Curriculum vitæ di Fabrizio Bònoli
Sommario
· Titoli di studio
· Incarichi precedentemente svolti
· Appartenenza a organizzazioni nazionali ed internazionali
1. Attività di
ricerca
2. Attività
didattica
3. Attività
museografica
4. Attività di
diffusione della cultura astronomica
5. Attività di
gestione e partecipazione a comitati di consulenza
Pubblicazioni in: www.bo.astro.it/~bonoli/pubmie.html
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· Alma Mater Honorary Professor Università di Bologna dal 29 marzo 2021.
· Direttore del Giornale di Astronomia, edito dalla Società Astronomica Italiana,
dal 1997.
· Professore Associato fino al 31 ottobre 2017
presso il Dipartimento di Astronomia (poi ‘di Fisica e Astronomia’) della
Facoltà di Scienze mm.ff.nn. dell’Università di
Bologna dal 7 gennaio 2004, in seguito a idoneità al concorso per Professore
Associato dell’Università di Palermo
conseguita il 15 novembre 2002, confermato in ruolo il 7 gennaio 2007.
· In quiescenza dal 1° novembre 2017.
· Membro del Comitato paritetico
di indirizzo del Museo Astronomico di Brera (MusAB),
istituito da INAF e Università degli Studi Milano, dal 25 giugno 2021.
· Membro del Comitato Scientifico della collana editoriale Architettura Geometria Astronomia, libreriauniversitaria.it Edizioni, dal 2022.
· Membro del Scientific Organizing Committee del convegno Copernicus and Italy. “Corona magnorum virorum et artificum”: a revolutionary astronomer in the cradle of Humanism, Roma Sep 28-30, 2023.
·
Membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del bicentenario della
nascita di Lorenzo Respighi (1824-1889).
·
Membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei quattrocento anni della
nascita di Giovanni Domenico Cassini (1625-1712).
Titoli di studio
· Maturità classica presso il Liceo-Ginnasio ‘G.B. Morgagni’ di Forlì nel luglio 1966.
· Laurea in Astronomia presso l’Università di Bologna il 24 luglio 1972
(104/110), con una tesi su “Emissione di
impulsi a 10 Ghz da esplosioni di Supernovae”; relatore Giorgio G.C.
Palumbo, co-relatore Giacomo Cavallo.
· Diploma di Perfezionamento in Teoria e applicazioni delle macchine
calcolatrici
presso l’Università di Bologna il 20 dicembre 1974 con una tesi su “Distribuzione in coordinate equatoriali, su
una proiezione di Hammer-Aitoff della sfera celeste,
dei campi osservati di Supernovae”.
Incarichi svolti
· Professore incaricato di Storia della cosmologia nel Corso di Studi per la Laurea Magistrale in Astrofisica e Cosmologia
dell’Università di Bologna, Scuola di Scienze, dal 1° novembre 2017.
· Professore incaricato di Storia della cosmologia del
Corso di Studi per la Laurea Magistrale in Astrofisica e Cosmologia della
Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di
Bologna dall’a.a. 2008/09 all’a.a.
2016/17.
· Professore incaricato di Storia dell’astronomia del Corso di Studi per la
Laurea in Astronomia della Facoltà di Scienze mm. ff. nn.
dell’Università di Bologna dall’a.a. 1990/91 all’a.a. 2017/17.
· Professore incaricato di Astronomia del Corso di Studi per Laurea in Scienze
Naturali della Facoltà di Scienze mm. ff. nn.
dell’Università di Bologna dall’a.a. 2004/05 all’a.a. 2016/17.
· Professore incaricato di Storia dell’astronomia II del Corso di
Studi per la Laurea Specialistica in Astrofisica e Cosmologia della Facoltà di
Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna dall’a.a. 1990/91 al 2007/08.
· The Scientific Revolution, modulo di lezioni nel corso di Historia de la astronomia y arqueoastronomia per il Doctorado ‘Fisica del Cosmos’ presso il Departamento
de Astrofisica di Universidad de
La Laguna e Instituto de Astrofísica de
Canarias,
Santa Cruz de Tenerife, Spagna, 2005.
· Professore incaricato di Museografia Astronomica nel Master in Museologia
Scientifica dell’Università di Bologna negli anni 2004 e 2005.
· Professore incaricato di Astronomia nella Scuola di Specializzazione per
l’Insegnamento Secondario (SSIS), Indirizzo di Scienze Naturali,
dell’Università di Bologna dall’a.a. 1999/2000 al
2006/07.
· Professore incaricato di Epistemologia e Storia delle scienze nella Scuola di
Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SSIS), Indirizzo di Scienze
Naturali, dell’Università di Bologna dall’a.a.
1999/2000 al 2006/07.
· Professore incaricato di Storia dell’astronomia del Corso di Laurea in
Conservazione dei Beni Culturali della Facoltà di Conservazione dei Beni
Culturali dell’Università di Bologna nell’a.a.
1997/98.
· Incaricato di Tecniche di osservazione astronomiche, cicli di lezioni con
laboratori ed esercitazioni, nell’ambito del corso di Laboratorio di Astronomia
I per il Corso di Laurea in Astronomia della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna dall’a.a.
1974/75.
· Ricercatore confermato presso il Dipartimento di Astronomia della Facoltà
di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna,
dal 1° agosto 1980 al 6 gennaio 2004.
·
Responsabile dei laboratori
fotografici
del Dipartimento di Astronomia e dell’annessa stazione osservativa di Loiano
dal 1975.
· Contrattista presso la Facoltà di Scienze mm. ff. nn.
dell’Università di Bologna, gruppo astronomico, dal 6 settembre 1975 al 31
luglio 1980.
· Incaricato di esercitazioni pratiche presso il Corso di Laurea in Astronomia della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna nell’a.a.
1974/75.
· Incaricato di esercitazioni pratiche presso la Cattedra di Fisica II della Facoltà di
Ingegneria dell’Università di Bologna nell’a.a.
1972-73.
· Vicepresidente della Società Astronomica Italiana (SAIt) dal 24/4/2001 al
31/12/2013.
· Membro del Consiglio Direttivo della
Società Astronomica Italiana (SAIt) dal 19/9/1994 al 31/12/2013.
· Membro del Consiglio Direttivo della
Società Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia (SISFA) dal
26/07/2012 al 19/02/2019.
· Vicedirettore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna
dal 2001 al 30/10/2009.
· Membro della Giunta del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna
dal 1986 al 1996.
·
Rappresentante di Ateneo nel Consiglio Direttivo del Centro
Interuniversitario di Ricerca in Filosofia e Fondamenti della Fisica dal
19/07/2011 al 31/10/2017.
· Membro dei vari Consigli di Corsi di Laurea in Astronomia dell’Università di Bologna
succedutisi dal 1988.
· Membro del CRA (Consiglio per le Ricerche Astronomiche), organo di consulenza del
Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, dal 1983
al 1987 e dal 1991 al 1994.
· Membro della Giunta del CRA (Consiglio per le Ricerche Astronomiche), dal 1993
al 1994.
· Responsabile dell’Unità di Ricerca di Bologna del Gruppo Nazionale di
Astronomia del CNR dal 1985 al 1995.
· Membro del Consiglio Scientifico del Gruppo Nazionale di Astronomia del CNR dal 9 ottobre 1986
al 1995.
· Membro della Commissione di Studio per
· Membro del Consiglio Scientifico dello SMA (Sistema Museale d’Ateneo)
dell’Università di Bologna dal 1/01/2014 al 19/06/2017.
· Referente scientifico del Museo
della Specola del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di
Bologna dal 16/09/2013 al 19/06/2017.
· Ispettore Onorario della Soprintendenza di Bologna ai Beni Artistici del MiBAC dal 2001.
· Responsabile del Museo della Specola del Dipartimento di Astronomia
dell’Università di Bologna dal 1988 al 16/07/2013.
· Membro del Comitato Tecnico-Scientifico dello SMA (Sistema Museale d’Ateneo)
dell’Università di Bologna dal 1999 al 16/07/2013.
·
Membro del Comitato
Scientifico del Museo di Palazzo Poggi dell’Università di Bologna dal 2001 al 2011.
· Vice-direttore del CISMA (Centro Interdipartimentale per i Servizio
Museografici ed Archivistici) dell’Università di Bologna nel 1993.
· Membro della Giunta del CISMA (Centro Interdipartimentale per i Servizio
Museografici ed Archivistici) dell’Università di Bologna dal 1992 al 1994.
· Membro del Comitato Tecnico-Scientifico del CISMA (Centro Interdipartimentale
per i Servizio Museografici ed Archivistici) dell’Università di Bologna dal
1989 al 1999.
· Membro della Commissione Musei della Facoltà di Scienze mm. ff. nn. dell’Università di Bologna dal 1988 al 1989.
· Membro del Consiglio del Centro Interdipartimentale di Ricerche
Educative
dell’Università di Bologna dal 1987 al 2007.
