Prima di affrontare il problema della formazione planetaria ricordiamo alcune delle principali proprietà del Sistema solare.
I pianeti interni (Mercurio, Venere, Terra e Marte) sono costituiti da un nucleo metallico circondato da uno strato di silicati. Nel passato tutti e quattro sono stati modificati dall'attività vulcanica e tettonica e dall'impatto dei meteoriti, ma oggi solo la Terra è tettonicamente attiva, anche se i gas prodotti dai vulcani hanno formato le atmosfere di Venere e di Marte.
I pianeti esterni sono separati da quelli interni dalla cintura degli Asteroidi, frammenti di roccia con diametri che variano da alcune migliaia a pochi chilometri. I quattro pianeti giganti (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) contengono il 99 % del materiale del Sistema solare, escluso il Sole. Sono degli sferoidi di gas d'idrogeno ed elio, con miscugli di metano, ammoniaca ed acqua, nel cui interno l'idrogeno si è condensato in idrogeno liquido, ed hanno, probabilmente, un nucleo costituito da metalli, silicati ed acqua. Tre dei pianeti giganti irradiano più calore di quanto ne ricevano dal Sole, mentre, curiosamente, solo Urano non presenta quest'eccesso di calore ed ha una rotazione retrograda.
Nella parte più esterna del Sistema solare si trova Plutone con il suo satellite Caronte, grande la metà del pianeta principale. Plutone ha una sottile atmosfera di gas metano e, come il suo satellite, è probabilmente costituito di ghiaccio e metano. Le comete, composte anch'esse principalmente di ghiaccio, orbitano, intrappolate dal campo gravitazionale del Sole, ai limiti del Sistema solare. Esse percorrono delle orbite "aperte" oppure "chiuse" ritornando periodicamente, in quest'ultimo caso, a passare in prossimità dei pianeti.