine ebraiche. Poliedrica personalità di scienziato e studioso, Horn d’Arturo ebbe nel 1932 la geniale idea di costruire un telescopio composto da più tasselli riflettenti con sezione sferica, movimentati da viti per concentrare le immagini e ridurre le aberrazioni ottiche. Dopo un prototipo da un metro di diametro, nel 1952 vide la luce nella Specola il suo telescopio a tasselli da 1,8m. Si trattava di un’idea che precorreva di molto le successive realizzazioni dei grandi moderni telescopi multi-mirror con ottica attiva, da terra e dallo spazio. Ai suoi tempi, l’originale idea di Horn d’Arturo passò quasi inosservata ed è finita dimenticata insieme al suo artefice. Grazie alla collaborazione del Museo Ebraico di Bologna, ho partecipato alla realizzazione di una mostra sull’astronomo e il suo progetto, presentata a Bologna nel 2017, in occasione dei cinquant’anni della sua scomparsa, e in seguito esposta a Catania, dove l’astronomo aveva operato per qualche anno, nel 2018 e a Trieste, dove era nato, nel 2019. Questi approfondimenti, in collaborazione con la laureanda Valeria Picazzi, sulla figura di Horn d’Arturo, di cui l’Archivio storico del Dipartimento di Astronomia possiede un vasto epistolario, mi hanno spinto a coinvolgere la comunità astronomica nazionale, anche con seminari in vari Osservatori, nella rivalutazione dell’anticipatrice idea di uno specchio composito. Così, il 10 novembre 2019, si è infine giunti alla dedica a Guido Horn d’Arturo del telescopio multi-mirror ASTRI, nominato “ASTRI-Horn”, prototipo sull’Etna di uno degli oltre 100 telescopi del Cherenkov Telescope Array (CTA) Observatory, volti allo studio di radiazioni ad altissima energia dallo spazio.

 

Relativamente agli aspetti delle conoscenze astronomiche in altre epoche e in altre civiltà, sono stato invitato a collaborare, su problematiche legate ai rapporti tra le culture locali e l’astronomia, con colleghi del Dipartimento di Paleografia e Medievalistica che si occupano di studi storici e di ricerche archeologiche in Mesoamerica, sostenute dall’ACRA (organizzazione internazionale non governativa). Ho collaborato, fra l’altro, inviando una laureanda, Ilaria Meliconi, a partecipare ad una campagna di scavi in Nicaragua per fornire competenze archeoastronomiche: i risultati sono stati pubblicati su una rivista internazionale specialistica del settore, Neotropica. Dopo la laurea il neo dottore ha ottenuto una borsa di studio dell’Università di Bologna per conseguire il Master of Science in Storia della Scienza a Oxford, dove ha poi conseguito il PhD. Questi interessi verso l’archeoastronomia o, meglio, verso la cosiddetta “cultural astronomy” mi hanno consentito numerosi contatti e collaborazioni con colleghi di altri dipartimenti interessati alla storia delle scienze nel mondo antico, venendo invitato a presentare delle comunicazioni sul tema dell’importanza delle conoscenze astronomiche nelle antiche civiltà, a vari convegni, tra i quali, quello su Storia della scienza e beni culturali, tenutosi a Ravenna nel 1998 e ad altre iniziative simili.

Insieme a S. De Meis e N. Panaino ho curato il volume Astronomical Amusements. Papers in Honor of Jean Meeus, edito nel 2000 dall’ IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente), e ho partecipato al volume del 2014, a cura di N. Panaino, Non licet stare caelestibus. Studies on Astronomy and its History offered to Salvo De Meis, per la collana «Indo-iranica et orientalia»

 

Insieme a Manuela Incerti, dell’Università di Ferrara, e a Vito Francesco Polcaro, dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica dell’INAF, ho sviluppato un vasto progetto di studio su Transient Astronomical Events as Inspiration Sources of Medieval and Renaissance Art ‒ l’incidenza, cioè, dei fenomeni astronomici transienti (eclissi, comete, novae, supernovae, bolidi ecc.) nell’arte del Medioevo e del primo Rinascimento ‒ che ha prodotto una serie di pubblicazioni e comunicazioni a convegni sull’argomento.

