Il Sistema Solare: la nebulosa protoplanetaria

La nube protoplanetaria.
L'idea di una nube primigenia per l'origine del Sistema Solare risale a Cartesio e fu ripresa da Kant e Laplace alla fine del settecento. Oggi si ritiene che il Sistema Solare si sia formato circa 4 miliardi e mezzo di anni fa e che vi fosse, nella zona della Via Lattea corrispondente all'attuale Sistema Solare, una fredda nube molecolare in rotazione su se stessa. La sua composizione doveva essere prevalentemente di Idrogeno, Elio ed in percentuali minori, qualche percento, di elementi più pesanti. La formazione di un nucleo di condensazione ha determinato una concentrazione di materia che, sotto l'effetto della propria autogravità, è collassata producendo una o più sottostrutture.

Che cosa ha innescato la instabilità gravitazionale?

Secondo una delle ipotesi più ricorrenti una causa esterna, ad esempio l'esplosione di una supernova vicina alla nube primordiale, ha compresso la nube stessa determinando la massa minima (massa di Jeans) necessaria affinché le forze gravitazionali possano causarne la contrazione senza più alcun contributo esterno.

Le prime fasi della contrazione gravitazionale

L'astronomia infrarossa ha permesso di ottenere prove relative alla formazione di stelle nelle nubi molecolari, come ad esempio nella nebulosa di Orione. Queste osservazioni mostrano la esistenza di corpi luminosi che si possono considerare delle vere e proprie protostelle. Si tratta delle stelle T-Tauri che sono circondate da un mezzo tenue di gas e polveri in moto turbolento. Se l'ipotesi di "perdita di massa" è vera ecco che si potrebbe avere una fase di "vento stellare" in cui la protostella perde parte della sua massa originaria.

Il proto-sole

Non è certo che anche il Sole, nella sua fase protostellare, fosse una stella di tipo T-Tauri in quanto queste stelle hanno almeno 3 volte la massa del Sole, è però ragionevole supporre che il Sole possa avere avuto una fase di vento stellare tale da produrre una perdita fino al 50 % della sua massa originaria.