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9 ottobre. Muore il Papa


Papa Pacelli assiste nel suo studio ad una trasmissione televisiva dell'Eiar
PioXII (1876 - 1958)
Eugenio Maria Giuseppe Pacelli fu creato Cardinale il 16 dicembre 1929 da Pio XI. Il 7 febbraio 1930 fu nominato Segretario di Stato quale successore del Cardinale Gasparri. A seguito della morte di Pio XI, 10 febbraio 1939, il 1° marzo successivo si aperse il Conclave, che l'indomani elesse il nuovo Papa: Pio XII. Questo il nome scelto da Eugenio Pacelli, il quale iniziò così il suo lungo Pontificato (ben 19 anni, dal 1939 al 1958), uno dei più difficili e drammatici Pontificati fra i tanti che la Chiesa ricorda nel corso di due millenni. Quale Vescovo di Roma si reca di persona nel luglio e agosto del 1943 nei popolosi quartieri di San Lorenzo e di San Giovanni a portare conforto alle vittime dei bombardamenti anglo-americani. Durante l'Anno Santo, con la Costituzione apostolica del 1° novembre 1950 definì come dogma di fede che la Vergine Maria, Madre di Dio, fu assunta in Cielo in anima e corpo.

Giovanni XXIII (1881 - 1963)    
Viene eletto papa a 77 anni il 28 ottobre 1958. Egli si era arricchito di esperienza negli anni del suo servizio diplomatico in paesi poco consueti ai vescovi cattolici (Bulgaria, Turchia e Grecia) dal 1925 al 1944, maturando, a contatto con il mondo ortodosso, un forte desiderio di unità della chiesa. Nunzio a Parigi dal 1945 si trova a toccare con mano il dramma della scristianizzazione della classe operaia e della società in genere. Patriarca di Venezia nel 1953 egli riesce finalmente ad essere pastore di anime come aveva sempre desiderato. La sua elezione del 1958 avrebbe dovuto rappresentare, secondo molti, un papato di tranquilla transizione dopo il lungo e impegnativo pontificato di Pio XII.

In realtà Giovanni sconvolge immediatamente queste aspettative annunciando il 25 gennaio 1959 la ferma volontà di convocare un nuovo concilio ecumenico a quattrocento anni dal Concilio di Trento e dopo la proclamazione dell'infallibilità pontificia che sembra a molti rendere ormai inutili i concili. L'annuncio suscita perplessità in molti ambienti curiali, mentre un'attesa di trepida speranza percorre non solo la chiesa cattolica, ma anche le altre chiese cristiane e l'umanità tutta che legge segni di speranza nelle parole e nei gesti del vecchio papa: memorabile la visita alle carceri romane e il clima di profonda umanità in cui avvenne.

All'apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962) Giovanni XXIII pronuncia un discorso che sarà l'atto più importante del suo pontificato e forse di tutta la chiesa cattolica del secolo scorso. Di fronte a più di 2500 vescovi di tutto il mondo e - fatto assolutamente nuovo - agli osservatori inviati dalle chiese non cattoliche egli annuncia la volontà della chiesa di assumere un atteggiamento di accoglienza e simpatia verso gli uomini. Rifiuta i profeti di sventura" che annunziano eventi sempre infausti", mentre la dilatazione della dimensione della carità a tutti i bisogni degli uomini e a tutti i popoli della terra deve mettere la chiesa in condizione di rispondere alle istanze rinnovate dell'evangelizzazione.

La "medicina della misericordia" viene dunque proclamata come atteggiamento più proprio alla chiesa e tutta l'impostazione del concilio vuole dunque essere pastorale, vale a dire rispondere ai bisogni dell'umanità. Giovanni XXIII guidò con mano lieve il Concilio preoccupato di garantire ai padri conciliari la massima libertà di espressione e la massima libertà nelle votazioni e non compì mai nessun intervento sui testi in discussione. Egli sapeva che non avrebbe visto la fine del Concilio perché nell'autunno del 1962 gli era stato diagnosticato un tumore, malgrado questa consapevolezza non cercò mai di affrettare i lavori conciliari, ma si preoccupò soltanto del fatto che il Concilio continuasse anche nel periodo di pausa tra il dicembre 1962 e il settembre 1963 e arrivasse alla sua naturale conclusione che sarebbe stata una nuova Pentecoste per la chiesa.

Un ultimo impegno sentiva di dover assolvere: parlare della pace in un modo tale da determinare una svolta decisiva nella dottrina stessa della guerra giusta fino ad allora accettata dalla Chiesa. Il giovedì santo del 1963 egli firmò la famosa enciclica Pacem in terris, indirizzata non solo ai vescovi e ai fedeli, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Questo fu un fatto nuovo nella storia delle encicliche. In essa dichiarava che "riesce impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia". La guerra giusta, che per tanti secoli aveva giustificato conflitti e carneficine, veniva posta al bando nell'era atomica. Era questo il suo testamento: che gli uomini vivessero in pace secondo l'insegnamento di Cristo mite e umile di cuore.
I brevi anni del suo pontificato sono certamente stati una svolta epocale nella vita dell'umanità.

Angelo Giuseppe Roncalli era nato a Brusicco, frazione di Sotto il Monte in provincia di Bergamo. Cardinale e patriarca di Venezia nel 1953. Nel 1956 in occasione del congresso socialista a Venezia inviò un messaggio di benvenuto. Il gesto fu accolto con clamore e sconcerto  in quanto i dirigenti e i propagandisti socialisti erano stati scomunicati, nel 1949, da Pio XII.
Dopo la sua elezione, il calore umano,  il buon umore e la gentilezza di Giovanni XXIII, oltre alla sua esperienza diplomatica, conquistarono  l'affetto di tutto il mondo cattolico, in un modo che i suoi predecessori non avevano mai ottenuto. Il giorno di Natale del 1958  visitò i bambini malati dell'ospedale romano Bambin Gesù, dove con intima e contagiosa dolcezza benedisse i piccoli, alcuni dei quali lo avevano scambiato per Babbo Natale. Il giorno successivo (santo Stefano) visitò i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli. Accarezzò il capo dell'omicida che, disperato,inaspettatamente gli si buttò ai piedi domandandogli se vi fosse per lui speranza.
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