 

Nel settembre 2000 sono stato invitato a tenere un corso su Antiche cosmologie nella III Scuola estiva di Filosofia della Fisica, “Cosmologia”, presso il Centro Interuniversitario di ricerca in Filosofia e Fondamenti della Fisica, organizzato dalle Università di Bologna e di Urbino, Centro del cui Consiglio Direttivo ho fatto parte dal 2010 al 2017.

 

L’esperienza archivista acquisita durante queste ricerche storiche mi ha portato, alla fine degli anni Novanta, a collaborare con l’allora Responsabile delle Biblioteche dell’Area Scientifica dell’Università di Bologna, Marina Zuccoli, a un primo riordino e informatizzazione dell’Archivio storico del Dipartimento di Astronomia e sono stato in seguito indicato dalla SAIt quale Responsabile scientifico del progetto “Specola 2000”, svolto in collaborazione tra la stessa SAIt e il MiBAC, per il riordino degli archivi astronomici nazionali, poi confluito in “Polvere di stelle” a cura dell’INAF.

L’importanza della disponibilità in rete dei materiali archivistici, di cui mi sono occupato sin dalla fine degli anni Ottanta, mi ha suggerito di formare un gruppo di lavoro, composto da Raffaella Stasi (bibliotecaria) e Diego Zuccato (tecnico informatico) del Dipartimento di Astronomia, Agnese Mandrino (bibliotecaria e archivista) dell’Osservatorio di Brera, Mauro Gargano (astronomo e storico) dell’Osservatorio di Capodimonte e, per le prime fasi, da Elena Cenacchi della Cenacchi Editrice, per sviluppare un progetto di riordino e digitalizzazione e messa online dell’Archivio storico del Dipartimento di Astronomia (ora presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia).

Di oltre centomila documenti, a partire da lettere della metà del Seicento, è stato completato, affinato e ampliato il precedente lavoro di inventariazione, con una identificazione gerarchica indicizzata univoca. Di questi, oltre 42.000 sono stati digitalizzati ad alta risoluzione in formato TIFF e messi in rete nel formato JPG a media risoluzione, insieme all’inventario aggiornato. Si è così realizzato uno strumento di grande aiuto agli studiosi per le ricerche storiche su un materiale archivistico certamente di grande importanza per la storia dell’astronomia nazionale e non solo.

 

 

2. Attività didattica

 

La mia attività didattica si è sempre svolta presso l’Università di Bologna. Subito dopo la laurea ho svolto esercitazioni ed esami presso la cattedra di Fisica II della Facoltà di Ingegneria.

Dal 1974, prima come Incaricato di esercitazioni, poi come Contrattista, infine come Ricercatore confermato, ho svolto in modo completamente autonomo, all’interno del corso di Laboratorio di Astronomia I, per il Corso di Laurea in Astronomia (titolare il prof. Pierluigi Battistini), la parte di “tecniche di osservazione astronomica”, con cicli di lezioni, laboratori ed esercitazioni anche ai telescopi di Loiano.

Dal 1990 ho avuto l’incarico di Storia dell’astronomia per il Corso di Laurea in Astronomia e dal 2004 quello di Storia dell’astronomia II, divenuto in seguito Storia della cosmologia, per il Corso di Laurea Magistrale in Astrofisica e cosmologia; oltre a favorire l’incremento del numero di studenti che seguono questo corso, ho seguito una gran numero di tesi di laurea dedicate all’approfondimento di problematiche di carattere storico. Alcune di queste tesi, per l’originalità delle ricerche eseguite, hanno dato luogo a successive pubblicazioni.