·
Membro del Comitato scientifico della
Biblioteca interdipartimentale di Fisica e Astronomia, Matematica,
Informatica dal 25/09/2013 al 14/06/2017.
· Direttore di “Al-Magella al-Falakyya”, edizione in lingua araba
del “Giornale di Astronomia”, edita
dalla Società Astronomica Italiana, dal 1998 al 2003.
· Direttore della rivista “Coelum”, edita dall’Istituto di
Astronomia dell’Università di Bologna, dal 1° gennaio 1982 al 31 dicembre 1986.
· Membro del Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario
della nascita di Angelo Secchi SJ, dal 30/03/2018.
· Membro del Comitato scientifico del 61° Congresso nazionale della SAIt “Nuovi
attori per nuovi scenari dell’astrofisica”, Padova, 12-15 settembre 2017.
· Membro del Comitato scientifico della mostra Le luci di Horn – Storie di un
astronomo a Bologna, Bologna, Museo Ebraico, 20 maggio – 30 luglio 2017.
· Membro del Comitato scientifico del XXXIII
Congresso nazionale della SISFA, Acireale 4-7 settembre 2013.
· Membro del Comitato scientifico del 57° Congresso nazionale della SAIt
“L'astronomia italiana verso Horizon 2020”, Bologna, 7-10 maggio 2013.
· Membro del Comitato scientifico della mostra L’universo
in evoluzione. Dal Big Bang alla vita, per BoAstro2009, Bologna 2009.
· Presidente del Comitato scientifico e organizzativo
della mostra 70 anni allo specchio: 1936-2006, Bologna, 2006.
· Presidente del Comitato scientifico del 2005 – Anno Cassiniano, Bologna, 2004-05.
· Membro del Comitato scientifico dell’International Conference Titan: from
Discovery to Encounter, Olanda, aprile 2004.
·
Membro del Comitato scientifico
dell’Accademia Nazionale dei Lincei per il Convegno Cento anni di astronomia in Italia: 1860-1960, Roma.
marzo 2003.
· Membro del Gruppo di lavoro scientifico per la realizzazione di Apriti Cielo – Planetario di Torino,
2003-2004
· Membro del Comitato scientifico del convegno Cosmology through Times, Roma giugno 2001.
· Membro del Comitato scientifico del III convegno Inspiration of Astronomical Phenomena,
Palermo dic. 2000 - gen. 2001.
· Membro del Comitato scientifico e del comitato organizzativo del convegno Seventh Centenary of the Teaching of Astronomy in Bologna: 1297-1997, Bologna
giugno 1997.
· Membro del Comitato scientifico del Planetario di San Giovanni in Persiceto
dal 1998.
· Consulente scientifico per il Planetario del Comune di Ravenna dal
1985 al 1990.
· Responsabile scientifico del progetto “Specola
· Membro della Commissione selezionatrice per una borsa di studio presso l’Osservatorio
Astronomico di Bologna, ottobre 2009.
· Membro della Commissione giudicatrice per la valutazione
comparativa ad un posto di Ricercatore
universitario presso l’Università di Catania, febbraio-marzo 2008.
· Membro della Commissione giudicatrice per il Dottorato di
Ricerca in Astronomia presso l’Università di Bologna, nel 2004.
· Membro della Commissione giudicatrice per la valutazione comparativa ad un posto di Ricercatore universitario presso l’Università di Urbino, nel 2000.
· Membro della Commissione esaminatrice di un concorso per funzionario
tecnico
presso l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, nel 2000.
· Membro della Commissione di valutazione dei progetti di realizzazione di un museo didattico presso la sede di Monte
Porzio dell’Osservatorio Astronomico di Roma, nel 2000.
· Membro della commissione giudicatrice per un concorso a “Responsabile istituzioni
scientifico-museali” del Comune di Ravenna, nel 1998.
Appartenenza attuale o pregressa a organizzazioni nazionali e
internazionali
·
International Astronomical
·
International Council of Museums
· Società Astronomica Italiana
· Società degli Storici della Fisica e dell’Astronomia
· Società Italiana di Fisica
· Associazione Nazionale Musei Scientifici
·
International
·
Scientific Instrument Commission
·
Internationale Coronelli-Gesellschaft für Globen-und Instrumentenkunde.
·
Honorary Appointed to
the Research
Board of Advisors of
the American
Biographical Institute
·
·
Royal Photographic Society
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1. Attività di
ricerca in astrofisica e storia dell’astronomia
Sin dall’inizio dell’attività scientifica il mio
interesse si è rivolto verso le problematiche connesse all’osservazione,
interpretazione e studio delle strutture e dell’evoluzione dei sistemi
stellari, con ovvi collegamenti al quadro generale dell’astrofisica delle
galassie e alla cosmologia.
Come
prosecuzione del lavoro iniziato durante la tesi di laurea, presso l’Istituto TeSRE del CNR, ho partecipato ad un esperimento, in
collaborazione con ricercatori di Harwell, Glasgow e
Dublino, connesso alla rivelazione di radiazione a microonde (prompt emission
a10 Ghz) emessa durante la fase di esplosione delle supernovae. Obiettivo di
questo esperimento era quello di verificare la possibilità di sviluppare una
nuova tecnica che permettesse di rivelare SN in ammassi di galassie e
soprattutto di rivelarle in una fase della rapida emissione di radiazione che
permettesse di studiarne le prime variazioni di luminosità. Questa tecnica si
sperava consentisse di osservare un gran numero di SN in ammassi densi di
galassie, aumentando le informazioni connesse alla loro frequenza nelle
galassie e al loro utilizzo come candele campione nella scala delle distanze;
inoltre, si prevedeva di potersi coordinare con i rivelatori di onde
gravitazionali dell’epoca (barre di Weber) onde valutare la coincidenza
dell’osservazione a microonde con quella delle onde gravitazionali emesse
durante le violente fasi esplosive. La ricerca non dette i risultati sperati.
Quando è iniziata la realizzazione del telescopio
G.D. Cassini da 152cm a Loiano (Bo), ho collaborato attivamente alla sua
installazione e messa a punto e al suo pieno utilizzo come strumento di
carattere nazionale, in qualità di responsabile del Laboratorio fotografico e
di membro della Commissione tecnica di gestione del telescopio.
La disponibilità di uno
strumento di questo tipo e l’interesse a sfruttarne al massimo le
caratteristiche – campo corretto di
1.1 Ricerca e studio di nuclei galattici attivi (AGN)
La massiccia
acquisizione di materiale osservativo necessario alla realizzazione dei
progetti sopra citati ed in particolare il ‘lento’ rapporto focale (f/8) del
telescopio da 152cm di Loiano, imposero l’approfondimento delle tecniche di
trattamento dei materiali fotografici, oltre che delle tecniche di riduzioni
fotometriche da osservazioni fotografiche. In questo settore ho sviluppato e
messo a punto, con pubblicazioni originali, alcune tecniche, tra le quali, in
particolare, la conservazione per lungo tempo delle emulsioni in atmosfera
inerte di azoto, che consentisse anche un guadagno in velocità delle emulsioni
stesse; lo studio della formazione dell’immagine latente e della possibilità di
diminuire il fallimento di reciprocità a bassa intensità (LIRF) usando tecniche di pre-esposizione
(contributo pubblicato su una delle maggiori riviste nel settore della
fotografia scientifica); il confronto fra varie tecniche di
ipersensibilizzazione dei materiali fotografici sensibili all’infrarosso, per
definire un trattamento che permettesse di ottenere non soltanto il maggior
guadagno in velocità, ma soprattutto la migliore uniformità e riproducibilità,
condizioni queste necessarie per un corretto uso dei materiali fotografici per
fini fotometrici, spettroscopici e morfologici.
Nel lavoro di
ricerca sugli AGN, la partecipazione a un gruppo di ricerca coordinato da
Alessandro Braccesi, permise di approfondire gli
studi sui QSO. Al materiale fotografico originale dello Schmidt da
Inoltre,
uno studio approfondito di una regione di poco meno di 2 gradi quadrati di
cielo, in cui si ottennero magnitudini UBV
di circa 300 oggetti, permise di discutere la relazione numero-magnitudine dei
quasar selezionati otticamente, sulla base di un nuovo punto a B = 21,5. Il rapido aumento del numero
di oggetti da B = 15,5 a B = 21,5 indicava una forte evoluzione
cosmologica e si cercò, quindi, utilizzando i dati spettroscopici disponibili
su alcuni degli oggetti del campione, di studiarne la densità superficiale in
funzione della magnitudine e di z,
per cercare di capire se questi oggetti fossero sottoposti ad una evoluzione in
densità o in luminosità e, di conseguenza, quale fosse la loro natura ed il
significato dei cambiamenti che si osservavano nella loro popolazione con l’età
dell’universo.
