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C'era una volta

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Carte rosa


"Grand Hotel" nasce nel giugno del 1946. Sedici pagine ad un prezzo di 12 lire, quasi la metà di un quotidiano. Il successo è immediato: le 100 mila copie del primo numero vanno a ruba.
Il fotoromanzo è stato uno straordinario mezzo di alfabetizzazione del nostro Paese, una via importante verso la modernizzazione e forse anche un modello per riequilibrare i rapporti di forza tra i sessi.

A partire dal 1953 anche il PCI fece campagna elettorale con fotoromanzi. "Famiglia Cristiana" utilizzò questo mezzo e Andreotti e Scalfaro fecero parte del comitato d'onore di una casa editrice impegnata nella proposta di fotoromanzi religiosi.
I fotoromanzi furono accusati dagli ambienti cattolici di traviare i giovani spingendoli verso condotte di vita immorali e dal mondo comunista di istupidire il proletariato distogliendolo dalla lotta di classe.

Giovane, più femminile che maschile, più proletario, contadino o piccolissimo borghese che classe media, il suo pubblico è fra i meno raggiungibili dagli altri mezzi di comunicazione, e perciò del tutto nuovo.
Nel 1948 con "Bolero-film" viene lanciato "Catene", il primo vero feuilleton fotografico o fotoromanzo che dir si voglia e nel 1953, "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni. Fu un successo clamoroso. La nuova lingua per immagini e testo aveva funzionato.

All'inizio della sua carriera Raffaella Carrà oltre a tentare la strada del cinema, del teatro e della televisione, è stata protagonista di diversi fotoromanzi. Giovanissima interpretò le eroine drammatiche dei romanzi "Sogno" o di "Grand Hotel".
Un giovane Renzo Arbore protagonista di un lieto fine in un fotoromanzo degli anni 60.

Delia Scala con una faccia triste e stanca si interroga sulla sua ultima relazione.
Ubaldo Lay in televisione apparve nei panni del tenente Sheridan, sempre avvolto nel suo impermeabile chiaro. Il personaggio lo rese famoso al punto da essere scambiato nella realtà per un poliziotto vero e non poteva quindi mancare in un fotoromanzo.

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