Nel 1997, a seguito delle collaborazioni, già accennate, con colleghi delle facoltà umanistiche e delle mie attività storiche e museali, mi è stato richiesto di tenere il corso di Storia dell’astronomia nel Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali dell’omonima Facoltà dell’Università di Bologna, sede di Ravenna, dove ho soprattutto trattato gli argomenti di carattere interdisciplinare dell’astronomia, con particolare riguardo alla loro conoscenza per gli operatori dei beni culturali.

Dal 1999 al 2007 sono stato Responsabile della disciplina “Epistemologia e Storia delle scienze” nella Scuola di Specializzazione per l’insegnamento secondario (SSIS), Indirizzo di Scienze Naturali. Nella stessa Scuola di Specializzazione ho avuto l’incarico di Storia dell’astronomia per la disciplina “Epistemologia e Storia delle scienze” e di Astronomia per la disciplina “Didattica delle scienze della terra e dell’astronomia”.

Dal 2004 al 2017 ho avuto l’incarico di Astronomia per il Corso di Laurea Triennale in Scienze Naturali.

Nel 2004 e 2005 ho avuto l’incarico di Museografia astronomica nel Master in Museologia Scientifica e nello stesso hanno sono stato invitato presso l’Università de La Laguna di Tenerife e l’Istituto di Astrofisica delle Canarie a tenere un ciclo di lezioni al Dottorato di Ricerca su “La rivoluzione scientifica”.

Tutte attività, queste, che mi hanno consentito di acquisire una notevole esperienza di didattica della storia della scienza oltre che nel campo dell’astrofisica e delle tecniche ad essa proprie. Grazie anche a questa esperienza ho tenuto numerose lezioni all’interno di corsi di aggiornamento per insegnanti in varie sedi – Bologna, Firenze, Locri, Milano, Ravenna, Reggio Calabria, Stilo, Saltara – collaborando in alcuni casi anche alla loro organizzazione e, in particolare, sono stato direttore di numerosi Corsi di aggiornamento per insegnanti della SAIt, di Stilo e Saltara, accreditati presso il MIUR. Di alcuni di questi corsi ho curato, da solo o in collaborazione, la pubblicazione delle lezioni sul Giornale di Astronomia, in particolare, Leggere il Cielo, Astronomia e arte, L’Universo e l’origine della Vita e Lezioni delle Scuole estive della SAIt 2007.

Per questo interesse verso la didattica delle discipline scientifiche e del legame con la storia della scienza, sono stato invitato a tenere relazioni e a partecipare a tavole rotonde in occasione di convegni SAIt e SISFA.

 

 

3. Attività nel campo della museografia

 

Dal 1988 ho avuto dal Consiglio di Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna la responsabilità della gestione scientifica ed amministrativa del Museo della Specola; in tale veste sono stato membro della Commissione Musei, poi Centro Interdipartimentale per i Servizi Museografici ed Archivistici (CISMA; del quale sono anche stato Vice-direttore e membro della Giunta) e infine del Comitato Tecnico-Scientifico del Sistema Museale d’Ateneo (SMA) e del Comitato Scientifico del Museo di Palazzo Poggi.

In veste di responsabile del Museo ho contribuito alla prosecuzione, iniziata alla fine degli anni Settanta da Alessandro Braccesi, del reperimento, inventariazione, studio, classificazione, catalogazione, restauro ed esposizione al pubblico del materiale storico-astronomico presente presso l’Università di Bologna, come testimonia la già ricordata pubblicazione nel 1995 del catalogo completo (italiano-inglese) del Museo, ad opera della Bologna University Press, allestendo nuove sale museali all’interno della torre. Nonostante le difficoltà connesse all’assoluta mancanza di personale universitario specializzato addetto, il Museo della Specola ‒ con il solo importante supporto degli insegnanti comunali distaccati presso le aule didattiche museali e dei volontari del servizio civile ‒ ha svolto un ruolo importante nell’ambito dei musei scientifici, proponendosi come punto di riferimento per la museografia astronomica, sia per la vastissima affluenza di pubblico (fino ad oltre 18.000 visitatori all’anno), sia per la sua partecipazione a numerose mostre internazionali, sia per l’attività di ricerca museografica che ha prodotto diverse pubblicazioni, sia per la sua presenza in rete con il catalogo completo del materiale esposto sin dal 1994, secondo museo scientifico in Italia.