La
discussione in atto alla fine degli anni Settanta sulla natura degli oggetti a
eccesso ultravioletto, sulla possibilità di osservare la galassia sottostante e
di studiarne le caratteristiche, sul contributo dei QSO al background X e sulla possibilità di osservare
galassie primordiali, suggerì di proseguire ulteriormente nell’analisi
dettagliata di quella frazione di oggetti, all’interno del campione sopra
menzionato, che avevano mostrato una immagine non stellare. Questa analisi aveva
così fatto avanzare l’ipotesi dell’esistenza di una popolazione di oggetti a
eccesso ultravioletto, in rapida evoluzione, che confortava le evidenze
osservative di una forte evoluzione in colore nelle galassie deboli e inoltre
poteva essere indice del fatto che si stesse osservando la coda brillante degli
stadi iniziali di formazione delle galassie. La risonanza avuta sulla
letteratura scientifica internazionale con la pubblicazione di queste ricerche
e l’importanza degli interrogativi posti spinse ad un più approfondito studio.
Osservazioni
spettroscopiche mirate e un’accurata analisi quantitativa delle immagini di
questi oggetti estesi – eseguita,
insieme a Luciana Federici, utilizzando un fit gaussiano bidimensionale
applicato alle scansioni PDS delle migliori lastre disponibili – portarono,
tuttavia, a concludere come il campione in esame fosse essenzialmente composto
da oggetti quasi-stellari radio-quieti
classici.
Nell’ambito
dello studio degli AGN e in particolare della loro evoluzione, ho collaborato,
inoltre, ad una ricerca a lungo respiro – con colleghi di Bologna e di Padova –
sulle galassie di Seyfert. Scopo di tale programma era quello di effettuare
dettagliate osservazioni fotometriche e morfologiche, con le camere CCD dei
telescopi di cima Ekar e di Loiano, di un campione di
42 Seyfert 1, onde poterne rideterminare la magnitudine nucleare, inquinata
dalla luminosità della galassia sottostante e quindi ridefinirne la funzione di
luminosità. Questo progetto, iniziato negli anni ’86-’87, ha richiesto numerose
stagioni osservative, a causa sia della vastità del campione selezionato di
oggetti, che delle richieste di qualità fotometrica e di ottimo seeing; richieste
queste ultime che impegnarono per lungo tempo telescopi come quelli di Loiano e
di Asiago, a causa delle condizioni meteorologiche dei siti in cui si trovano.
Le analisi conclusive mostrarono come in metà delle galassie genitrici il bulge
contribuisse ad oltre il 40% del flusso totale e come il disco dominasse sul bulge nella
maggior parte dei casi osservati, suggerendo quindi che una frazione
significativa di Seyfert potesse essere costituita da late-type galaxies.
Il fatto che le galassie genitrici apparissero più blu delle galassie normali e
che i colori IR apparissero più rossi rafforzava il suggerimento che nelle
galassie di Seyfert il processo di formazione stellare fosse in media
rafforzato.
1.2 Ricerca e
studio degli ammassi globulari nelle galassie vicine
Nell’ambito
delle ricerche sui sistemi di ammassi globulari nelle galassie vicine, assieme
ad alcuni colleghi di Bologna ho attivamente partecipato, fin dalle sue
primissime fasi, al programma di ricerca sugli ammassi globulari della galassia
di Andromeda (M31) – iniziato al telescopio di Loiano nel 1977 – ricercando di
volta in volta collaborazioni nazionali e internazionali su problemi specifici.
Scopo della ricerca è stato lo studio approfondito, dal punto di vista
fotometrico, morfologico, spettroscopico e dinamico, del sistema di ammassi in
M31, per la sua importanza relativamente ad argomenti inerenti sia la
conoscenza della galassia genitrice – massa, dinamica ed evoluzione chimica –
sia il conseguente confronto con la nostra Galassia, sia l’utilizzo degli
ammassi globulari come indicatori secondari di distanza.
Una
ricerca di questa portata ha richiesto un’enorme quantità di materiale
osservativo: oltre 60 lastre da 25 x
Prima
fase nello studio degli ammassi in Andromeda è stata quella di produrne un
campione il più possibile completo e incontaminato, il che presentava non poche
difficoltà osservative. Gli ammassi globulari in M31 hanno infatti dimensioni
confrontabili con il disco di seeing
(10 pc = 3,3 arcsec) e si ritenne, quindi, necessario
non solo rivedere criticamente i campioni già esistenti, ma soprattutto
esaminare accuratamente tutte le immagini sulle lastre di Loiano e cercare di
utilizzare o sviluppare tecniche oggettive per la loro analisi morfologica;
tecniche che sono state messe a punto nella ricerca effettuata su un’area di
Dopo
una favorevole accoglienza a livello internazionale dei risultati di questi
lavori si iniziò una collaborazione con l’Osservatorio di Tautenburg,
dove mi sono recato in due occasioni, che rese disponibili lastre del
telescopio Schmidt da 2m, su cui sono state determinate – con le stesse
tecniche di fit
bidimensionale applicato alle scansioni PDS – le magnitudini UBVR dei candidati precedentemente
selezionati in M31. Si ottenne così un campione di 353 candidati ammassi fino
ad una distanza di oltre 15 kpc dal nucleo della
galassia, stimato completo fino alla magnitudine V = 18 (Mv = –
6,5). L’accuratezza del lavoro svolto e le tecniche utilizzate permisero
inoltre di compiere una completa revisione di tutte le precedenti liste
pubblicate. Si è inoltre proceduto nella ricerca di ammassi fino ad una
distanza di oltre 30 kpc dal nucleo – utilizzando
sempre lastre UBVRI di Tautenburg – con lo scopo di estendere il campione e di
ottenere candidati a grande distanza proiettata dal nucleo, per poterne
effettuare lo studio spettroscopico e, tramite la dispersione in velocità,
ottenere informazioni sulla massa della galassia genitrice. A questo proposito
sono state compiute osservazioni spettroscopiche con il telescopio del KPNO da
4m e, nelle estati ’89 e ’90, con il telescopio da 6m sovietico. Applicando il
metodo degli statistical mass estimators
ad un totale di 162 ammassi osservati spettroscopicamente (parte dal nostro,
parte da altri gruppi di ricerca) si ottenne una stima della massa di M31 pari
a 4,1 x
Nella
prosecuzione dell’analisi dettagliata del sistema di M31 e in collaborazione
con Richard G. Kron e Donald Hamilton si sono
ottenuti al telescopio da 2.7m del McDonald Observatory
spettri degli ammassi identificati con sorgenti X, la cui riduzione, effettuata insieme a Luciana Federici e Donald
Hamilton durante un soggiorno presso la base del CTIO a
Sono
state inoltre eseguite osservazioni al telescopio infrarosso del Gornergrat (TIRGO) di ammassi globulari di M31, che hanno
consentito di ampliare notevolmente il numero di oggetti osservato nelle bande
fotometriche JHK. L’analisi dei dati
osservativi non consentì di evidenziare un gradiente di metallicità
radiale nel sistema di ammassi, fino a 20 kpc dal
nucleo della galassia, né si è potuta confermare l’esistenza di alcuna
relazione fra la magnitudine ed i colori infrarossi, che era stata da più parti
suggerita come possibile indicatore di distanza. Si è inteso quindi proseguire
l’esame del campione nelle bande infrarosse per aumentare il numero di oggetti
osservati, onde confermare o meno le evidenze delle prime osservazioni e
studiare i problemi dell’arrossamento interno di M31 in connessione con le
osservazioni spettrofotometriche al telescopio da 6m SAO. A tale scopo si sono
ottenute, nel corso del 1989, alcune notti alla camera CCD del telescopio UKIRT
e nel settembre-ottobre 1990 altre notti, allo stesso telescopio sul Mauna Kea
e al TIRGO, nel corso delle quali si è ampiamente esteso il campione di ammassi
con misure fotometriche nelle bande JHK,
fino alla magnitudine V ~ 18.
Attorno
a questo filone di ricerca si è creato nel 1984 un gruppo di lavoro che ha
elaborato una proposta di osservazione con la Faint
Object Camera (FOC) all’Hubble Space Telescope. Questo programma – M31 Globular Clusters and Halo Stars – ha
ottenuto 8 ore di tempo di osservazione all’interno dell’Investigation Definition Team’s Guaranteed
Time (GTO) e la sua prosecuzione
– Color-Magnitude
Diagrams of a Sample of Globular
Clusters in M31 – ha ottenuto 18 ore di Guest
Observer Time. Scopo di queste proposte – che per le note vicende connesse
alle ottiche di HST non fu possibile realizzare pienamente – era quello di
migliorare la determinazione dell’età degli ammassi globulari, tramite
osservazioni con
Nell’ottica
dello studio dei sistemi di ammassi nelle galassie vicine, per poter utilizzare
la funzione di luminosità del sistema come indicatore secondario di distanza,
si sono analizzate lastre di Loiano centrate sulla galassia a spirale di tipo
avanzato NGC 2403, ottenendo un campione di alcuni candidati fino alla
magnitudine V = 20 ed effettuando poi
osservazioni spettroscopiche – con Richard G. Kron al
telescopio da 2.7m del Mc Donald Observatory – di
alcuni di questi. La necessità di ottenere un campione più vasto di candidati,
onde poterne osservare la funzione di luminosità per meglio calibrare la scala
delle distanze, di cui NGC 2403 è un punto estremamente importante – (m-M)o
~ 27 – ha suggerito di estendere (in collaborazione con colleghi di Trieste) la
selezione su lastre ottenute al telescopio da 4m del KPNO, usando tecniche di
analisi oggettive.
