Leggere il Cielo

Breve e parziale storia del tempo.

Da una cosmogonia atemporale all'universo in espansione

Annibale D'Ercole

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Dal nucleo dell'atomo all'abisso del tempo
L'evoluzione cosmica e l'inizio del tempo
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...e quello dei moderni

Pare che l'orologio meccanico sia stato inventato alla fine del XIII secolo, ma non sappiamo dove, né da chi. È tuttavia ragionevole credere che esso sia stato realizzato all'interno di qualche monastero, perché in quel tempo gli uomini di chiesa erano gli unici ad avere un reale interesse nella misura del tempo, dovendo scandire la giornata in fasi di preghiera e di lavoro. Inoltre, solo nei monasteri era allora possibile trovare persone culturalmente in grado di pervenire alla costruzione di un oggetto di cosl alto contenuto tecnologico.

I primi orologi non avevano lancette e segnalavano l'ora tramite i rintocchi di una campana. Gli orologi erano posti in cima ad una torre sia per motivi di ingombro che per avere uno spazio sufficiente lungo cui far scendere il peso che comunicava il moto ai ruotismi. Mancavano le lancette e l'ora era annunciata tramite i rintocchi di una campana. L'errore di 15 minuti al giorno era decisamente elevato per gli attuali standard, ma assolutamente inessenziale per i ritmi della vita quotidiana di allora. Nel Seicento, tuttavia, si ottenne un balzo nella precisione passando ad un errore di 10 secondi grazie all'applicazione del pendolo, il cui isocronismo era stato scoperto da Galileo (1564-1642).

La diffusione degli orologi pubblici in Europa occidentale fu alquanto rapida e portò all'adozione di un'ora uniforme di 60 minuti di cui si avvalsero principalmente le industrie, adottandola come unità di tempo lavorativo. Gli operai nelle fabbriche ed i professori nelle scuole, così come molti professionisti, cominciarono ad andare al lavoro in orari precisi. Sapere l'ora divenne un'esigenza sempre più stringente ed incentivò la produzione di orologi trasportabili da poter mettere in casa. Con l'introduzione della molla come forza di trascinamento si giunse, già nel Cinquecento, alla realizzazione di orologi sufficientemente piccoli da poter essere portati in una tasca. Si dovette però attendere la fine della I guerra mondiale per assistere alla diffusione dell'orologio da polso. Gli uomini ritenevano infatti poco virile adornare il proprio braccio, sia pure con uno strumento tecnologico. Ma per esigenze belliche e pratiche l'esercito degli Stati Uniti dotò i suoi soldati di orologi da polso, e il tabù venne infranto.

Si è giunti così all'attuale asservimento nei confronti dell'orologio. Misurare il tempo che passa è un'ossessione che pervade ogni attività umana, ed anche i record più ottusi assurgono a dignità sportiva quando realizzati in competizione con il cronometro (maggior numero di salsicce mangiate in un minuto, e amenità del genere). La ricerca di una misura sempre più precisa del tempo appare quasi maniacale, ma è in realtà resa necessaria dall'utilizzo delle attuali tecnologie (le modalità di funzionamento dei calcolatori si valutano sulla scala dei miliardesimi di secondo). Grazie agli orologi atomici siamo oggi giunti a misurare il tempo con un errore di 1 secondo in tre milioni di anni. Una precisione davvero straordinaria per misurare qualcosa che per metà dei filosofi non esiste!

Ma più che i riflessi nella vita quotidiana e sociale, a noi interessa capire quale fu l'impatto dell'orologio meccanico nella visione scientifica del mondo. In effetti esso svincolò il tempo dal ciclico alternarsi dei giorni e delle stagioni, e contribuì in maniera essenziale alla percezione da parte delluomo di un tempo lineare ed uniforme. Fu grazie all'orologio che Isaac Newton (1642-1725) poté scrivere nei Principia Mathematica Philosophiae Naturalis: "Il tempo, per sua natura, scorre uniformemente, senza alcuna relazione con l'esterno". L'utilizzo di orologi nello studio dei moti celesti, e il successo della fisica newtoniana nel prevedere questi moti, generarono l'idea meccanicistica che il cosmo stesso fosse assimilabile ad un grande orologio i cui movimenti potevano essere previsti, una volta data la carica iniziale. A Napoleone che gli chiedeva che fine avesse fatto Dio, il fisico e matematico Pierre Simon Laplace (1749-1827) rispose che si trattava di "un'ipotesi non necessaria". Lo studio delle cause, e dello sviluppo temporale degli effetti da esse generati, portò luomo a volgere lo sguardo al suo passato ed ad interrogarsi sulle proprie origini e su quelle del pianeta su cui vive. Da una cosmogonia statica e atemporale si giunse all'attuale concetto di evoluzione. Ma il percorso compiuto non sempre fu lineare, e vecchi pregiudizi contrastarono nuove intuizioni rendendo laboriosa lintroduzione di un passato e di un futuro nella storia dell'uomo e dell'universo. Vale la pena considerare più da vicino questo percorso.



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