In questo ambito ho partecipato attivamente ad una commissione istituita dalla Società Astronomica Italiana per la definizione di criteri di classificazione della strumentazione scientifica e di data-base per realizzare banche dati di strumentazione storica astronomica. All’interno di questa commissione ho coordinato un gruppo di lavoro che ha elaborato un’originale proposta di classificazione, basata su criteri “gerarchici indicizzati” con particolare attenzione alla tipologia d’uso di ogni strumento. I risultati sono stati presentati ad alcuni convegni in Italia e all’estero e pubblicati.

L’Istituto dei Beni Culturali della Regione Emilia Romagna, con il quale ho collaborato per la realizzazione di schede di catalogazione e classificazione di orologi meccanici da torre presenti nel territorio, mi ha invitato nel 1994 a scrivere per la sua rivista un contributo sulla problematica ‘musei storici - musei scientifici’.

A seguito di queste attività di museologia scientifica, nel 2001 sono stato proposto dalla Soprintendenza di Bologna all’incarico di Ispettore onorario del MiBAC.

 

Dopo il trasferimento nel 1999 del Dipartimento di Astronomia ad altra sede, la torre della Specola venne destinata ad essere completamente musealizzata e l’allora rettore Pier Ugo Calzolari, su mia richiesta, ne programmò la messa a norma degli impianti e la ristrutturazione interna, operazione che ho svolto in piena collaborazione con l’Ufficio Tecnico dell’Università, in particolare con il responsabile dei lavori Giorgio Comastri e i progettisti architetto Corrado Tossani e ingegner Giuseppe Cicognani. Il Museo è stato interamente svuotato nel 2011 e nel frattempo ho preparato un progetto di riallestimento dettagliato e completo, anche per la parte finanziaria, in collaborazione con l’architetto Silvia Gaiba della locale Soprintendenza e con la dott.sa Rosa Natoli (già volontaria del Servizio civile presso il Museo e laureata in Conservazione dei beni culturali); progetto presentato al pro-rettore Emilio Ferrari. Non avendo ottenuto i fondi necessari, ho comunque personalmente curato, con i pochi fondi disponibili, il riallestimento del Museo e la sua riapertura al pubblico, nel 2014.

A seguito della riorganizzazione delle strutture museali dell’Università di Bologna e del nuovo Regolamento di gestione del Sistema Museale d’Ateneo, ho riscontrato che, con il previsto passaggio di conduzione complessiva sotto l’amministrazione ‒ che, fra l’altro, limitava il ruolo degli ex-responsabili dei musei a quelli di mere “figure di supporto scientifico” ‒ non sussistevano più le indispensabili garanzie per una gestione dei musei universitari nella quale le attività di ricerca e studio fossero sufficientemente salvaguardate e valorizzate. Avendo ritenuto, quindi, di non poter più portare avanti in modo idoneo l’attività museale che avevo svolto per quasi trent’anni ‒ fra l’altro con un gran numero di pubblicazioni storico-scientifiche sulla Specola e con numerosi contatti internazionali ‒ mi sono dimesso dal ruolo di Referente scientifico.