Nell’ambito di tutte queste ricerche ho utilizzato
personalmente numerosi telescopi, sia in Italia che all’estero: 6m SAO nel
Caucaso, 3,5m UKIRT infrarosso alle Hawaii, 2m Schmidt in Germania, 1,54m Danish in Cile, 1,5m TIRGO infrarosso in Svizzera, 1,8m ad
Asiago, 90cm Schmidt a Campo Imperatore. Ho inoltre personalmente contribuito a
tutte le altre fasi delle ricerche: definizione del programma scientifico,
preparazione delle osservazioni, definizione dei programmi di riduzione,
digitalizzazione ai PDS dell’Osservatorio di Capodimonte e dell’ESO, riduzioni
fotometriche e morfologiche, analisi e interpretazioni dei dati, conclusioni
astrofisiche. Le numerose pubblicazioni su riviste internazionali e
comunicazioni a congressi testimoniano la vastità e l’originalità delle
ricerche svolte. In particolare, il catalogo degli ammassi globulari di
Andromeda, realizzato dal gruppo di ricerca del quale ho fatto parte sin
dall’inizio, è tuttora un punto di riferimento indiscusso per le ricerche nel
campo.
1.3 Ricerche
in astronomia storica
Dalla fine degli anni Ottanta, l’interesse sempre
mostrato verso la comprensione dell’evoluzione delle idee scientifiche e, in
particolare, di quelle astronomiche mi ha portato a fare di questo interesse la
mia primaria attività scientifica e didattica. Decisi, infatti, un po’ a
malincuore, di abbondare le ricerche in astrofisica che pure avevano portato
molte soddisfazioni, soprattutto per la sempre più crescente tendenza ‒
sviluppata a livello internazionale e poi nazionale negli anni Ottanta ‒
del “publish or perish”.
Questo portava a pubblicare sempre più rapidamente i risultati delle
osservazioni, mentre nel caso delle collaborazioni cui avevo partecipato i
progetti avevano avuto un respiro molto ampio nel corso del tempo.
Sin
da quando ho iniziato ad occuparmi di queste problematiche, assumendo
contemporaneamente l’incarico universitario di Storia dell’astronomia e la
Direzione del Museo della Specola di Bologna, mi sono trovato di fronte alla
scelta di indirizzare le mie ricerche, e di conseguenza anche quelle dei
collaboratori e degli studenti (in particolare, per questi ultimi, nell’ambito
delle tesi di laurea): definire un filone di ricerca molto specialistico e
approfondirlo il più possibile oppure cercare di coprire, per quanto possibile,
vari aspetti del lungo e vasto sviluppo delle idee astronomiche?
Due motivazioni mi hanno spinto a scegliere la seconda
strada. Da una parte, l’assenza nell’ambiente astronomico locale di una grossa
tradizione di studi nel settore, nella quale potersi inserire, mi ha fatto
ritenere importante non precludere sbocchi imprevedibili ad un ambiente che era
in pratica completamente da costruire, soprattutto (come si diceva) nei
riguardi degli studenti che sempre più numerosi seguivano il mio corso di
Storia dell’astronomia e che si dimostravano singolarmente interessati proprio
ai più diversi aspetti dell’evoluzione di questa disciplina. Dall’altra parte,
non posso negare un interesse del tutto personale a tentare di approfondire il
fatto che l’astronomia, nel corso del tempo, non si sia mai collocata ad un
solo livello della realtà storica, bensì al punto di intersezione tra i vari
livelli, e come di conseguenza, proprio per il suo carattere ampiamente
interdisciplinare, sia difficile percorrerne lo sviluppo senza tenere in
considerazione i contatti con le altre discipline e, soprattutto, con le varie
realtà culturali e sociali. Si trattava, quindi e ambiziosamente, di tentare di
affrontare le tensioni tra storiografia sincronica e diacronica e tra le
trattazioni interne od esterne dello sviluppo storico della disciplina.
Mi era molto chiaro come una scelta di questo tipo
prestasse il fianco a ovvie critiche di carattere sia storico che accademico e
scientifico per quella che potrebbe apparire una voluta mancanza di
specializzazione professionale. I risultati ottenuti, tuttavia, sia nei
confronti della crescita dell’ambiente, sia delle motivazioni culturali fornite
agli studenti (anche in vista di loro successive attività), sia nei contatti
nazionali ed internazionali, sia nei numerosi inviti a presentare relazioni a
convegni specialistici (anche all’estero), mi hanno nel tempo ampiamente e
personalmente confortato nella decisione intrapresa. Credo, così, di poter
sostenere che, grazie anche al mio contributo, il Dipartimento di Astronomia
(poi di Fisica e Astronomia) di Bologna è divenuto uno dei punti di riferimento
nel campo dello studio dell’evoluzione delle idee astronomiche.
Nondimeno, pur cercando di mantenere sempre, come si
diceva, uno spettro di interessi il più ampio possibile, l’esperienza
pluriennale di ricerca nel campo dell’astrofisica e delle relative tecnologie
osservative, strumentali e informatiche e lo sviluppo cui è andata incontro
l’astronomia nell’ambiente dello Studio bolognese, particolarmente dinamico in
certi periodi storici, mi hanno consentito di rivolgere l’attenzione verso la
comprensione dell’evoluzione del pensiero astronomico nel periodo che precede e
segue la cosiddetta “rivoluzione scientifica”, nel quale Bologna era uno dei
centri culturali più importanti d’Europa, ponendo particolare riguardo alle
metodologie e alle tecniche che in quei secoli sono state usate, al contributo
che queste hanno portato alla comprensione e alla definizione di un nuovo
“sistema del mondo” e alle ricadute culturali negli altri ambienti.
In tale ottica mi sono
occupato e mi occupo – con numerose pubblicazioni, comunicazioni a congressi
(molte su invito), tesi di laurea, collaborazioni all’organizzazione di
convegni e di mostre storico-scientifiche – dello studio di personaggi o
avvenimenti che hanno lasciato un segno particolare nello sviluppo della
disciplina o che hanno avuto un ruolo di primo piano nell’ambiente culturale
dei periodi in questione. Dei più significativi di questi presento qui alcuni
aspetti.
Un ampio lavoro è stato svolto, in collaborazione
con A. Braccesi e E. Baiada, per la redazione del Catalogo del Museo della Specola (italiano-inglese). In tale
catalogo compaiono una storia dell’astronomia bolognese e dettagliate schede
illustrative e storiche degli oltre 100 strumenti esposti nel Museo, frutto
anche dello studio di documenti d’archivio relativi al materiale strumentale,
alle tecniche con cui veniva realizzato e utilizzato e alla scienza che con
esso veniva fatta.
Ho collaborato, fra l’altro,
all’organizzazione del convegno Seventh Centenary of the Teaching of
Astronomy in Bologna: 1297-1997 – particolarmente dedicato allo studio di
Bartolomeo da Parma, del quale restano le più antiche lezioni di astronomia – e
alla pubblicazione degli atti.
Sono stato invitato dalla
Zanichelli a scrivere un contributo su Vincenzo Coronelli ed i suoi globi
terrestri su di un libro pubblicato fuori commercio, mentre un contributo sui
lavori astronomici dello stesso scienziato secentesco mi è stato richiesto per
un volume interamente dedicato alla figura di Coronelli, un intellettuale europeo e il suo universo, nonché sono
stato invitato, insieme a Flavia Marcacci della Pontificia Università
Gregoriana, a parlare sullo stesso tema a un convegno ad Assisi nel 2019.
Un ampio lavoro di ricerca
archivistica è stato svolto sugli unici scritti rimasti di Domenico Maria da
Novara, insegnante di Astronomia a Bologna e maestro di Copernico, anche in
collaborazione con il Dipartimento di Filosofia dell’Universidad
Complutense di Madrid (che ha ospitato per alcuni mesi, con una borsa di studio
del CNR, un mio studente che si era laureato sull’argomento, Cinzia Colavita).
