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In Italia

domenica 14 gennaio. Terremoto nel Belice

Terremoto del Belice
Gli orologi si fermano sulle 2 e 34 minuti. È il 15 gennaio e una tremenda scossa di terremoto colpisce la zona sud-occidentale della Sicilia, nella valle del Belice e in particolare le località di Ghibellina, di Poggioreale, di Salemi e Salaparuta.  Lo spettacolo che si presenta ai soccorritori è desolante: paesi rasi al suolo, poco meno di 300 morti, centinaia di feriti, decine di migliaia di senza tetto e una economia basata sulla pastorizia in ginocchio. Il 19 gennaio il bilancio aggiornato parla di 80mila sfollati e di 80 miliardi di danni. Una catastrofe da cui il Belice non riuscirà per molti anni a risollevarsi. Con intere comunità   costrette a vivere accampate in tende e casette di fortuna e a sperare nei risultati di un piano di ricostruzione che tarda ad arrivare e a decollare. L'ennesima occasione sprecata per ripristinare la fiducia nella stato in una terra già diffidente e provata.
Il terremoto della valle del Belice mise anche a nudo lo stato di grande arretratezza in cui vivevano le popolazioni delle regioni della Sicilia occidentale, prevalentemente costituta da vecchi, donne e bambini che vivevano in abitazioni fatiscenti costruite col tufo. Dopo il terremoto si effettuarono opere faraoniche e dispendiose (come la ricostruzione di Ghibellina) ma si fece poco per le opere logistiche fondamentali destinate alla popolazione comune. Venne anche finanziata l'autostrada Palermo Mazara del Vallo (soprannominata l'autostrada del deserto) invece di far fronte alla
viabilità ordinaria di collegamento fra i centri abitati. La ferrovia che collegava la maggior parte dei centri terremotati alla costa, non fu ripristinata nonostante avesse vantato un cospicuo numero di viaggiatori.