Leggere il Cielo

Brevi cenni di storia della
astronomia

Fabrizio Bònoli

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L'eredità delle civiltà mediterranee
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L'eredità delle civiltà mediterranee

La nascita della cultura greca lasciò il primo segno nella storia dell'astronomia occidentale e delle altre scienze naturali. Un nuovo modo di occuparsi della natura inizia, infatti, nel VI secolo a.C., all'interno della cosiddetta "scuola ionica". Scienza e religione furono separate e l'aspetto soprannaturale fu rimosso dalle spiegazioni dei fenomeni. Talete, i suoi discepoli e i suoi successori giunsero a un concetto del mondo dove gli dei giocavano un ruolo secondario. "I primi animali - affermava Anassimandro, con una intuizione decisamente evoluzionista, pur nella sua ingenuità - furono prodotti nell'umidità e furono coperti di un tegumento villoso; col passare del tempo si diffusero sulla Terra. Quando l'involucro si aprì, cambiarono subito il loro modo di vivere; le creature viventi nacquero dall'elemento umido fatto evaporare dal Sole. Dapprima l'uomo somigliava ad un altro animale, cioè ad un pesce". Collegare queste antiche idee all'evoluzionismo di Darwin e sottolineare le critiche che furono mosse allo scienziato britannico in pieno Ottocento, ma non ad Anassimandro oltre 2000 anni prima, e le censure che ancora oggi vengono esercitate sull'evoluzionismo in alcuni paesi può rendere evidente come le condanne di eresia siano sempre presenti, ma fortemente legate alle strutture sociali e culturali in cui vengono espresse e non alle idee che vengono condannate. In altre parole, le idee non sono eretiche in quanto tali, ma lo sono solo in funzione di coloro che le giudicano. Come è noto, gli "infiniti mondi" per i quali venne condannato Giordano Bruno nel 1600 e i moti della Terra poi forzatamente abiurati da Galileo erano gli stessi liberamente descritti da Nicolò Cusano, cardinale, vescovo e legato pontificio, ben due secoli prima!

Contemporaneamente alla fioritura della scuola ionica, nasceva nell'Italia meridionale la scuola di Pitagora. Fondata su una concezione matematica del mondo, reintroduceva concezioni "religiose" nello studio della natura, attribuendo proprietà geometriche mistiche a numeri e figure. Ambedue queste scuole di pensiero diedero vita alle grandi scoperte dell'antichità. In campo astronomico, in particolare, si devono segnalare il riconoscimento della Terra come un corpo celeste isolato nello spazio e perfettamente sferico, la direzione di caduta dei gravi diretta verso il centro della Terra, la teoria delle eclissi, le ingegnose costruzioni geometriche capaci di spiegare il moto apparente dei pianeti sulla sfera celeste, la prima rozza misura delle dimensioni della Terra, della Luna e del Sole e delle relative distanze.

Il comprendere come i primi tentativi razionali di osservazione della natura siano poi stati abbandonati e ripresi, per un breve intervallo, solo alcuni secoli più tardi nella scuola ellenistica, per risorgere a nuova vita dopo il Quattrocento, costituisce, senz'altro, un utile esercizio di studio interdisciplinare, che può uscire dai ristretti limiti della scienza per spaziare nella filosofia, nella religione, nella letteratura, nell'arte e, perché no, anche nell'educazione civica. Può, infatti, suscitare un certo interesse il comprendere come, in molte epoche e non solo lontane, la religione di Stato - meglio, l'ideologia di Stato ai fini della propria sopravvivenza e autoconservazione, possa aver cercato di esercitare un'opera di oppressione intellettuale del tutto incompatibile con la diffusione e lo sviluppo della cultura, anche mediante la creazione di gruppi privilegiati che fossero i soli depositari delle conoscenze o dei mezzi per diffonderle. Vedi il caso della "casta" degli scribi nell'antico Egitto, il giuramento pitagorico di non diffondere le conoscenze al di fuori della cerchia degli adepti e, in tempi più vicini e con le debite differenze, il modo in cui le informazioni (non solo scientifiche) vengono selezionate e diffuse.