L’analisi dell’opera di Novara può gettare nuova luce sulle origini del
pensiero copernicano, sia per quello che riguarda le sue conoscenze
astronomiche di base, sia per quello che riguarda le supposte (ma anche
discusse) influenze neoplatoniche che Copernico avrebbe ricevuto proprio da
Novara. Non tutti i “Pronostici” che Novara redigeva annualmente e che, come
consuetudine dell’epoca, erano di carattere astronomico-astrologico, sono stati
completamente studiati. Parte di questi sono andati dispersi, mentre altri si
trovano presso diversi archivi europei (Bologna, Siviglia, Londra, Vaticano,
Napoli). La raccolta completa di tutti i “Pronostici” di Novara esistenti è
stata effettuata per la prima volta nell’ambito di questa ricerca e insieme ai
risultati del loro studio, in collaborazione con altri colleghi del gruppo di
lavoro da me istituito (G. Bezza, S. De Meis, C. Colavita), sono stati raccolti
in un volume edito da Olschki nel 2012, I
Pronostici di Domenico Maria da Novara. I risultati sono stati anche
presentati ad alcuni convegni, tra i quali quello a cura dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara, “L’umanesimo
scientifico nelle terre degli Estensi”, nel 2015.
Uno degli astronomi più
famosi che abbiano lavorato a Bologna e uno dei maggiori di tutti i tempi è
senz’altro Gian Domenico Cassini, la cui opera, tuttavia, non è mai stata
approfonditamente studiata, in particolare quella svolta durante i venti anni
di permanenza a Bologna. Notevole è stata, infatti, l’importanza di questi
lavori, per i quali venne chiamato da Luigi XIV presso l’Observatoire Royal: dalla conferma osservativa della seconda legge di Keplero
alla misura dell’inclinazione dell’eclittica, dalla scoperta della rotazione di
Giove e di Marte alla misura dei periodi di rotazione dei satelliti di Giove
per determinare la longitudine terrestre. Proprio sul periodo bolognese di
Cassini sono stato invitato a presentare una relazione a un convegno internazionale
del Comité des Travaux Historiques et Scientifiques du Ministère de la Recherche tenutosi a Nizza nel 1996.
Nel corso della ricerca archivistica eseguita per l’occasione, si è rivelata di
particolare interesse l’analisi del manoscritto delle lezioni di astronomia
tenute dall’astronomo ligure a Bologna nel corso del 1666, dal quale risulta
sia un’evidente influenza di Cusano sul problema dell’infinità dei mondi, che
una non esplicita, ma decisamente chiara partecipazione alle idee copernicane,
analisi svolta con la laureanda Dalia Deias, in seguito andata a svolgere il
Dottorato di ricerca a Parigi. Altre ricerche e pubblicazioni su Cassini mi
hanno portato a proporre alle istituzioni astronomiche bolognesi, alla basilica
di San Petronio e alla Biblioteca dell’Archiginnasio un programma di
manifestazioni che coprisse un intero anno per celebrare i 350 anni della costruzione
della meridiana in San Petronio, proposta che è sfociata nel 2005-Anno cassiniano,
di cui sono stato responsabile, organizzando un convegno internazionale,
conferenze al pubblico, un concerto di musiche secentesche nella basilica,
visite guidate alla meridiana, una mostra in Archiginnasio.
Nello stesso tempo, ho
collaborato con la responsabile della Biblioteca di astronomia, Marina Zuccoli,
e con colleghi del Dipartimento di Filosofia a un progetto che ha reso
disponibili online tutti i lavori di
Cassini relativi alla realizzazione della grande meridiana in San Petronio e
alle ricerche da lui eseguite con quello strumento.
Anche a seguito dei miei
studi su Cassini, sono stato chiamato a far parte del Comitato scientifico dell’International Conference Titan:
from Discovery to Encounter, tenutasi in Olanda
nel 2004.
Contemporaneo di Cassini a
Bologna era Giambattista Riccioli, gesuita e famoso autore dell’Almagestum Novum e dell’Astronomia Reformata.
Ovvi collegamenti tra le ricerche di Cassini e quelle di Riccioli hanno
permesso di approfondire lo stato della ricerca astronomica in un periodo
particolarmente critico, la seconda metà del Seicento. Gli echi del processo a
Galileo non si erano ancora spenti, la nuova fisica newtoniana non era ancora
nata, la gloriosa scuola strumentale italiana stava iniziando un irreversibile
processo di decadenza, mentre la strumentazione astronomica e le tecniche di
osservazione stavano profondamente mutando. Su questi temi sono stato invitato
a tenere relazioni originali a due convegni internazionali, Riccioli e il merito scientifico dei Gesuiti
nell’età barocca, tenutosi a Ferrara, e Giuseppe
Toaldo e il suo tempo, tenutosi a Padova. Questi
lavori fanno parte di un ampio percorso di ricerca, del quale parlavo
all’inizio di questa sezione, volto allo studio dello sviluppo della strumentazione
astronomica e dell’evoluzione delle tecniche di osservazione, sin dall’inizio
dell’astronomia ottica. Nel primo, Riccioli
e gli strumenti dell'astronomia, mi sono occupato dei primi sviluppi nella
costruzione di lenti per cannocchiali e delle prime tecniche utilizzate per
migliorare la precisione nelle osservazioni, sia nella determinazione di
posizioni (p.e. micrometri), che di grandezze stellari (p.e. cunei ottici). Nel
secondo, L'evoluzione degli strumenti
d'osservazione astronomici nel Settecento, ho proseguito la ricerca,
occupandomi da una parte degli sviluppi tecnologici avvenuti in quel secolo,
dall’altra parte anche delle cause economiche, sociali e politiche che
portarono alla crescita tecnologica nel campo della strumentazione scientifica
di alcune nazioni europee (Inghilterra e Francia in particolare) e al declino
della prestigiosa scuola strumentale secentesca italiana. Segue questi un
ulteriore lavoro svolto in collaborazione con colleghi dell’Istituto di Ottica
di Arcetri, Telescope optics of
Montanari, Cellio, Campani and Bruni at the 'Museo
della Specola' in Bologna, nel quale sono state studiate con tecniche
moderne le caratteristiche ottiche di alcune lenti secentesche, tra le quali
quelle di Campani, che erano considerate all’epoca le migliori d’Europa.
Mediante tecniche di interferometria ottica, di microscopia Nomarski
e di spettrofotometria, vengono forniti dettagli che consentono di ricostruire
le tecnologie costruttive, le qualità ottiche e lo stato di invecchiamento
delle paste vitree a distanza di oltre tre secoli; informazione, quest’ultima,
di grande interesse per lo studio del deterioramento delle ottiche degli
strumenti inviati nello spazio.
Sempre riguardo a Riccioli,
sono anche stati studiati nel dettaglio, con il laureando E.M. Di Teodoro e il
collega Roberto Bedogni, i suoi esperimenti sulla caduta dei gravi dalla Torre
Asinelli, volti a confrontare le leggi del moto di Aristotele e di Galileo.
La mancanza di uno studio organico approfondito
dello sviluppo dell’astronomia nell’ambiente bolognese, mi ha suggerito di
intraprendere un vasto progetto, la cui fase iniziale si è completata, dopo
alcuni anni di ricerca archivistica e bibliografica, con la compilazione delle
biografie di tutti i docenti di Astronomia dello Studio di Bologna dal XII
secolo alla metà del XX, con relative fonti primarie e secondarie. Il volume –
redatto grazie a un contratto di collaborazione con il neo dottore che si era
laureato con me sullo stesso argomento, Daniela Piliarvu
– ha ricevuto un finanziamento per la stampa da parte della Società Astronomica
Italiana e dell’Università di Bologna. Si tratta di un’opera che potrà
certamente servire di base per ulteriori studi sui singoli personaggi, sulla
loro influenza sullo sviluppo della disciplina e delle istituzioni accademiche
nonché dell’ambiente culturale non solo locale, oltre che di esempio per
analoghe iniziative per altre discipline e per altre sedi universitarie.
Nell’ambito delle ricerche
sugli astronomi bolognesi, sono stato invitato a redigere le biografie di otto
di loro per la Biographical Encyclopedia of Astronomers,
curata da Thomas Hockey per i tipi della Kluwer, e alcune biografie di
astronomi per il Dizionario Biografico degli Italiani: Guido Horn d’Arturo, Petronio Matteucci e
Domenico Maria Ploti da Novara.
Venendo a periodi storici più vicini, ho fatto parte
del Comitato scientifico dell’Accademia Nazionale dei Lincei per
l’organizzazione del Convegno Cento anni di astronomia in Italia: 1860-1960, tenutosi a Roma nel 2003, che mi
ha portato, in collaborazione con Francesco Poppi, ad approfondire lo stato
dell’astronomia in Italia nel corso dell’Ottocento.
