L'Universo e l'origine della vita

L'evoluzione umana. Dati, problemi, interpretazioni

Fiorenzo Facchini

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Problemi Aperti

Innanzi tutto vanno ricordati problemi riguardanti le modalità e i meccanismi evolutivi ancora non pienamente definiti neppure per la formazione delle altre specie. Il dibattito fra casualità e finalismo è sempre aperto. La posizione del darwinismo è nota. Ma la casualità del processo evolutivo suppone sempre delle cause e degli orientamenti o linee che di fatto vengono a formarsi. Sul piano strettamente scientifico vi sono studiosi che hanno ammesso un finalismo globale, senza escludere la casualità di eventi accidentali. Non è necessario che ogni mutamento abbia un fine. Di fatto essi, o almeno alcuni di essi, hanno consentito o favorito il formarsi di direzioni privilegiate nella evoluzione. Alcuni studiosi invocano leggi o proprietà biologiche che ancora non conosciamo, se non molto vagamente, per spiegare fenomeni complessi (ad esempio, la morfogenesi, l'aumento della informazione genetica, il passaggio dalla microevoluzione alla macroevoluzione, la selezione che può realizzarsi sulla linea somatica oltre che su quella germinale, ecc.).

In ogni caso va notato che il problema del finalismo è filosofico e teologico prima che scientifico. Ganoczi (1997) ha osservato che mentre la teleonomia riconosce finalità particolari che si possono formare per processi evolutivi rispondenti a leggi di ordine fisico e chimico, anche non predicibili, "il discorso relativo a un fine ultimo della evoluzione non può assolutamente cadere nella sfera di competenza della scienza empirica". In ogni caso il finalismo dovrebbe essere visto come "a posteriori" non un "a priori".

Per quanto si riferisce propriamente all'uomo altri problemi si affacciano. Ad alcuni, come quelli relativi all'origine e alle connessioni della linea Homo con le Australopitecine, ho già accennato. Un altro grande interrogativo viene dalla rapidità del processo di cerebralizzazione, in forza del quale nel corso di poco più di due milioni di anni si è triplicato il volume dell'encefalo. Vengono invocati fattori di vario genere (genetici, nutrizionali con il cambiamento della dieta, culturali). In generale, nell'evoluzione umana, si ammettono rimaneggiamenti del genoma di una certa entità, che potrebbero riguardare l'apparato locomotore e l'encefalo. Ciò si accorderebbe con la teoria degli equilibri punteggiati, proposta da Gould e Eldredge, secondo la quale vi sarebbero stati momenti di rapide mutazioni seguiti da fasi di stasi evolutiva. In particolare, secondo Tobias (1983), un momento di rapida evoluzione si sarebbe avuto intorno a 2, 5 milioni di anni fa con la formazione di Australopithecus boisei, di Australopithecus robustus e Homo habilis dal ceppo di Australopithecus africanus. Dopo questo momento, l'evoluzione sarebbe andata avanti in modo graduale. Forse si potrebbe supporre un'accelerazione intorno ai 100.000 anni fa per il processo di cerebralizzazione, che ha portato alle caratteristiche dell'uomo moderno.

A questo particolare problema si riallaccia così quello più ampio dei modelli evolutivi. Si ammettono processi evolutivi graduali o anagenetici, ma anche momenti di cladogenesi che nella concezione evolutiva per salti (con fasi di rallentamento o di stasi e fasi di rapida speciazione) si fanno più evidenti. La loro individuazione resta però non facile.

Un altro problema è costituito dalle origini dell'uomo moderno (Homo sapiens sapiens).

Due teorie si fronteggiano. Secondo la teoria della sostituzione, la forma moderna si sarebbe formata in Africa, da dove si sarebbe diffusa negli altri continenti intorno a 150.000-100.000 anni fa, sostituendo le popolazioni locali (H. erectus, i Neandertaliani in Europa) ivi presenti. È la teoria della "sostituzione" (o "dell'arca di Noè"). Questa teoria, proposta da alcuni paleoantropologi, si accorda con evidenze offerte dalla biologia molecolare, e precisamente dallo studio del DNA mitocondriale, da cui emerge la maggiore antichità del ceppo africano moderno, che si sarebbe diffuso negli altri continenti intorno a 150.000 anni fa. Si parla così di "Eva africana". Ad analoghe conclusioni pare si è giunti con analisi del DNA del cromosoma Y, per cui alcuni parlano di "Adamo africano".