 

Ho collaborato a numerose mostre storico-scientifiche. Con l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ho curato alcune parti di interesse astronomico del catalogo della mostra Imaging the new world: Columbian iconography, che il Ministero degli Esteri e la New York Historical Society hanno organizzato a New York e a Roma, in occasione dell’anniversario della scoperta dell’America. Oltre a collaborare alle Manifestazioni colombiane, svoltesi a Genova nel corso del 1992, sono stato nel Comitato d’onore delle Manifestazioni copernicane tenutesi a Bologna nel febbraio 1993, nel Comitato Organizzatore delle Manifestazioni copernicane tenutesi a Ferrara nell’autunno 1993, dove ho curato in prima persona la realizzazione della sezione storica della mostra Da Copernico al domani, nel Comitato Scientifico-Organizzativo della mostra e del Congresso Galileo y la Astronomia organizzato nel maggio 1993 a Madrid dall’Ambasciata d’Italia nella ricorrenza del settimo centenario dell’Universidad Complutense. Ho avuto la completa responsabilità scientifica e amministrativa della realizzazione della sezione storica della mostra tenutasi alle Canarie in occasione dell’inaugurazione del Telescopio Nazionale Galileo, nel 1996, con la partecipazione dei Reali di Spagna.

Ho fornito consulenza storico-scientifica anche all’organizzazione di altre mostre, tra le quali La ragione e il metodo. Immagini della scienza nell’arte italiana dal XVI al XIX secolo (Crema 1999), la prestigiosa Les temps, vite, organizzata dal Centre Pompidou in occasione della sua riapertura al pubblico nel gennaio 2000 (proseguita poi a Roma e a Barcellona), Bologna e il mondo oltre l’Europa e Il Mondo in ordine: scienza e arte nei Musei di Palazzo Poggi, a Bologna, Italia in Giappone - Ricercare la scienza e la tecnologia in Italia dal Rinascimento ad oggi, svoltasi a Tokyo nel 2001, Segni e sogni della Terra a Palazzo Reale a Milano, nel 2001, Lo spazio il tempo le opere Il catalogo del patrimonio culturale (Bologna 2001), L'occhio nuovo. Occhiali, microscopi, cannocchiali Arte e scienza fra Seicento e settecento (Cesano Maderno 2002), Parmigianino e il Manierismo europeo (Parma 2003), Leonardo, Machiavelli, Cesare Borgia. Arte, storia e scienza in Romagna (1500-1503), (Rimini 2003), Pisa e il Mediterraneo. Uomini, merci, idee dagli etruschi ai Medici (Pisa 2003), Mediterraneum. L’esplendor de la Mediterrània Medieval (Barcellona 2004), Il viaggio tra mito e scienza (Bologna 2007). Ho fatto parte del Comitato scientifico della mostra Immagini dell’Universo dall’antichità al telescopio ‒ Images of the Universe from antiquity to the telescope, organizzata a Firenze dal ‘Museo Galileo’ nel 2009, in occasione dell’Anno internazionale galileiano, e per i cui cataloghi (italiano e inglese) ho redatto il capitolo dedicato alla storia della nascita degli osservatori astronomici in Europa. Ho organizzato personalmente la mostra Il Sole nella Chiesa, tenutasi sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica a Bologna in occasione del 2005 – Anno cassiniano, e con colleghi Il passaggio di Venere e la misura delle distanze astronomiche (Bologna 2004), 70 anni allo specchio. Anniversario dell’inaugurazione del telescopio Zeiss da 60cm e della Stazione Astronomica di Loiano del 15-11-1936 (Bologna 2006) e L’universo in evoluzione. Dal Big Bang alla vita (Bologna 2009).

 

Ho inoltre fatto parte della commissione di valutazione dei progetti di realizzazione di un museo didattico presso la sede di Monte Porzio dell’Osservatorio Astronomico di Roma.

 

Dal 1994, tra i primissimi in Italia e grazie alla collaborazione con P. Battistini, il Museo della Specola è presente in rete Internet con la versione informatizzata del Catalogo, con una storia dell’astronomia a Bologna e ampie schede e immagini di tutti gli strumenti. Il sito è stato rinnovato nel 1998, anche con la realizzazione un CD. Negli stessi anni ho collaborato alla realizzazione di un software, in forma di ipertesto, per la costruzione di percorsi didattici interattivi, a disposizione del pubblico nel Museo.

