Museo della Specola

SALA DEI GLOBI


I primi tentativi di rappresentare su sfere il cielo stellato mediante linee e punti di riferimento risalgono ai Caldei e agli Egizi, a cui si sarebbero poi ispirati i Greci che, probabilmente a partire dal VI-V secolo a.C., iniziarono a realizzare globi celesti. L'idea di riportare su di una sfera anche le terre in cui si viveva e intorno a cui si navigava è invece senz'altro più tarda.

L'uso di tali globi fu duplice fin dall'inizio: sia di ausilio alla navigazione, che didattico ed esplicativo delle posizioni e dei moti dei corpi celesti.

In Europa la globografia conobbe grande sviluppo solo dopo il XV secolo, quando la sfericità della Terra fu universalmente riconosciuta dopo il viaggio di Magellano e quando nuovi viaggi e scoperte ridisegnarono completamente la mappa del mondo. I primi globi celesti e terrestri ricoperti di fusi di carta stampata comparirono verso la metà del '500.

È quindi naturale che fra gli strumenti di lavoro, studio e insegnamento degli astronomi fossero presenti sia globi terrestri che celesti e sfere armillari.

Nella sala posta al sesto piano della torre sono stati ricollocati alcuni di questi globi, donati alla Specola in epoche successive dal generale Marsili, dal cardinale Antonio Davia e da Benedetto XIV.

I globi più antichi esposti - uno celeste ed uno terrestre, secondo la consuetudine dei tempi, apprezzabili per la nitidezza del segno e per le illustrazioni che li ricoprono - risalgono alla prima metà del '600 e sono di produzione di uno dei maggiori sferografi dell'epoca, l'olandese Janszoon Willem Blaeuw, allievo di Tycho Brahe ed esperto sia nell'astronomia che nell'arte della stampa. Oltre a questi, vi si trovano una coppia di globi da tavolo dell'inglese Senex e una di maggiori dimensioni - sempre della prima metà del '700 - realizzata dai fratelli olandesi Valk, in cui l'orizzonte dei globi è sostenuto da putti dorati.

Completano la serie due sfere armillari, illustranti entrambe il sistema copernicano, una di grandi dimensioni in cartone dorato ed una da tavolo in ottone (anche queste della prima metà del '700).

Alle pareti si possono ammirare due portolani in pergamena della metà del '500, riccamente illustrati e colorati, e i frammenti di due pregevoli grandi carte cinesi dei primi anni del '600 - una geografica e una celeste - provenienti dall'osservatorio astronomico fondato dai padri gesuiti a Pechino e realizzate la prima, uno dei pochi esemplari al mondo, dal padre Matteo Ricci, la seconda dal matematico Schall von Bell.


Fabrizio Bonoli & Pierluigi Battistini
pbattistini@astbo4.bo.astro.it