L'altra teoria, quella della continuità (detta anche "del candelabro") sostiene invece la derivazione della forma moderna da Homo erectus nelle diverse regioni da popolazioni locali. A ciò inducono a pensare il dato paleontologico e anche le continuità culturali, specialmente in alcune regioni, come il lontano Oriente, come pure certi ritrovamenti dell'Est europeo.

ipotesi Figura 9. Tre ipotesi su l'origine di Homo sapiens ( da V.Barriel in Dossier Pour la science n.22)

Il problema è complesso e vanno evitate le semplificazioni eccessive. Per quanto riguarda l'Europa, si ammette la sostituzione dei Neandertaliani con forme provenienti dal Vicino Oriente. A sostegno di questa ipotesi vengono anche portate recenti analisi del DNA di reperti neandertaliani, che escluderebbero i Neandertaliani dall'ascendenza dell'uomo moderno. Se questo è vero, sembra però da evitarsi una interpretazione troppo rigida della derivazione africana con totale sostituzione delle forme preesistenti. Pare da ammettersi qualche mescolanza, a volte limitata, altre volte in maggiore misura, con le forme esistenti sul territorio. Ciò può essere detto soprattutto per alcune regioni sia asiatiche che europee. In particolare vengono segnalati nel Paleolitico superiore per l'Europa orientale (Predmosti, Mladec), per il Portogallo (bambino di Velho), per l'Est asiatico e per l'Australia reperti di forma moderna con qualche aspetto arcaico. Del resto gli ultimi Neandertaliani sono stati coevi con le forme moderne e sono vissuti in aree finitime.

Una teoria intermedia, che in qualche modo combina quelle precedenti, detta "teoria reticolare", ammette una continuità regionale ma con possibilità di flusso genico di popolazioni moderne.

Si può ritenere che dall'Africa siano partite diverse ondate di umanità nei periodi della preistoria. Inoltre debbono ammettersi cambiamenti microevolutivi locali in relazione ai diversi fattori, specialmente geografici.

ipotesi
Figura 10. Schema riassuntivo che illustra l'evoluzione delle popolazioni europee. (Da S. Condemi in Nuova Secondaria, maggio 1999)

Un altro problema ancora irrisolto è rappresentato dalle origini del linguaggio articolato. L'importanza di questa forma di comunicazione non può essere discussa. È una caratteristica bioculturale specifica dell'uomo che entra nella sua stessa definizione. Poiché il linguaggio non fossilizza, occorre fare riferimento a caratteristiche morfologiche che attestino la sua presenza. Vi sono Autori, come Lieberman, che attribuiscono il linguaggio articolato soltanto alla forma moderna in base alla morfologia di parti scheletriche connesse con la formazione dei suoni. Del medesimo parere sono anche alcuni archeologi che sembrano basarsi sul presupposto che manchino fino alla forma moderna manifestazioni di chiaro significato simbolico, come le rappresentazioni dell'arte. Non mancano peró altri studiosi che in base ad alcune evidenze di ordine anatomico riconoscono forme di linguaggio anche prima dell'uomo moderno. Così l'abbassamento della laringe, che sarebbe riconoscibile già in Homo erectus dalla conformazione della base cranica, rappresenterebbe una condizione per la formazione dei suoni. Ad analoghe conclusioni giungono Falk e Tobias dallo studio del calco endocranico di Homo habilis che rivela un certo sviluppo delle aree cerebrali dell'emisfero sinistro connesse con il linguaggio (area di Broca nella corteccia frontale e area del Wernicke nella corteccia temporo-parietale, la prima come area motoria, la seconda per la comprensione dei suoni). Se a queste osservazioni si aggiungono le evidenze archeologiche (tecnologie, organizzazione del territorio, vita sociale, ecc.) che attestano uno psichismo riflesso (come si vedrà più avanti) e forme di comunicazione adatte a una trasmissione delle conoscenze, vi sono buoni argomenti per suggerire che forme di comunicazione linguistica simbolica fossero presenti fin dalle prime forme umane.



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