Museo della Specola

STRUMENTI DI LUSVERG


Eustachio Manfredi commissionò gli strumenti per la Specola marsiliana al laboratorio di Lusverg nel 1702. Giacomo Lusverg, artefice di grande abilità morì nello steso anno ed il lavoro passò a suo nipote, meno esperto, Domenico.

Il primo dei due quadranti mobili di questa sala fu costruito sotto la supervisione dell'astronomo parigino Maraldi - a Roma per molti mesi nel 1702 - sul modello degli strumenti parigini.
Da una lettera di Maraldi a Manfredi in data 25 luglio 1702 apprendiamo, infatti, che Maraldi stava seguendo a Roma la fabbricazione dello strumento, inducendo l'artefice a seguire tutte le precauzioni necessarie per conseguire un risultato che eguagliasse quello dei quadranti costruiti a Parigi e che Picard aveva impiegato per la triangolazione della Francia. Risultato che non fu pienamente conseguito con questo strumento la cui graduazione risultò alquanto irregolare.

Nonostante l'insuccesso del primo strumento, la fiducia di Manfredi in Domenico Lusverg non venne meno e gli fu commissionato un secondo strumento. L'artefice, lasciato questa volta libero di procedere secondo il suo intuito, realizzò un vero capolavoro, che per precisione e nitidezza dell'incisione della scala non lasciava niente a desiderare ed in pratica sostituì il primo quadrante. Secondo la richiesta di Manfredi il lembo è leggermente più lungo di 90 gradi, per poter impiegare il metodo di verifica dello strumento, consistente nel rovesciarlo, utilizzato dagli astronomi francesi.
I tratti incisi sul lembo non avevano errori maggiori di un centesimo di millimetro e con questo strumento Manfredi cominciò ad usare il metodo delle altezze corrispondenti per ottenere il tempo di passaggio degli astri in meridiano, raggiungendo una precisione tale per cui scarti superiori ai due secondi d'arco sono rari; il quadrante poteva quindi servire di confronto sia per la regolarità di marcia degli orologi, sia per il controllo della precisione del semicircolo murale.

Fu modificato da Manfredi nel 1728 con l'aggiunta di un secondo cannocchiale fisso perpendicolare a quello originario e nella struttura del piede, portato da 4 a 3 appoggi, per diminuirne l'ingombro e permettere di effettuare osservazioni mediante la fessura che attraversava il tetto della Stanza Meridiana.

Lo strumento di Lusverg, pur con dimensioni relativamente ridotte rispetto a strumenti coevi in uso negli osservatori di Londra e Parigi, non era ad essi inferiore per accuratezza. La latitudine di Bologna, determinata con il suo ausilio nel 1706, differisce dal valore vero di soli 8 decimi di secondo d'arco, un errore tipico per gli strumenti prodotti dall'officina dei Lusverg che li rende tra i migliori della prima metà del XVIII secolo.

L'uso di strumenti murali forniti di mire a cannocchiale risale al 1683, quando un primo strumento di questo tipo venne istallato all'Osservatorio di Parigi. Nel 1704, quando il nostro strumento fu realizzato e cominciò ad essere impiegato nell'Osservatorio Marsiliano, si trattava quindi di una procedura osservativa ancora abbastanza recente. Essa era stata resa possibile dai grandi progressi fatti in quegli anni dagli orologi, la cui marcia era diventata così accurata da mettere in competizione la precisione con la quale si poteva determinare la distanza tra due astri in base alla differenza tra i loro tempi di passaggio al meridiano, con la misura diretta ottenuta con i cosiddetti sestanti astronomici.

Fu con questo strumento che nel 1731 Manfredi fu in grado di confermare per primo la teoria di Bradley dell'aberrazione della luce e con essa l'evidenza, inaspettatamente trovata, della realtà del moto orbitale della Terra attorno al Sole, previsto nel sistema di Copernico.

Fu collocato in stazione nell'Osservatorio Marsiliano il primo agosto 1705 e rimosso il 28 maggio 1709

Il restauro è stato eseguito da Giovanni Morigi (Bologna) nel 1979.


Fabrizio Bonoli & Pierluigi Battistini
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