Sono stato invitato a partecipare, con Agnese
Visconti dell’Università di Pavia e Agnese Mandrino dell’Osservatorio di Brera,
a delle ricerche per la serie dei volumi Almum Studium Papiense - Storia dell’Università di
Pavia, relative sia all’Osservatorio astronomico, che al R. Osservatorio
Geofisico di Pavia. Sempre con Agnese Mandrino, mi sono occupato della storia
dell’Osservatorio di Brera nel corso del Novecento per un volume edito da
quell’Osservatorio.
Ho promosso una ricerca negli archivi degli
Osservatori Astronomici sugli astronomi italiani perseguitati dalle leggi
razziali del 1938, a conclusione della quale ho coordinato, con Agnese Mandrino
e in occasione della Giornata della Memoria del 2015, il convegno Sotto lo stesso cielo? Le leggi razziali e
gli astronomi in Italia, di cui abbiamo curato gli atti.
A seguito di queste
ricerche, ho approfondito gli studi su Guido Horn d’Arturo, direttore
dell’Osservatorio Universitario di Bologna nella metà del Novecento,
perseguitato per le sue origine ebraiche. Poliedrica
personalità di scienziato e studioso, Horn d’Arturo ebbe nel 1932 la geniale
idea di costruire un telescopio composto da più tasselli riflettenti con
sezione sferica, movimentati da viti per concentrare le immagini e ridurre le
aberrazioni ottiche. Dopo un prototipo da un metro di diametro, nel 1952 vide
la luce nella Specola il suo telescopio a tasselli da 1,8m. Si trattava di
un’idea che precorreva di molto le successive realizzazioni dei grandi moderni
telescopi multi-mirror
con ottica attiva, da terra e dallo spazio. Ai suoi tempi, l’originale idea di
Horn d’Arturo passò quasi inosservata ed è finita dimenticata insieme al suo
artefice. Grazie alla collaborazione del Museo Ebraico di Bologna, ho
partecipato alla realizzazione di una mostra sull’astronomo e il suo progetto,
presentata a Bologna nel 2017, in occasione dei cinquant’anni della sua
scomparsa, e in seguito esposta a Catania, dove l’astronomo aveva operato per
qualche anno, nel 2018 e a Trieste, dove era nato, nel 2019. Questi
approfondimenti, in collaborazione con la laureanda Valeria Picazzi, sulla
figura di Horn d’Arturo, di cui l’Archivio storico del Dipartimento di
Astronomia possiede un vasto epistolario, mi hanno spinto a coinvolgere la
comunità astronomica nazionale, anche con seminari in vari Osservatori, nella
rivalutazione dell’anticipatrice idea di uno specchio composito. Così, il 10
novembre 2019, si è infine giunti alla dedica a Guido Horn d’Arturo del
telescopio multi-mirror
ASTRI, nominato “ASTRI-Horn”, prototipo sull’Etna di uno degli oltre 100
telescopi del Cherenkov Telescope Array
(CTA) Observatory, volti allo studio di
radiazioni ad altissima energia dallo spazio.
Relativamente agli aspetti delle conoscenze astronomiche
in altre epoche e in altre civiltà, sono stato invitato a collaborare, su
problematiche legate ai rapporti tra le culture locali e l’astronomia, con
colleghi del Dipartimento di Paleografia e Medievalistica che si occupano di
studi storici e di ricerche archeologiche in Mesoamerica, sostenute dall’ACRA
(organizzazione internazionale non governativa). Ho collaborato, fra l’altro,
inviando una laureanda, Ilaria Meliconi, a partecipare ad una campagna di scavi
in Nicaragua per fornire competenze archeoastronomiche:
i risultati sono stati pubblicati su una rivista internazionale specialistica
del settore, Neotropica.
Dopo la laurea il neo dottore ha ottenuto una borsa di studio dell’Università
di Bologna per conseguire il Master of
Science in Storia della Scienza a Oxford, dove ha poi conseguito il PhD. Questi interessi verso
l’archeoastronomia o, meglio, verso la cosiddetta “cultural astronomy” mi hanno consentito
numerosi contatti e collaborazioni con colleghi di altri dipartimenti
interessati alla storia delle scienze nel mondo antico, venendo invitato a
presentare delle comunicazioni sul tema dell’importanza delle conoscenze
astronomiche nelle antiche civiltà, a vari convegni, tra i quali, quello su Storia della scienza e beni culturali,
tenutosi a Ravenna nel 1998 e ad altre iniziative simili.
Insieme a S. De Meis e N. Panaino ho curato il volume Astronomical
Amusements. Papers in Honor of Jean Meeus, edito nel 2000 dall’ IsIAO
(Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente), e ho partecipato al volume del
2014, a cura di N. Panaino, Non licet stare caelestibus. Studies on Astronomy and its
History offered to Salvo De Meis, per la collana «Indo-iranica et orientalia»
Insieme a Manuela Incerti, dell’Università di
Ferrara, e a Vito Francesco Polcaro, dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e
Fisica Cosmica dell’INAF, ho sviluppato un vasto progetto di studio su Transient Astronomical
Events as Inspiration
Sources of Medieval and Renaissance Art ‒
l’incidenza, cioè, dei fenomeni astronomici transienti (eclissi, comete, novae, supernovae, bolidi ecc.) nell’arte del Medioevo e
del primo Rinascimento ‒ che ha prodotto una serie di pubblicazioni e
comunicazioni a convegni sull’argomento.
Nel settembre 2000 sono stato invitato a tenere un
corso su Antiche cosmologie nella III
Scuola estiva di Filosofia della Fisica, “Cosmologia”, presso il Centro
Interuniversitario di ricerca in Filosofia e Fondamenti della Fisica,
organizzato dalle Università di Bologna e di Urbino, Centro del cui Consiglio
Direttivo ho fatto parte dal 2010 al 2017.
L’esperienza archivista acquisita durante queste
ricerche storiche mi ha portato, alla fine degli anni Novanta, a collaborare
con l’allora Responsabile delle Biblioteche dell’Area Scientifica
dell’Università di Bologna, Marina Zuccoli, a un primo riordino e
informatizzazione dell’Archivio storico del Dipartimento di Astronomia e sono
stato in seguito indicato dalla SAIt quale Responsabile scientifico del
progetto “Specola
L’importanza
della disponibilità in rete dei materiali archivistici, di cui mi sono occupato
sin dalla fine degli anni Ottanta, mi ha suggerito di formare un gruppo di
lavoro, composto da Raffaella Stasi (bibliotecaria) e Diego Zuccato (tecnico
informatico) del Dipartimento di Astronomia, Agnese Mandrino (bibliotecaria e
archivista) dell’Osservatorio di Brera, Mauro Gargano (astronomo e storico)
dell’Osservatorio di Capodimonte e, per le prime fasi, da Elena Cenacchi della Cenacchi Editrice,
per sviluppare un progetto di riordino e digitalizzazione e messa online dell’Archivio storico del
Dipartimento di Astronomia (ora presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia).
Di
oltre centomila documenti, a partire da lettere della metà del Seicento, è
stato completato, affinato e ampliato il precedente lavoro di
inventariazione, con una identificazione gerarchica indicizzata univoca. Di
questi, oltre 42.000 sono stati digitalizzati ad alta risoluzione in formato
TIFF e messi in rete nel formato JPG a media risoluzione, insieme
all’inventario aggiornato. Si è così realizzato uno strumento di grande
aiuto agli studiosi per le ricerche storiche su un materiale archivistico
certamente di grande importanza per la storia dell’astronomia nazionale e non
solo.
2. Attività
didattica
La mia attività didattica si è sempre svolta presso
l’Università di Bologna. Subito dopo la laurea ho svolto esercitazioni ed esami
presso la cattedra di Fisica II della Facoltà di Ingegneria.
Dal 1974, prima come
Incaricato di esercitazioni, poi come Contrattista, infine come Ricercatore
confermato, ho svolto in modo completamente autonomo, all’interno del corso di
Laboratorio di Astronomia I, per il Corso di Laurea in Astronomia (titolare il
prof. Pierluigi Battistini), la parte di “tecniche di osservazione
astronomica”, con cicli di lezioni, laboratori ed esercitazioni anche ai
telescopi di Loiano.
Dal 1990 ho avuto l’incarico
di Storia dell’astronomia per il Corso di Laurea in Astronomia e dal 2004
quello di Storia dell’astronomia II, divenuto in seguito Storia della
cosmologia, per il Corso di Laurea Magistrale in Astrofisica e cosmologia;
oltre a favorire l’incremento del numero di studenti che seguono questo corso,
ho seguito una gran numero di tesi di laurea dedicate all’approfondimento di
problematiche di carattere storico. Alcune di queste tesi, per l’originalità
delle ricerche eseguite, hanno dato luogo a successive pubblicazioni.
Nel
Dal 1999 al 2007 sono stato
Responsabile della disciplina “Epistemologia e Storia delle scienze” nella
Scuola di Specializzazione per l’insegnamento secondario (SSIS), Indirizzo di
Scienze Naturali. Nella stessa Scuola di Specializzazione ho avuto l’incarico
di Storia dell’astronomia per la disciplina “Epistemologia e Storia delle
scienze” e di Astronomia per la disciplina “Didattica delle scienze della terra
e dell’astronomia”.