 

Nella prima metà degli anni Novanta, ho avuto dal Centro Interdipartimentale per gli Studi Museografici ed Archivistici di Bologna la responsabilità di coordinare un gruppo di lavoro per il recupero e la fruizione in rete del materiale prodotto anni prima dal Progetto ‘Bologna la Dotta’ del Ministero dei Beni Culturali; progetto che per il fallimento della ditta contraente, EFIM-Data, non era mai giunto a conclusione. Per la presentazione dei risultati, in occasione della “II Settimana nazionale della cultura scientifica” del maggio 1992, è stato realizzato con successo, grazie alla partecipazione di Telespazio e Digital Equipment, un prototipo di ‘Museo virtuale’, realizzando un collegamento sperimentale, via satellite, tra il Palazzo dei Congressi all’EUR, non connesso alla rete, e la rete Astronet presso la sede di Bologna, per la trasmissione di schede catalografiche e di immagini via etere, quello che si potrebbe definire un primo collegamento in streaming.

 

 

4. Attività nel campo della diffusione della cultura astronomica

 

Ho sempre ritenuto che, per chiunque avesse la fortuna di svolgere un lavoro, impegnativo e delicato sì, ma senz’altro culturalmente stimolante, quale quello della ricerca e dell’insegnamento universitario, fosse importante e doveroso contribuire alla diffusione verso un pubblico più ampio possibile della conoscenza della propria disciplina, delle sue conquiste, dei suoi protagonisti e dei suoi strumenti culturali.

Per questo mi sono sempre impegnato nell’attività di divulgazione dell’astronomia e più in generale della scienza, come testimoniano le oltre 250 conferenze tenute in ogni parte d’Italia e le pubblicazioni di carattere divulgativo.

Per cinque anni, dal 1982 al 1986, ho tenuto la direzione di Coelum, una delle più antiche riviste di divulgazione astronomica, fondata da Guido Horn-d’Arturo a Bologna nel 1931, e che era giunta ad avere un pubblico di oltre 3000 abbonati. La rivista venne premiata all’Astronomical Exhibition di Malta del 1982.

Dal 1997, il Consiglio Direttivo della SAIt mi ha affidato la direzione del Giornale di Astronomia, rivista di informazione, cultura e didattica, edita dal 1975. Ho contribuito così, insieme ai colleghi della redazione, al miglioramento della rivista (già prima di ottimo livello, come testimonia il premio ricevuto nel 1996 dalla Società Italiana di Fisica), cercando di ampliare la parte dedicata agli aspetti culturali dell’astronomia, alla presentazione e discussione di attività di didattica della disciplina e alla storia dell’astronomia.

Dal 2000, il Giornale di Astronomia ha il ‘Patrocinio della Camera dei Deputati’.

 

Nel 1998, ho contribuito alla realizzazione della nuova rivista Al-Magella al-Falakyya (di cui sono stato direttore), edizione in lingua araba del Giornale di Astronomia, che si poneva l’obiettivo di diffondere la cultura astronomica nei paesi del Mediterraneo di lingua araba. La traduzione in arabo era supportata dal SEPS (Segretariato Europeo per le Pubblicazioni Scientifiche). Il crescente interesse verso la rivista è stato dimostrato dal numero di istituzioni e singoli ricercatori che la richiedevano e dal numero di contributi originali in lingua araba che erano inviati per la pubblicazione, che, peraltro, sono sempre stati sottoposti al vaglio di referee, così come avviene per l’edizione italiana.

