Museo della Specola

STORIA DELL'ASTRONOMIA BOLOGNESE PRIMA DELLA FONDAZIONE DELLA SPECOLA


Fin dall'XI secolo, anche se in modo non ancora istituzionalizzato, ebbero sede in Bologna, per gli studenti delle arti, gli insegnamenti del trivio - gramatica, rettorica et dialectica - e del quadrivio - aritmetica, geometria, musica et astronomia. Disciplina quest'ultima con compiti eminentemente pratici. Oltre ad alcune nozioni sul moto dei pianeti ed a rudimenti di astrologia, il suo insegnamento era, infatti, essenzialmente rivolto a fornire l'insieme delle regole necessarie per il computo del calendario, mediante la determinazione dei periodi del Sole e della Luna.

Nei secoli successivi, dopo le traduzioni dall'arabo dell'opera di Tolomeo, ebbe luogo anche nel mondo occidentale un progressivo sviluppo delle conoscenze astronomiche ed una ampia diffusione dell'astrologia araba. Anche a Bologna l'astrologia entrò allora a far parte dell'insegnamento in modo sempre più esteso e si ha traccia di una pubblica disputa avvenuta in città, nel 1233, tra colui che sarebbe divenuto il più famoso degli astrologi della sua epoca, Guido Bonatti forlivese e Giovanni Schio da Vicenza, strenuo oppositore dell'astrologia.

Qui, ai tempi di Dante, insegnò per molti anni filosofia e astrologia Cecco d'Ascoli, che doveva poi finire miseramente sul rogo come eretico e negromante.

La diffusione delle idee umanistiche portò nel XV secolo ad una ricchezza di fermenti tale da mettere in discussione le ipotesi su cui si basava l'astrologia giudiziale. E' in questo ambiente che si trovò ad insegnare Matematica e Astronomia Domenico Maria Novara, amico e collaboratore di Niccolò Copernico, allora giovane studente di Leggi, iscritto nella Nazione alemanna. A Bologna Copernico si trattenne per gli ultimi quattro anni del '400, esercitandosi nella pratica delle osservazioni celesti assieme al Novara, che ne era particolarmente esperto.

Il problema della riforma del calendario, di cui lo stesso Novara aveva iniziato ad occuparsi, ed in particolare la precisa determinazione della durata dell'anno solare vero, oramai in ritardo di parecchi giorni rispetto all'anno giuliano, tenne occupati per quasi un secolo gli astronomi. A Bologna, proprio per questo scopo, il domenicano Ignazio Danti - titolare della cattedra di Matematica nella seconda metà del '500 (la cattedra di Astrologia-Astronomia era stata soppressa per il mutato atteggiamento intellettuale dei nuovi tempi e l'insegnamento dell'Astronomia era stato affidato al lettore di Matematica) - tracciò nella chiesa di S. Petronio la linea meridiana con cui verificò l'epoca dell'equinozio di primavera.

Quando Danti fu eletto vescovo di Alatri, alla cattedra lasciata libera aspirò un giovane fiorentino appena ventitreenne, Galileo Galilei, ma senza successo, in quanto il Senato bolognese gli preferì il più anziano e già affermato Giovanni Antonio Magini. Costui aveva inoltre il pregio, non trascurabile per l'ambiente accademico bolognese di quei tempi, di non essere copernicano, pur se in corrispondenza con Tycho Brahe, Keplero e Galileo.

Le idee copernicane furono invece insegnate nello Studio bolognese per molti anni, nella prima metà del '600, da un discepolo dello stesso Galileo, Bonaventura Cavalieri. Fu costui più matematico che astronomo, propagatore in Italia del calcolo logaritmico, e può ben considerarsi il fondatore di una scuola galileiana, anche se una delle maggiori personalità scientifiche del XVI secolo fu a Bologna il gesuita anticopernicano e antigalileiano Giovan Battista Riccioli. Uomo di grande erudizione, fu stretto collaboratore di Francesco Maria Grimaldi, scopritore della diffrazione della luce ed esperto osservatore e costruttore di strumenti, con cui effettuò una misura di grado e realizzò una famosa tavola selenografica.

Non era consuetudine dello Studio a quei tempi finanziare la ricerca. Di conseguenza fino al 1712 Bologna non ebbe altro che specole private. Prima fra tutte quella del marchese Cornelio Malvasia, cui si deve l'inserimento nell'ambiente culturale bolognese del ligure Gian Domenico Cassini e del modenese Geminiano Montanari.

Cassini tracciò una nuova e maggiore linea meridiana in San Petronio, con cui potè verificare nel 1656 le variazioni del moto del Sole. Abilissimo osservatore, raggiunse tale fama da essere chiamato alla corte di Luigi XIV per realizzare l'Osservatorio di Parigi. Suo merito indiscusso fu quello di avere reintegrato a Bologna una tradizione astronomica osservativa, preparando così l'età successiva, che fu per Bologna veramente splendente.


Fabrizio Bonoli & Pierluigi Battistini
pbattistini@astbo4.bo.astro.it