Dal 2004 al 2017 ho avuto
l’incarico di Astronomia per il Corso di Laurea Triennale in Scienze Naturali.
Nel 2004 e 2005 ho avuto
l’incarico di Museografia astronomica nel Master in Museologia Scientifica e
nello stesso hanno sono stato invitato presso
l’Università de La Laguna di Tenerife e l’Istituto di Astrofisica delle Canarie
a tenere un ciclo di lezioni al Dottorato di Ricerca su “La rivoluzione
scientifica”.
Tutte attività, queste, che
mi hanno consentito di acquisire una notevole esperienza di didattica della
storia della scienza oltre che nel campo dell’astrofisica e delle tecniche ad
essa proprie. Grazie anche a questa esperienza ho tenuto numerose lezioni
all’interno di corsi di aggiornamento per insegnanti in varie sedi – Bologna,
Firenze, Locri, Milano, Ravenna, Reggio Calabria, Stilo, Saltara – collaborando
in alcuni casi anche alla loro organizzazione e, in particolare, sono stato
direttore di numerosi Corsi di aggiornamento per insegnanti della SAIt, di
Stilo e Saltara, accreditati presso il MIUR. Di alcuni di questi corsi ho
curato, da solo o in collaborazione, la pubblicazione delle lezioni sul Giornale di Astronomia, in particolare, Leggere il Cielo, Astronomia e arte, L’Universo
e l’origine della Vita e Lezioni
delle Scuole estive della SAIt 2007.
Per questo interesse verso la
didattica delle discipline scientifiche e del legame con la storia della
scienza, sono stato invitato a tenere relazioni e a partecipare a tavole
rotonde in occasione di convegni SAIt e SISFA.
3. Attività
nel campo della museografia
Dal 1988 ho avuto dal Consiglio di Dipartimento di
Astronomia dell’Università di Bologna la responsabilità della gestione
scientifica ed amministrativa del Museo della Specola; in tale veste sono stato
membro della Commissione Musei, poi Centro Interdipartimentale per i Servizi
Museografici ed Archivistici (CISMA; del quale sono anche stato Vice-direttore
e membro della Giunta) e infine del Comitato Tecnico-Scientifico del Sistema
Museale d’Ateneo (SMA) e del Comitato Scientifico del Museo di Palazzo Poggi.
In veste di responsabile del
Museo ho contribuito alla prosecuzione, iniziata alla fine degli anni Settanta
da Alessandro Braccesi, del reperimento,
inventariazione, studio, classificazione, catalogazione, restauro ed
esposizione al pubblico del materiale storico-astronomico presente presso
l’Università di Bologna, come testimonia la già ricordata pubblicazione nel
1995 del catalogo completo (italiano-inglese) del Museo, ad opera della Bologna
University Press, allestendo nuove sale museali all’interno della torre.
Nonostante le difficoltà connesse all’assoluta mancanza di personale
universitario specializzato addetto, il Museo della Specola ‒ con il solo
importante supporto degli insegnanti comunali distaccati presso le aule
didattiche museali e dei volontari del servizio civile ‒ ha svolto un
ruolo importante nell’ambito dei musei scientifici, proponendosi come punto di
riferimento per la museografia astronomica, sia per la vastissima affluenza di
pubblico (fino ad oltre 18.000 visitatori all’anno), sia per la sua
partecipazione a numerose mostre internazionali, sia per l’attività di ricerca
museografica che ha prodotto diverse pubblicazioni, sia per la sua presenza in
rete con il catalogo completo del materiale esposto sin dal 1994, secondo museo
scientifico in Italia.
In questo ambito ho
partecipato attivamente ad una commissione istituita dalla Società Astronomica
Italiana per la definizione di criteri di classificazione della strumentazione
scientifica e di data-base per realizzare banche dati di strumentazione storica
astronomica. All’interno di questa commissione ho coordinato un gruppo di
lavoro che ha elaborato un’originale proposta di classificazione, basata su
criteri “gerarchici indicizzati” con particolare attenzione alla tipologia
d’uso di ogni strumento. I risultati sono stati presentati ad alcuni convegni
in Italia e all’estero e pubblicati.
L’Istituto dei Beni
Culturali della Regione Emilia Romagna, con il quale ho collaborato per la
realizzazione di schede di catalogazione e classificazione di orologi meccanici
da torre presenti nel territorio, mi ha invitato nel
A seguito di queste attività
di museologia scientifica, nel 2001 sono stato proposto dalla Soprintendenza di
Bologna all’incarico di Ispettore onorario del MiBAC.
Dopo il trasferimento nel 1999 del Dipartimento di
Astronomia ad altra sede, la torre della Specola venne destinata ad essere
completamente musealizzata e l’allora rettore Pier Ugo Calzolari, su mia
richiesta, ne programmò la messa a norma degli impianti e la ristrutturazione
interna, operazione che ho svolto in piena collaborazione con l’Ufficio Tecnico
dell’Università, in particolare con il responsabile dei lavori Giorgio Comastri
e i progettisti architetto Corrado Tossani e ingegner
Giuseppe Cicognani. Il Museo è stato interamente svuotato nel 2011 e nel
frattempo ho preparato un progetto di riallestimento dettagliato e completo,
anche per la parte finanziaria, in collaborazione con l’architetto Silvia Gaiba
della locale Soprintendenza e con la dott.sa Rosa Natoli (già volontaria del
Servizio civile presso il Museo e laureata in Conservazione dei beni
culturali); progetto presentato al pro-rettore Emilio Ferrari. Non avendo
ottenuto i fondi necessari, ho comunque personalmente curato, con i pochi fondi
disponibili, il riallestimento del Museo e la sua riapertura al pubblico, nel
2014.
A seguito della
riorganizzazione delle strutture museali dell’Università di Bologna e del nuovo
Regolamento di gestione del Sistema Museale d’Ateneo, ho riscontrato che, con
il previsto passaggio di conduzione complessiva sotto l’amministrazione ‒
che, fra l’altro, limitava il ruolo degli ex-responsabili dei musei a quelli di
mere “figure di supporto scientifico” ‒ non sussistevano più le
indispensabili garanzie per una gestione dei musei universitari nella quale le
attività di ricerca e studio fossero sufficientemente salvaguardate e
valorizzate. Avendo ritenuto, quindi, di non poter più portare avanti in modo
idoneo l’attività museale che avevo svolto per quasi trent’anni ‒ fra
l’altro con un gran numero di pubblicazioni storico-scientifiche sulla Specola
e con numerosi contatti internazionali ‒ mi sono dimesso dal ruolo di
Referente scientifico.
Ho collaborato a numerose mostre
storico-scientifiche. Con l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ho
curato alcune parti di interesse astronomico del catalogo della mostra Imaging the new world: Columbian
iconography, che il Ministero degli Esteri e
Ho fornito consulenza
storico-scientifica anche all’organizzazione di altre mostre, tra le quali La ragione e il metodo. Immagini della
scienza nell’arte italiana dal XVI al XIX secolo (Crema 1999), la
prestigiosa Les temps, vite,
organizzata dal Centre Pompidou in occasione della sua riapertura al pubblico
nel gennaio 2000 (proseguita poi a Roma e a Barcellona), Bologna e il mondo oltre l’Europa e Il Mondo in ordine: scienza e arte nei Musei di Palazzo Poggi, a
Bologna, Italia in Giappone - Ricercare
la scienza e la tecnologia in Italia dal Rinascimento ad oggi, svoltasi a
Tokyo nel 2001, Segni e sogni della Terra
a Palazzo Reale a Milano, nel 2001, Lo
spazio il tempo le opere Il catalogo del patrimonio culturale (Bologna
2001), L'occhio nuovo. Occhiali, microscopi, cannocchiali Arte e
scienza fra Seicento e settecento (Cesano Maderno 2002), Parmigianino e il Manierismo europeo (Parma
2003), Leonardo, Machiavelli, Cesare
Borgia. Arte, storia e scienza in Romagna (1500-1503), (Rimini 2003), Pisa e il Mediterraneo. Uomini, merci, idee dagli etruschi ai Medici
(Pisa 2003), Mediterraneum. L’esplendor de
la Mediterrània Medieval
(Barcellona 2004), Il viaggio tra mito e
scienza (Bologna 2007). Ho fatto parte del Comitato scientifico della
mostra Immagini dell’Universo
dall’antichità al telescopio ‒ Images of the Universe
from antiquity to the telescope,
organizzata a Firenze dal ‘Museo Galileo’ nel 2009, in occasione dell’Anno internazionale galileiano, e per i
cui cataloghi (italiano e inglese) ho redatto il capitolo dedicato alla storia
della nascita degli osservatori astronomici in Europa. Ho organizzato
personalmente la mostra Il Sole nella
Chiesa, tenutasi sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica a
Bologna in occasione del 2005 – Anno cassiniano, e con colleghi Il passaggio di Venere e la misura delle distanze astronomiche
(Bologna 2004), 70 anni allo specchio.