Proprio per l’opera di diffusione della cultura astronomica sostenuta dalla SAIt in questi paesi tramite la pubblicazione di Al-Magella al-Falakyya, il Consiglio Direttivo della Società è stato invitato, nell’agosto del 1998, a partecipare ad Amman al convegno di fondazione dell’Unione Astronomica Araba e nel maggio del 2000 a inviare una delegazione, della quale ho fatto parte, per contatti scientifici con il neo costituito Dipartimento di Astronomia dell’Università di Baghdad e per i suoi progetti di costruzione di un osservatorio astronomico, essendo stato il precedente distrutto dalla guerra Irak-Iran. Progetti non poi andati a buon fine a causa degli eventi successivi alla distruzione delle Twin Towers di New York.

A causa dei gravi problemi internazionali con il Vicino Oriente, innescati dalla II Guerra del Golfo, e anche per motivi finanziari, dovuti soprattutto al mancato ricevimento dei finanziamenti previsti da parte del Ministero degli Esteri, Al-Magella al-Falakyya ha dovuto chiudere le pubblicazioni nel 2005 con un ultimo volume monografico.

 

Sempre nell’ambito della diffusione dell’astronomia ho curato il volume L’astronomia in Italia, edito nel 1998 dalla SAIt.

 

Ho inoltre collaborato alla realizzazione di alcuni prodotti informatici originali, di divulgazione e didattica, sia nel sito web Caelum et Terra, ideato e coordinato da P. Tucci a Brera, sia nel sito Prendi le stelle nella rete, a cura di L. Benacchio dell’Osservatorio Astronomico di Padova, con i primi e-book di carattere astronomico.

 

 

5. Attività di gestione e partecipazione a comitati di consulenza

 

La disponibilità a prendere parte direttamente a problemi di gestione e organizzazione è dimostrata dalla lunga e attiva partecipazione a comitati vari, nonché agli incarichi svolti con responsabilità scientifiche e amministrative. Un dettagliato elenco di tali incarichi si trova nella prima parte di questo curriculum; qui mi limiterò a ricordare solo i più significativi.

Sono stato membro del Consiglio Scientifico del Gruppo Nazionale di Astronomia (GNA) del CNR per 9 anni e del Consiglio per le Ricerche Astronomiche (CRA) del MURST per 9 anni. Di quest’ultimo sono stato anche membro della Giunta.

Per 10 anni sono stato Responsabile dell’Unità di Ricerca di Bologna del GNA, con la relativa responsabilità amministrativa dei fondi, in epoche nelle quali il CNR costituiva una delle maggiori fonti di finanziamento per la ricerca astronomica.

Nel 1995 sono stato nominato dal Comitato Scienze Fisiche del CNR nella Commissione di Studio per la Storia della Fisica ed Astronomia, contribuendo alla nascita successiva della Società Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia (SISFA), del cui Consiglio Direttivo ho fatto parte per due mandati triennali.

Sono stato nominato dal Consiglio di Dipartimento di Astronomia Responsabile del Museo della Specola di Bologna dal 1988, con responsabilità scientifica, gestionale e anche amministrativa. Ho fatto parte, sin dalla sua costituzione, del Centro Interdipartimentale per i Servizio Museografici e Archivistici (CISMA) dell’Università di Bologna ‒ di cui sono stato anche Vicedirettore ‒ e del successivo Sistema Museale d’Ateneo (SMA), oltre che del Comitato Scientifico del “Museo di Palazzo Poggi” su nomina del Rettore.

Nel 2001 sono stato nominato Ispettore Onorario del Ministero dei Beni Culturali, a seguito dell’ampia attività di collaborazione e consulenza svolta con la locale Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici,

Sono stato Direttore di Coelum per 5 anni, Direttore del Giornale di Astronomia dal 1997 e della sua edizione araba Al-Magella al-Falakyya per 6 anni.

Sono stato Vicedirettore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna.

Infine, sono stato membro del Consiglio Direttivo della Società Astronomica Italiana per 18 anni e Vicepresidente della stessa per 12 anni.