L'Universo e l'origine della vita

I Pianeti extrasolari

Roberto Bedogni

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La scoperta dei pianeti extrasolari
Classificazione dei Pianeti extrasolari
Beta Pictoris
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Letture e internet

Classificazione dei Pianeti extrasolari

Non possiamo, in questo breve articolo, riferire di tutti i pianeti extrasolari sino ad oggi osservati, sia perché sono ormai in gran numero (oltre cinquanta) sia perché per alcuni manca ancora la conferma da parte di più osservatori. Lasciamo al lettore interessato l'indicazione delle pagine Web a cui accedere per ottenere informazioni sempre più aggiornate, con la raccomandazione di distinguere i dati astronomici da speculazioni che, per quanto suggestive, sono sempre del tutto ipotetiche.

È possibile catalogare i pianeti extrasolari finora scoperti in tre classi principali.

Pianeti di "tipo 51 Pegasi". A questa categoria appartengono 51 Pegasi b, 55 Cancri b, tau Boo ed ups And . Si tratta di pianeti che ruotano attorno alla stella principale molto velocemente (con periodi di pochi giorni) e con orbite quasi circolari. Il semiasse maggiore è compreso tra 0.05 ed 0.1 U.A., cioè a meno di 1/3 dell'orbita di Mercurio dal Sole.

Pianeti di "tipo 70 Virginis". A questa classe appartengono 70 Virginis B ed HD 114762, che ruotano a distanze tra le 0.4 e 0.5 U.A. con orbite molto ellittiche. Avendo una massa maggiore di 10 volte quella di Giove, potrebbero anche essere delle "Nane Brune".

Pianeti di "tipo 47 Ursae Majoris". Questa classe comprende oltre a 47 Ursae Majoris B anche Lalande 21885 b e 16 Cygni B b. Si tratta di pianeti con semiassi maggiori superiori alle 1.5 U.A. con un ampio spettro di eccentricità orbitali.

Beta Pictoris: un esempio di disco protoplanetario

L'interessere nella ricerca di pianeti esterni al Sistema Solare non si limita alla scoperta di pianeti, ma va anche nella direzione dell'individuazione di dischi protoplanetari da cui si possono formare i pianeti stessi. Beta Pictoris è una stella un po' più calda del nostro Sole, dista circa 60 anni luce e presenta un disco circumstellare attorno ad essa. Il satellite artificiale IRAS (Infrared Astronomic Satellite) ha rivelato attorno a questa stella un eccesso di radiazione infrarossa tipica della emissione di nubi fredde di polveri. Ad un esame più accurato è risultato che tale nube altro non è che un disco di materia, che si distende lungo il piano equatoriale della stella e che viene osservato quasi di taglio. Le prime immagini di Beta Pictoris sono state prese dai telescopi dall'Osservatorio Europeo dell'emisfero sud (ESO) utilizzando un telescopio di 2.5 metri, tramite una videocamera CCD attrezzata con un coronografo in modo da bloccare la maggior parte della luce stellare e così mettere in evidenza il disco circumstellare

beta pictoris
Figura 4. Il disco deformato di Beta Pictoris come visto da HST. ©Nasa Hst

Il Telescopio Spaziale (HST) ha permesso, per la prima volta, di osservare la regione interna al disco che circonda la stella evidenziando per la prima volta, la struttura delle regioni interne. Queste mostrano un disco di 200 miliardi di km di estensione, costituito principalmente da polvere, ghiaccio e silicati e non troppo dissimile da quello da cui ha tratto origine il nostro Sistema Solare.



Conclusioni