Anniversario dell’inaugurazione del telescopio Zeiss da 60cm e della Stazione
Astronomica di Loiano del 15-11-1936 (Bologna 2006) e L’universo in evoluzione. Dal Big Bang alla vita (Bologna 2009).
Ho inoltre fatto parte della commissione di
valutazione dei progetti di realizzazione di un museo didattico presso la sede
di Monte Porzio dell’Osservatorio Astronomico di Roma.
Dal 1994, tra i primissimi in Italia e grazie alla
collaborazione con P. Battistini, il Museo della Specola è presente in rete
Internet con la versione informatizzata del Catalogo, con una storia
dell’astronomia a Bologna e ampie schede e immagini di tutti gli strumenti. Il
sito è stato rinnovato nel 1998, anche con la realizzazione un CD. Negli stessi
anni ho collaborato alla realizzazione di un software, in forma di ipertesto,
per la costruzione di percorsi didattici interattivi, a disposizione del pubblico
nel Museo.
Nella prima metà degli anni Novanta, ho avuto dal
Centro Interdipartimentale per gli Studi Museografici ed Archivistici di
Bologna la responsabilità di coordinare un gruppo di lavoro per il recupero e
la fruizione in rete del materiale prodotto anni prima dal Progetto ‘Bologna la
Dotta’ del Ministero dei Beni Culturali; progetto che per il fallimento della
ditta contraente, EFIM-Data, non era mai giunto a conclusione. Per la
presentazione dei risultati, in occasione della “II Settimana nazionale della cultura
scientifica” del maggio 1992, è stato realizzato con successo, grazie alla
partecipazione di Telespazio e Digital Equipment, un
prototipo di ‘Museo virtuale’, realizzando un collegamento sperimentale, via
satellite, tra il Palazzo dei Congressi all’EUR, non connesso alla rete, e la
rete Astronet presso la sede di Bologna, per la
trasmissione di schede catalografiche e di immagini via etere, quello che si
potrebbe definire un primo collegamento in streaming.
4. Attività
nel campo della diffusione della cultura astronomica
Ho sempre ritenuto che, per chiunque avesse la
fortuna di svolgere un lavoro, impegnativo e delicato sì, ma senz’altro
culturalmente stimolante, quale quello della ricerca e dell’insegnamento
universitario, fosse importante e doveroso contribuire alla diffusione verso un
pubblico più ampio possibile della conoscenza della propria disciplina, delle
sue conquiste, dei suoi protagonisti e dei suoi strumenti culturali.
Per questo mi sono sempre
impegnato nell’attività di divulgazione dell’astronomia e più in generale della
scienza, come testimoniano le oltre 250 conferenze tenute in ogni parte
d’Italia e le pubblicazioni di carattere divulgativo.
Per cinque anni, dal 1982 al
1986, ho tenuto la direzione di Coelum,
una delle più antiche riviste di divulgazione astronomica, fondata da Guido Horn-d’Arturo a Bologna nel 1931, e che era giunta ad avere
un pubblico di oltre 3000 abbonati. La rivista venne premiata all’Astronomical Exhibition di
Malta del 1982.
Dal 1997, il Consiglio
Direttivo della SAIt mi ha affidato la direzione del Giornale di Astronomia, rivista di informazione, cultura e
didattica, edita dal 1975. Ho contribuito così, insieme ai colleghi della
redazione, al miglioramento della rivista (già prima di ottimo livello, come
testimonia il premio ricevuto nel 1996 dalla Società Italiana di Fisica),
cercando di ampliare la parte dedicata agli aspetti culturali dell’astronomia,
alla presentazione e discussione di attività di didattica della disciplina e
alla storia dell’astronomia.
Dal 2000, il Giornale di Astronomia ha il ‘Patrocinio
della Camera dei Deputati’.
Nel
1998, ho contribuito alla realizzazione della nuova rivista Al-Magella al-Falakyya (di cui sono stato direttore), edizione in
lingua araba del Giornale di Astronomia,
che si poneva l’obiettivo di diffondere la cultura astronomica nei paesi del
Mediterraneo di lingua araba. La traduzione in arabo era supportata dal SEPS
(Segretariato Europeo per le Pubblicazioni Scientifiche). Il crescente
interesse verso la rivista è stato dimostrato dal numero di istituzioni e
singoli ricercatori che la richiedevano e dal numero di contributi originali in
lingua araba che erano inviati per la pubblicazione, che, peraltro, sono sempre
stati sottoposti al vaglio di referee,
così come avviene per l’edizione italiana.
Proprio per l’opera di diffusione della cultura
astronomica sostenuta dalla SAIt in questi paesi tramite la pubblicazione di Al-Magella al-Falakyya, il Consiglio Direttivo della Società è stato invitato,
nell’agosto del 1998, a partecipare ad Amman al convegno di fondazione dell’Unione Astronomica Araba e nel maggio
del 2000 a inviare una delegazione, della quale ho fatto parte, per contatti
scientifici con il neo costituito Dipartimento di Astronomia dell’Università di
Baghdad e per i suoi progetti di costruzione di un osservatorio astronomico,
essendo stato il precedente distrutto dalla guerra Irak-Iran.
Progetti non poi andati a buon fine a causa degli eventi successivi alla
distruzione delle Twin Towers di New
York.
A causa dei gravi problemi internazionali con il
Vicino Oriente, innescati dalla II Guerra del Golfo, e anche per motivi
finanziari, dovuti soprattutto al mancato ricevimento dei finanziamenti
previsti da parte del Ministero degli Esteri, Al-Magella al-Falakyya
ha dovuto chiudere le pubblicazioni nel 2005 con un ultimo volume monografico.
Sempre nell’ambito della diffusione dell’astronomia
ho curato il volume L’astronomia in
Italia, edito nel 1998 dalla SAIt.
Ho inoltre collaborato alla realizzazione di alcuni
prodotti informatici originali, di divulgazione e didattica, sia nel sito web Caelum et Terra, ideato e coordinato da P.
Tucci a Brera, sia nel sito Prendi le
stelle nella rete, a cura di L. Benacchio dell’Osservatorio Astronomico di
Padova, con i primi e-book di carattere astronomico.
5. Attività di
gestione e partecipazione a comitati di consulenza
La disponibilità a prendere parte direttamente a problemi
di gestione e organizzazione è dimostrata dalla lunga e attiva partecipazione a
comitati vari, nonché agli incarichi svolti con responsabilità scientifiche e
amministrative. Un dettagliato elenco di tali incarichi si trova nella prima
parte di questo curriculum; qui mi limiterò a ricordare solo i più
significativi.
Sono stato membro del Consiglio Scientifico del Gruppo Nazionale di Astronomia (GNA)
del CNR per 9 anni e del Consiglio per
le Ricerche Astronomiche (CRA) del MURST per 9 anni. Di quest’ultimo sono
stato anche membro della Giunta.
Per 10 anni sono stato Responsabile dell’Unità di Ricerca di
Bologna del GNA, con la relativa responsabilità amministrativa dei fondi,
in epoche nelle quali il CNR costituiva una delle maggiori fonti di
finanziamento per la ricerca astronomica.
Nel 1995 sono stato nominato
dal Comitato Scienze Fisiche del CNR nella Commissione
di Studio per la Storia della Fisica ed Astronomia, contribuendo alla
nascita successiva della Società
Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia (SISFA), del cui Consiglio Direttivo ho fatto parte per
due mandati triennali.
Sono stato nominato dal
Consiglio di Dipartimento di Astronomia Responsabile
del Museo della Specola di Bologna dal 1988, con responsabilità
scientifica, gestionale e anche amministrativa. Ho fatto parte, sin dalla sua
costituzione, del Centro
Interdipartimentale per i Servizio Museografici e Archivistici (CISMA)
dell’Università di Bologna ‒ di cui sono stato anche Vicedirettore ‒ e del successivo Sistema Museale d’Ateneo (SMA), oltre che del Comitato Scientifico del “Museo di Palazzo Poggi” su nomina del
Rettore.
Nel 2001 sono stato nominato
Ispettore Onorario del Ministero dei
Beni Culturali, a seguito dell’ampia attività di collaborazione e
consulenza svolta con la locale Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici,
Sono stato Direttore di Coelum per 5 anni, Direttore
del Giornale di Astronomia dal
1997 e della sua edizione araba Al-Magella al-Falakyya per 6
anni.
Sono stato Vicedirettore del Dipartimento di
Astronomia dell’Università di Bologna.
Infine, sono stato membro
del Consiglio Direttivo della Società Astronomica Italiana per
18 anni e Vicepresidente della
stessa per 12 anni.