Tornando alle vicende astronomiche, il progredire delle osservazioni e del tentativo di comprenderle all'interno dei sistemi filosofici che si andavano sviluppando tre soli nomi per tutti: Democrito, Platone, Aristotele - faceva nascere quella descrizione del Cosmo che sarebbe andata sotto il nome di "sistema geocentrico". La gerarchizzazione e la sistematizzazione all'interno del primo reale tentativo di fornire una spiegazione fisica ai fenomeni, eseguito da Aristotele, e le convincenti descrizioni geometriche, in accordo con la realtà osservativa dei tempi, fornite da Ipparco e Tolomeo, finirono per far "considerare conclusa" l'avventura della conoscenza astronomica alle soglie del III secolo d.C. Tale brillante conclusione, pur nella sua completezza astronomica, fisica e metafisica, lasciò, tuttavia, agli astronomi tre postulati che bloccavano lo sviluppo della scienza celeste.

Primo tra tutti era la concezione geocentrica o, meglio, geostatica,che sosteneva che la Terra, assolutamente immobile, occupava il centro dell'Universo. Secondo postulato era la divisione gerarchica dell'Universo in due mondi: il Cosmo, un mondo di purezza dove nulla poteva mutare, mondo dell'etere, del "cristallino" e del moto circolare, e il mondo sublunare,un mondo di impurità e di mutamenti, mondo della Terra, dei quattro elementi e del moto rettilineo. L'ultimo postulato sosteneva che il moto circolare uniforme, o una combinazione di moti di questo tipo, fosse l'unico moto possibile per i corpi celesti.

Tali postulati cosmologici regnarono praticamente inalterati per secoli. Unica eccezione fu il sistema che era stato proposto da Aristarco di Samo nel III secolo a.C. Costui pose il Sole al centro dell'Universo, sviluppando forse un’antica idea pitagorica dell'esistenza di un fuoco centrale, e attribuì alla Terra un moto di rotazione sul suo asse ed uno di rivoluzione intorno al Sole, ponendo inoltre le stelle a una distanza infinitamente grande da noi. Le opinioni di Aristarco furono immediatamente respinte dai sostenitori delle ipotesi geostatiche. Fra tutti i denigratori di Aristarco, primi furono gli astrologi, che avevano fatto del sistema geocentrico il fondamento delle loro previsioni. Si arriva così al trionfo completo della dottrina di Tolomeo esposta nella Sintassi Matenatica, restituita poi dagli arabi al mondo occidentale nel XII secolo, con il nome di Almagesto (cioè al-meghiste, il più grande).

In verità, dubbi sulla realtà fisica di un sistema geocentrico e geostatico rimasero nella storia del pensiero, pur se come labili tracce, e fu proprio seguendo questi dubbi che Copernico arriverà alla definizione di un sistema come quello di Aristarco.

"Occorrerà anche ricercare se il Mondo si aggiri intorno alla Terra immobile, o se la Terra si muova stando fisso il mondo. Dissero infatti alcuni che noi ci muoviamo a nostra insaputa e il levare e il tramonto degli astri non deve essere prodotto dal movimento del cielo, ma dal nostro. È cosa degna d'essere esaminata se vogliamo sapere come sono le cose: se la nostra sede sia immobile oppure velocissima: se Dio conduca in giro noi oppure l'Universo intorno a noi. ... Non sono ancora 1500 anni che i Greci si sono occupati di astronomia. ... Verrà un tempo in cui, a forza di pazienti ricerche, si rivelerà ciò che oggi è nascosto. ... Verrà un tempo nel quale i nostri discendenti saranno sorpresi che noi abbiamo ignorato cose così ovvie". Quante volte sui nostri banchi, faticosamente immersi nel dizionario di latino, abbiamo tradotto Seneca. Perché non ci è mai stato commentato a fondo questo brano delle Naturales Quaestiones? Scritto nel I secolo d.C., con i suoi interrogativi, i suoi desideri di comprendere la realtà delle cose al di là dei postulati ben definiti, la sua consapevolezza della ignoranza dei tempi, le sue previsioni di un sicuro sviluppo della conoscenza, dimostra una impressionante modernità e ben si presta a sviluppare un discorso in grado di avvicinare più discipline.

La forte presenza di significati astronomici nella quotidianità, sia per scopi pratici, come si diceva, sia per scopi mistici e rituali, si può ritrovare in numerose espressioni del pensiero. Anche in questo caso, un utile esercizio di ricerca interdisciplinare può consentire di legare insieme pagine di storia e di letteratura, di arte e di filosofia, utilizzando come filo conduttore proprio i simboli, più o meno espliciti, legati alle cose del cielo.



La strada verso la "rivoluzione scientifica"